Magazine Cultura
"Alla fine, non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici. "
Martin Luther King Jr.
A questo punto le cose si fanno confuse, quello che sappiamo con certezza è che l'inizio del 1996 trova una Susan Walsh distrutta, costretta dal divorzio a riprendere la professione di spogliarellista, la donna conserva sì i suoi incarichi al giornale ma alterna momenti di determinata lucidità ad altri in cui depressione e paranoia sembrano avvincerla. Riprende anche a bere, nonostante tutto due cose sembrano tirarla su: l'amore per il proprio figlio e la passione per il giornalismo.
E' una Susan Walsh determinata quella che comincia la sua ultima indagine .
La sua strada la porterà ad incrociare un gruppo di persone forse ancora più misteriose dei mafiosi russi.
- VAMPIRI A NEW YORK
Il Greenwich Village è uno dei quartieri più conosciuti di New York, ma in un certo senso è come se fosse un corpo estraneo nel tessuto connettivo della grande città. Fondato dai primi coloni olandesi nel 1630, a lungo è stato un villaggio indipendente, solo a fine ottocento a causa di un epidemia si è fuso con i restanti insediamenti dell'isola di Manhattan. Questa diversità di destini fa sì che ancora oggi il luogo mantiene una sua specificità culturale: rifugio per artisti, per ogni tipo di movimento culturale e contro-culturale, sede di numerosi teatrini off Broadway. Il Greenwich Village è il quartiere bohemienne per eccellenza :è qui che è è nata la Beat generation, qui si è sviluppata la musica Folk, dentro le sue librerie e i suoi locali sono nati i primi germogli del movimento di liberazione omosessuale , insomma, il Greenwich è il luogo dove ogni forma di espressione, anche la più bizzarra trova la sua dimensione.
Ed è dentro al Greenwich che cominciano a sorgere i primi Vampire Clubs.
Certo per al maggior parte si tratta di locali frequentati da semplici "Goth" o "Dark" che si atteggiano, per altri è un modo di vivere un Halloween che duri un intero anno, ma ci sono anche quelli che gli esperti definiscono con un neologismo come Vampiri Culturali, cioè gruppi di individui che per passione od altro adottano in tutto e per tutto lo stile di vita delle creature viste al cinema o conosciute attraverso i romanzi. Ma ci sono anche i Vampiri Patologici, cioè coloro che realmente rubano sangue a vittime non consenzienti. O ancora peggio, i Criminali veri e propri.
Il clima, del resto è favorevole: c'è, ad esempio una ditta che comincia a fabbricare protesi dentarie con canini o incisivi " alla Dracula" - in poco tempo viene subissata di richieste.
L'anno prima con The Addiction ( da noi Vampiri a New York ) il regista Abel Ferrara aveva tracciato un ritratto dl vampirismo come una sorta di dipendenza ad un diverso tipo di "dose".
Almeno inizialmente Susan Walsh si getta con entusiasmo dentro quel tipo di mondo.
Almeno inizialmente.
- FURGONI, IMMORTALI E XANAX.
Difficile ricostruire le tessere di un mosaico complesso. La giornalista compie la sua brava indagine, fa le sue brave interviste.
Tra gli altri incontrerà un misterioso individuo che sosterrà di essere un vero e proprio immortale, altri le parleranno di misteriosi crimini che gravitano dentro quel mondo; in un altra occasione due tra i contatti della Walsh la inviteranno a proseguire l'intervista dentro il loro furgone e sarà solo l'intervento di altre persone a far desistere la donna dal salire su quello strano, maledetto furgone. Le diranno di stare attenta
perché anche nel loro ambiente ci sono esseri più pericolosi di altri.
Mitomani? Criminali ?
Possibile.
Quello che è certo è che The Village Voice rifiuta di pubblicare l'articolo. E non lo pubblicherà mai nemmeno dopo la scomparsa della Walsh.
La risposta che verrà data sarà sempre la stessa: il pezzo manca della necessaria obiettività e viene inficiato dalle idee personali della donna.
Sia come sia la giornalista cade sempre più in un vortice fatto di depressione, disturbi bipolari e paranoia, occasionalmente si convince che qualcuno la pedina ma ancora non sa dire se si tratta dei suoi ex nemici nella Mafia russa.
O se si tratta di qualcun altro.
La donna oltre all'alcol comincia anche prendere medicinali come lo Xanax.
Questo è il momento in cui gli amici cominciano a preoccuparsi seriamente.
Un giornalista, James Ridgeway, autore di un libro a cui in aveva collaborato la stessa Walsh ( Red Light: Inside The Sex Industry ) dichiarerà agli inquirenti di essersi spaventato durante un suo incontro con la donna per averla trovata eccessivamente dimagrita e con i polsi fasciati; esattamente un mese dopo, il 16 luglio del 1996 Susan Walsh andrà a trovare il suo ex marito, gli lascerà il figlio "solo per poche ore"...per poi sparire.
Nessuno ne avrà più notizie, non verrà mai più trovata.
Né viva né morta.
In un certo senso sarà come se fosse stata reclamata dall'oscurità.
- UNA POSSIBILE SPIEGAZIONE RAZIONALE.
Ma sarà un' altra tra le amicizie di Susan a non volersi arrendere: la documentarista Jill Morley (che in passato aveva intervistato Susan nel corso del documentario Stripped ) non vorrà credere ad ipotesi "soprannaturali", nel corso dei mesi, degli anni successivi alla scomparsa dell'amica incontrerà diversi immigrati russi dell'area newyorkese nel tentativo di dimostrare la responsabilità della criminalità russa per vendetta contro i precedenti articoli della donna. Idea condivisa peraltro da molte ballerine colleghe di lavoro di Susan Walsh.
Altri hanno ipotizzato un allontanamento volontario, un tentativo di fuga o perfino un suicidio di una donna schiava dei medicinali e degli alcolici, ma ancora di più schiava delle proprie insicurezze.
Rimane però il particolare dell'abbandono del figlio: chiunque conoscesse solo un poco Susan Walsh - sostengono gli amici della donna- avrebbe capito che la donna sarebbe stata semplicemente incapace, a prescindere da qualsiasi altro problema potesse avere, di lasciare solo il bambino.
Ci sono però persone che preferiscono credere ad altre teorie, qualcuno sostiene che la donna possa semplicemente essersi lasciata conquistare da quel mondo sotterraneo che stava studiando, che si sia unita ad uno di quei gruppi di "finti-vampiri"del Village, perfino a lavaggi del cervello.
Nel buio però alcune voci alimentano un altra diceria, una sorta di leggenda metropolitana, di veri vampiri, di vere creature della notte pronte a tutto, perfino a far scomparire una pericolosa testimone, pur di mantenere segreta la loro esistenza.
Ma dove sarà la verità ?
Io per primo preferisco credere all'ipotesi della vendetta attuata dalla Mafia russa, ai miei occhi è quella più probabile, più credibile.
A distanza di anni però non si è riusciti a trovare nessuna prova che possa suffragare questa ipotesi, la stessa
Jill Morley non ci è riuscita.
Rimane il ricordo di una donna dalla vita disordinata, fragile e forte al tempo stesso: una donna che ha provato ad investigare tra le pieghe dell'oscurità nel tentativo di dare una risposta ai suoi enigmi ma che non è riuscita a trovare una soluzione all'enigma più grande di tutti: sè stessa.
Magari, alla fine ha semplicemente deciso di salire su quel furgone.
Il caso di Susan Walsh è tuttora classificato dalla polizia di New York come "Insoluto".
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