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Lo stress e la fiaba

Da Giancarlopastore @PastoreGC

LO STRESS E LA FIABA

Lo strano violinista dei fratelli Grimm

Sembrerà insolito, strano, a scientifico l’utilizzo delle fiabe nell’ambito di una rubrica dedicata alla formazione aziendale e ai percorsi di empowerment per le risorse umane in ambito organizzativo. Eppure la fiaba è un potente mezzo di facilitazione e agevolazione che offre a chiunque lo desideri la possibilità di e-sprimere in prima persona le proprie capacità creative e pro-positive, sia in termini di autostima che di rap-porti interpersonali.
La fiaba ha un potere magico alla portata di chi, senza pregiudizi ed eccessive razionalizzazioni, abbia voglia di aprirsi con meraviglia verso il mondo fantastico che descrive, per ricevere quegli stessi influssi benefici che di solito permettono all’eroe della storia di portare a termine compiti faticosissimi. Il contenuto delle fiabe popolari appare sempre enigmatico, mescola il meraviglioso con il naturale, ciò che è presente nella scena con ciò che è distante nel tempo e nello spazio, elementi comprensibili con altri incomprensibili.
Nel mondo della fiaba, e più specificamente nelle antiche fiabe europee, ciò che è straordinario non è più problematico delle cose che accadono tutti i giorni.

“Lo strano violinista” dei fratelli Grimm è lo spunto per parlare con leggerezza e tatto di un problema at-tuale come la paura di perdersi, di smarrirsi di fronte ai propri limiti, nel momento in cui ci si trova a vivere una situazione inaspettata, un cambiamento improvviso. Oggi è facile perdersi in tanti modi e la foresta delle fiabe può benissimo essere rappresentata dalla nostra città, dal caos della nostra vita quotidiana, dalla complessità dei nostri rapporti interpersonali, delle molteplici sfide del mondo del lavoro e della competitività. In fondo il rischio di perdersi, di sentirsi spiazzati e quindi in qualche modo in crisi, lo incontriamo lungo tutto l’arco della nostra vita e rappresenta per noi un’occasione di rinascita e di crescita.
Proprio come nelle fiabe, dove da una parte è sempre presente la possibilità di perdersi e dall’altra la possibilità che ci si ritrovi, rinvigoriti e con maggiori speranze, dopo aver superato la prova.
Uno “strano” violinista si avventura nel bosco per trovarsi un “buon compagno”, strada facendo incontra un lupo, una volpe e una lepre; tre animali che sebbene manifestino un comportamento amichevole e ri-guardoso nei suoi confronti, vengono in vario modo maltrattati e imprigionati da costui che non tiene affat-to conto di quei comportamenti così cortesi e deferenti. Arriva il momento in cui questi animali si divincolano dai blocchi e riconquistano la loro libertà; vanno quindi alla ricerca del loro “nemico” evidentemente con intenti non positivi nei suoi riguardi. Intanto quel violinista incontra un “povero” taglialegna, un essere umano, verso il quale non pensa di far del male, ma anzi si ferma con lui e suona così bene che l’uomo si sente allargare il cuore. Quando sopraggiungono i tre, questa volta con intenzioni non certo amichevoli, il taglialegna brandisce la sua ascia… Qual è il nesso che pone in relazione le immagini, evidentemente simboliche, di un violinista, un lupo, una volpe, una lepre e un taglialegna, con il tema dello Stress e del lavoro”? Definendo meglio il concetto di stress come “l’insieme dei fenomeni e processi psicofisici tra loro connessi, che si attivano ogniqualvolta un individuo è posto di fronte a situazioni al limite delle sue possibilità – o credute tali che richiedono di essere affrontate”, possiamo riconoscere che lo spiazza-mento, da noi consapevolmente ricercato, può risultare efficace per addentrarci creativamente nel mondo caotico dello stress. Partiamo proprio dallo strano violinista.
Perché
strano? Soffermandoci su alcuni elementi che compongono il violino, possiamo affermare che nella fiaba esso rappresenta la persona umana intesa come strumento di risonanza e comunicazione di un’individualità, che in quanto tale si presenta come strana. Strano è ciò che si presenta differente dal solito o dal consueto, “sì da suscitare sorpresa, interesse o curiosità”. Ci è detto dunque che lo sconcerto da noi vissuto emerge dal turbamento o dal disorientamento che noi proviamo per la singolarità o stranezza di una persona o di un evento inconsueto, non abituale, diverso dal solito. Allora lo “strano” rappresenta la io/diversità, la singolarità di quell’uomo che si incammina per un bosco con l’intenzione di entrare in contatto con “un buon compagno”.
Nel mondo del lavoro, dell’impresa, delle iniziative da portare avanti per tenersi al passo con i tempi, si vive costantemente questa condizione di andare “per un bosco” che noi molto più prosaicamente chiamiamo “giungla” sottolineando così metaforicamente il terreno insidioso e pericoloso in cui siamo costretti a muoverci. Ecco perché allora lavorare fa male ed è pericoloso, perché è pieno di insidie, che anche quando non ci colpiscono direttamente sono per noi perniciose in quanto le tensioni (lo stress) che accumuliamo su questo campo di battaglia, se non adeguatamente metabolizzate (cioè gestite, utilizzate propositivamente per vincere insieme, piuttosto che vincere e perdere) ci fa ammalare.
Riferendosi al simbolismo millenario questi tre animali: il lupo, la volpe, la lepre, rappresentano qualità specifiche che nel loro agire unidirezionale a volte emergono ben evidenziate nelle caratteristiche della persona. In questa sede vogliamo evidenziare le qualità negative, disfunzionali, consapevoli che esiste in realtà anche un “rovescio”. Di questa “medaglia”. Si dice feroce come un lupo, furbo come una volpe, ve-loce come una lepre.
Oppure: affamato come un lupo, astuto come una volpe, timido o pavido come una lepre (o un coniglio).
Il lupo simbolicamente ha sempre rappresentato la voracità, la forza furiosa a stento trattenuta. La caratteristica principale della volpe è indubbiamente la furbizia, l’astuzia e la malizia nelle loro derive malevole.
La volpe rappresenta l’egoismo astuto, l’imbroglio e l’intelligenza perfida. La lepre ha sempre rappresentato un “carattere” infantile: salta da una parte all’altra  è facilmente instabile in quanto molto timorosa e per-tanto “può giocare facilmente dei tiri”.
Possiamo ancora aggiungere che nel quadro rappresentato dalla “lepre” possono essere comprese tutte quelle persone che hanno una tendenza di base ad avere reazioni emotive più accentuate, frequenti e più intense rispetto alla media. Ad essere più “reattive” e quindi a “caricarsi” con maggiore facilità e ad espri-mere situazioni più “acute” nel caso la loro emotività tenda ad esprimersi palesemente. Possiamo infine tenere in considerazione due modalità non funzionali per affrontare le difficoltà e che possono portare allo stress cronico.
La prima riguarda le persone che affrontano i rapporti con il mondo in maniera altamente competitiva e conflittuale, all’insegna del mors tua vita mea – i lupi per così dire – in lotta continua con i propri simili (collaboratori, clienti, familiari, superiori, ecc.) tendenzialmente ipercritici e probabilmente candidati alle malattie degenerative.
Vi sono poi altre persone fondamentalmente “invidiose” e/o “gelose” che vivono con la convinzione pes-simistica degli altri, non si fidano e pertanto sono “furbi” come le volpi. Con la prospettiva che non fidan-dosi degli altri, sono da una parte incapaci di farsi aiutare e dall’altra incapaci di delegare i loro compiti o mansioni, tanto da trovarsi facilmente sovraccarichi di impegni e continuamente agitati. Che fare? Anche per noi, come per il violinista della fiaba, le speranze possono essere riposte in un “povero” boscaiolo, che simbolicamente in questo caso rappresenta la capacità di trasformare e rinnovare. Ognuno di noi può contare sul proprio potere personale e sulle proprie capacità creative per trovare le opportunità per uscire da situazioni di stress, per attivarsi per la realizzazione di quanto egli stesso può creare in sé attraverso tali forze.
L’ansia che possiamo provare va considerata come segnale importante per “darci un taglio”, è il nostro allarme personale che segnala l’emergenza di una condizione insostenibile del nostro esistere, vuole farci destare. Purtroppo, proprio come capita a volta con la nostra svegli noi la spegniamo.


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