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Ho scattato questa foto pochi giorni fa. La temperatura era mite e sulle montagne non c’era neve. Ottimo, se fosse aprile. Invece è gennaio. E questa cosa è strana. Troppo perché non debba sentirmi inquieto. Così ho deciso di rivolgermi a qualcuno che veramente “ne sa”. E quel qualcuno non può essere altri che lui, quell’uomo sceltissimo e immenso a cui, pur non chiamandosi Raffaele, mi rivolgo sempre in questi casi.Il Maestro siede, immobile come il Minotauro, nel suo antro fumoso, circondato da libri che sfidano la gravità accalcandosi gli uni sugli altri in pilastri, piramidi e pinnacoli. Sorride beffardo togliendo il sigaro dalla bocca per agitarmelo sotto il naso.
“Certo che questo clima è anomalo! Ma non leggi i giornali? Non hai mai sentito parlare di effetto serra e riscaldamento globale?”
Con la gola serrata dal fumo riesco appena ad annuire, mentre tento di calcolare quante tonnellate di CO2 produca annualmente la sua dipendenza dal tabacco.
“Ad ogni modo ho capito cosa vuoi chiedermi e la risposta è chiaramente sì.”
La sinistra scatta come un cobra sfilando al volo un libro da una colonna che oscilla pericolosamente.
“Guarda qui” mi mette sotto il naso il volume. “Questo è il diario del notaio Elia Olina. Copre il periodo 1523-1560 e in esso si parla spesso di eventi eccezionali, che nessuno a memoria d’uomo ricordava. Peraltro l’Olina scriveva all’inizio di quel periodo freddo noto come “Piccola Glaciazione”, durata un paio di secoli. Nel libro troverai trombe d’aria, frane, tempeste, siccità, alluvioni, persino le locuste, oltre ad altri mali del secolo decimosesto, come la guerra e la peste.”
Mentre parla agitando il sigaro mi sembra di vederlo cavalcare assieme ai quattro Cavalieri dell’Apocalisse spargendo ogni sorta di disgrazia.
“Il livello del lago è spesso variato in modo repentino. Il problema è che la gente se lo dimentica. Se guardassero nei libri troverebbero molte notizie interessanti. Ad esempio in quest’altro, che tratta del piccolo villaggio di Imolo, a pagina 36 si parla dell’abbassamento del lago, causato dallo spurgo del fiume Nigoglia nell’anno 1758.”
Mi sventola davanti un agile volumetto fresco fresco di stampa.
“E non è finita! Il Cotta nella sua “Corografia della Riviera di San Giulio” loda la previdenza degli statuti trecenteschi che regolavano la coltivazione di mandorli e olive, che ai suoi tempi nessuno poteva coltivare, essendo il clima troppo freddo. E se poi andiamo indietro nel tempo posso dirti che sto leggendo un libro in cui si mette in relazione la caduta di Troia e delle grandi civiltà del Mediterraneo, attorno al 1200 a.C. con un periodo di grandi siccità e carestie che mise in moto orde di popoli affamati.”
Prima che attacchi a parlare delle glaciazioni, argomento che so affascinarlo terribilmente, e inizi a descrivermi dettagliatamente ogni singola morena che testimonia la massiccia avanzata dei ghiacci anche sul lago d’Orta, riesco a farmi venire in mente un impegno urgente e me la do a gambe.
Nella piazza tiro una boccata d’aria fresca e osservo la ferita sulla montagna di fronte, traccia ancora visibile della grande frana dell'alluvione di novembre.