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Lo studio circolare, di Anna Katharine Green (Nero Press)

Creato il 05 novembre 2014 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo

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Una piccola stanza, di forma circolare, illuminata da una terrificante luce rossa. Accanto alla porta, un ombrellino dal manico di perla e al di là dell’ampia scrivania il ritratto, maestoso, di una ragazza dal fascino insondabile. Sul pavimento alcuni petali di rosa, una scia di splendenti lustrini neri e un tappeto in pelle d’orso su cui giace il padrone di casa, morto oltre ogni ragionevole dubbio, con un pugnale conficcato nel cuore e una croce dalle finiture dorate adagiata sul petto. Un delitto insolito per l’attempato detective Ebenezer Gryce, che dovrà vedersela con un inquietante domestico sordomuto, un pappagallo assai ciarliero…

… e una collaboratrice davvero speciale: Miss Amelia Butterworth di Gramercy Park ovvero – nientemeno che! – “la donna più rispettabile del mondo”. Ficcanaso impenitente, detective per caso e cristallina vocazione, Miss Butterworth affiancherà Gryce in un’avventura dal sapore epico tra rancori, segreti di famiglia e inconfessabili propositi di vendetta.

Per gli appassionati di detective fiction l’edizione italiana di “The Circular Study”, romanzo del 1900 della scrittrice statunitense Anna Katharine Green (Brooklyn, 11 novembre 1846 – Buffalo, 11 aprile 1935), non può non essere una festa. Che un giallo di pregevole fattura come “Lo studio circolare” sia stato tradotto e stampato per la prima volta in Italia a oltre secolo dalla pubblicazione, tuttavia, la dice lunga sulle fortune letterarie della sua autrice. La quale, a dispetto della scarsa popolarità (alzi la mano chi ha letto uno dei suoi romanzi o ne ricorda anche solo il titolo!) e con buona pace dei suoi detrattori, non è e non può considerarsi una semplice meteora nel sin troppo popoloso firmamento del mystery.

Se è vero che questo genere letterario deve i natali al genio visionario di Edgar Allan Poe e al trittico di racconti incentrati sull’infallibile Monsieur Dupin, è vero altresì che Anna Katharine Green (inventrice fra l’altro dell’espressione “detective story”: si veda C. Bombieri, Poliziesco, Enciclopedia Europea Garzanti, 1979) ne è stata la madre e la coraggiosa pioniera in un’epoca in cui si riteneva inconcepibile, per una donna, dedicarsi – con ottimi risultati, per giunta – alle storie del mistero. Ma le vie delle fama letteraria, come si sa, sono infinite; può accadere persino che una giallista il cui talento ha influenzato in maniera decisiva gli esponenti più autorevoli del filone in commento conosca un precoce quanto durevole oblio.

bc-cxccqaaqrmm1Tanto più meritevole di lode e di attenzione appare dunque il lavoro svolto da RuM Corp.(se) Localisation Pro, che ha curato la traduzione e la prima edizione italiana de “Lo studio circolare”, oggi – altrettanto meritoriamente! – ripubblicato da Nero Press Edizioni. Come sottolineano le giovani animatrici del progetto RuM Corp.(se), un’intera biblioteca ci è stata tenuta nascosta: autori “dal cuore ancora pulsante” sono stati dimenticati “da critica, tempo ed editoria”.

Senza contare che, quantomeno nel caso di Anna Katharine Green, la dimenticanza ha tutto il sapore di una rimozione. Lungi dall’essere “solo” un buon giallo (impreziosito da un contrappunto d’ironia che non è facile ritrovare nei polizieschi moderni), “Lo studio circolare” si rivela uno strumento chiave per leggere in maniera diversa e più consapevole la nascita e la evoluzione della letteratura poliziesca; la lente ideale, insomma, per provare a comprendere i meccanismi e finanche l’essenza della crime fiction. Non è un puro caso, forse, che “Uno studio in rosso” di Sir Arthur Conan Doyle (la prima, indimenticabile avventura del duo Holmes – Watson) presenti la stessa struttura del romanzo in commento, che si apre con la descrizione di una scena del crimine alquanto insolita e, dopo aver dato conto delle prime ipotesi investigative e svelato (eh sì, poco oltre la metà del romanzo!) l’identità del colpevole, ci regala una lunga ricostruzione degli eventi che hanno condotto all’assassinio. E non è forse un caso che la più famosa detective dilettante di tutti i tempi, Miss Jane Marple, sia un’amabile zitella avanti negli anni con un fiuto investigativo fuori dal comune. Quel che è certo è che Agatha Christie conosceva l’opera della Green:

Madge (la sorella maggiore, N.d.R.) mi aveva iniziato da bambina al grande Sherlock Holmes e io mi ero buttata a capofitto lungo la via indicatami, leggendo Le due cugine (“The Leavenworth Case”, del 1878, primo romanzo di A.K. Green, N.d.R.), che mi aveva già straordinariamente colpita nel racconto fattomene da Madge quando avevo otto anni.

Agatha Christie, An Autobiography (1977)

Vi consiglio dunque di aggiungere al più presto “Lo studio circolare” alla vostra biblioteca digitale. Per quel che mi riguarda, considerato che il lavoro in commento è il terzo (e ultimo, ahimè!) dei romanzi in cui compare Miss Butterworth, aspetterò con ansia e trepidazione i primi due capitoli della serie: Lost Man’s Lane (1898) e That Affair Next Door (1897).


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