Il sogno di Piaget era quello di delineare una teoria della formazione della conoscenza, ovvero una Epistemologia Genetica, nel quale il termine genetico si riferisce alla genesi, allo sviluppo e non al geneticamente determinato.
Pur non negando che alcune abilità siano apprese ed altre innate, Piaget ritiene che la qualità costitutiva della conoscenza risieda nel fatto che il soggetto è un attivo costruttore delle proprie conoscenze, modificandosi nell’interazione con l’ambiente spinto dal bisogno di realizzare con esso degli scambi sempre più ricchi ed efficaci. Per questo motivo Piaget rifiuta sia l’ipotesi Inanntista (gestalt) che quella Ambienalista, proponendo una teoria organistica con i seguenti assunti di base:
1- Lo sviluppo ontogenetico è comprensibile all’interno della storia evolutiva della specie.
2- L’organizzazione biologica comune a tutti gli individui garantisce la regolarità e l’universalità dello sviluppo.
3- L’organismo è attivo e interattivo e si modifica attraverso gli scambi con l’ambiente.
4- L’organismo è costituito da strutture organizzate e lo sviluppo consiste nella trasformazione di tali strutture.
Per questi motivi l’autore ha definito la sua teoria come Strutturalismo Cotruttivistico.
Piaget individua due concetti teorici fondamentali per la sua teoria:
1- l’adattamento del pensiero con le cose (1 invariante funzionale): le strutture interne dell’organismo si modificano continuamente sulla base dell’interazione continua tra due processi: l’assimilazione che è l’incorporazione nelle proprie strutture, da parte del soggetto, di un elemento esterno e l’accomodamento che consiste nella modificazione delle strutture in funzione delle caratteristiche della realtà assimilata.
2- L’organizzazione del pensiero con se stesso (2 invariante funzionale): il rifiuto di una concezione atomistica dell’organismo si traduce nell’idea che le trasformazioni evolutive riguardano sempre la struttura nel suo insieme e non parti specifiche e isolate di essa: il soggetto non può fare progressi importanti in un ambito di conoscenza senza ce questo comporti una modificazione qualitativa di tutta la struttura. Una totalità è un sistema in cui il tutto è più della semplice somma delle parti.
Nella sua teoria Piaget utilizza il concetto di stadio come fase o livello qualitativamente diverso da quello precedente e quello successivo. A ciascuno stadio di sviluppo corrisponde una particolare forma di organizzazione psicologica, con i propri contenuti, conoscenze e interpretazioni della realtà. Piaget ne individua quattro diversi: Senso-motorio, Pre-operatorio, Operatorio-concreto, Operatorio-formale.
Stadio senso-motorio: l’intelligenza del bambino si manifesta nelle situazioni. Questo stadio ha inizio nei primi diciotto mesi di vita, differenziandosi in sei sottostadi evolutivi.
- I Stadio (dalla nascita al primo mese di vita): è caratterizzato dalla presenza di riflessi innati.
- II Stadio (dai 2 ai 3 mesi): sono presenti le relazioni circolari primarie, che consistono nella ripetizione di semplici atti privi di qualsiasi scopo o interesse.
- III Stadio (da 4 ai 6 mesi): si manifestano le relazioni circolari secondarie.
- IV Stadio (da 7 ai 10 mesi): è costituito dalle coordinazioni delle relazioni secondarie, per risolvere semplici problemi (riconoscimento delle persone note e permanenza degli oggetti).
- V Stadio (dagli 11 ai 18 mesi): compaiono le relazioni circolari terziarie, grazie alle quali il bambino non ripete un’azione interessante in modo stereotipato, ma cerca di scoprire nuovi metodi, attraverso prove ed errori.
- VI Stadio (18 mesi): se il bambino vuole raggiungere uno scopo e non sa come fare, non si avvale di azioni reali, ma elabora mentalmente dei tentativi di soluzione che successivamente applicherà.
Sinteticamente, nel corso dei primi due anni avviene il passaggio da una forma di organizzazione puramente biologica ad un’organizzazione psicologica in cui c’è conservazione dell’esperienza, alla comparsa dell’intenzionalità e dell’intelligenza pratica accompagnata all’esplorazione degli oggetti, alla costruzione di schemi nuovi e alla loro coordinazione per affrontare situazioni nuove.
Stadio pre-operatorio: è il periodo in cui si attua il passaggio dall’azione pratica al pensiero. Il bambino è in grado di pensare tramite immagini e simboli. La comparsa dell’attività rappresentativa si manifesta attorno ai due anni attraverso attività ben riconoscibili: la prima è l’imitazione differita, che consiste nella riproduzione di un modello qualche tempo dopo che è stato percepito (non è necessario che la rappresentazione si traduca in un comportamento manifesto, potrebbe anche rimanere disponibile come immagine mentale); il secondo è il gioco simbolico è quel comportamento per cui il bambino tratta un oggetto come se fosse qualcosa di diverso (ad esempio un cucchiaio come se fosse un telefono); ed infine l’uso del linguaggio verbale per riferirsi ad oggetti, persone o situazioni assenti.
In questo stadio il bambino comincia ad elaborare delle spiegazioni relative al mondo che lo circonda. Le spiegazioni proposte fino ai 6/7 anni risentono dell’egocentrismo intellettuale e di un atteggiamento improntato al finalismo, animismo e artificialismo. A causa della distinzione tra mondo interiore soggettivo e universo fisico le cose del mondo vengono assimilate alla propria attività.