Ieri parlavo con la poetessa Sonia Maioli del Gerovital, il famoso farmaco anti invecchiamento “inventato” nel 1954 dalla geriatra rumena Ana Aslan. Un prodotto la cui efficacia non è mai stata comprovata da alcuno studio serio e del quale la severissima US Food and Drug Administration ha vietato la commercializzazione, ma che ebbe vasta popolarità fra coloro che si illudevano di aver trovato l’elisir dell’eterna giovinezza e si recavano, quasi in pellegrinaggio, a Bucarest, dove la scaltra dottoressa aveva creato un villaggio e una clinica per accogliere danarosi clienti da ogni parte del mondo.
La riproposizione di un mito, l’illusione di un’eterna giovinezza che ricorre nella storia millenaria dell’Occidente e si rivela sempre oggetto di speculazione priva di qualunque valore scientifico. Ma si sa, siamo pronti a credere a tutto nella vana speranza di arrestare il tempo ed esorcizzare la morte. La stessa illusione che oggi spinge numerosi ricconi a sottoporsi a fantascientifiche pratiche di ibernazione, confidando nel fatto che fra cento o mille anni la scienza medica possa rimettere in moto la loro carcassa.
Per associazione di idee ci è tornato in mente un caso nostrano, meno clamoroso e di più modeste pretese, quello della dottoressa Alma Tirone che negli anni Settanta- Ottanta del secolo scorso (quanto mi pesa usare quest’espressione) divenne famosa come televenditrice di prodotti dimagranti di sua invenzione, prodotti, a quanto ci risulta, altrettanto efficaci del Gerovital e paragonabili a quelli spacciati dalla famigerata Wanna Marchi.
Alma Tirone, figlia di un noto avvocato beneventano, nasce nel 1952 a Napoli dove, nel 1976, si laurea in medicina, per poi specializzarsi in endocrinologia. Da subito, contando anche sulla sua avvenenza, sulla sua telegenia e sul suo talento commerciale, affianca una modesta attività professionale a quella di conduttrice di programmi televisivi dedicati alla presentazione e alla commercializzazione dei suoi prodotti. Una vera scalata al successo, che la porta a passare dalle emittenti locali a quelle nazionali, diventando uno dei volti televisivi più celebri.
Un successo che si interrompe drammaticamente nel 1989, a causa di due controverse vicende giudiziarie frutto, a suo dire, di un complotto ordito ai suoi danni da influenti personaggi del mondo della politica, della magistratura e della pubblica amministrazione coinvolti alcuni anni più tardi nello scandalo di Tangentopoli. Un ambiente che la bella e spregiudicata dottoressa dalla fluente chioma rossa frequentava e conosceva bene e nel quale, forse, si muoveva con eccessiva disinvoltura.
Le teorie complottiste vanno sempre prese con le pinze, ma dobbiamo riconoscere che le vicende giudiziarie che stroncarono la carriera della dottoressa Tirone risultano assai singolari. La prima la vede accusata della indebita appropriazione di un vaglia postale di 156.000 lire, cifra irrisoria che le costerà, in anni in cui la corruzione italica celebrava i suoi fasti e nonostante il fatto che l’incasso fosse stato effettuato per errore, sette giorni di detenzione nel carcere femminile di Pozzuoli… inaudito. Ben più grave, poi, l’accusa di bancarotta della società Farmaleader, per la quale verrà sottoposta a un processo che la vedrà assolta con formula piena.
Stroncata da queste vicende, nonostante la sua conclamata onorabilità… stendiamo un velo sull’efficacia dei suoi prodotti, tornò nell’ombra, fino a scomparire, suscitando le malsane fantasie del famigerato programma televisivo “Chi l’ha visto?”.
Dal 2008, anno della sua scomparsa, al 2013 si rincorsero le più disparate congetture: da quelle di chi la voleva morta a quelle di chi sosteneva di averla riconosciuta nei panni di una parrucchiera milanese, il tutto per la gioia delle riviste di gossip e dei loro incliti lettori.
Una seria indagine, svolta dal giornalista Andrea Jelardi, pose fine allo sciacallaggio, rivelando che Alma era morta in una clinica romana il 16 marzo 2008, a causa di un male di cui nessuno era a conoscenza, ed era stata sepolta, accanto ai suoi genitori, nel cimitero di Benevento.
Era bella, Alma, e Renato Guttuso, di cui fu amante e musa ispiratrice, la ritrasse nel suo celebre quadro del 1976 “Caffè Greco”, dove la vediamo raffigurata, tra altri avventori, nella parte bassa del dipinto, in posizione centrale.
Riposa in pace, bella e sfortunata Alma!
Nelle immagini, Alma Tirone, Ana Aslan e “Caffè Greco”
Federico Bernardini