In questo periodo Londra parla italiano. Che se di italiani ce ne sono sempre tanti (pare siano circa 35,000 quelli iscritti all’AIRE, l’Anagrafe Italiana Residenti all’Estero, poi ci sono quelli di passaggio...), almeno tre volte all’anno la capitale si trasforma in una metropoli italiana. Parlo dei periodi di Pasqua e dell’Estate e naturalmente di Natale e Capodanno (a cui vanno doverosamente aggiunti i ponti del 25 Aprile, del 1 Maggio) quando le orde di connazionali che attraversano la Manica assume le proporzioni di un vero e proprio esodo. Come lo so? Dal fatto che siamo immediatamente riconoscibili. E non solo perchè come dice Enrico Franceschini nel suo mitico Londra Babilonia l’italiano all’estero è in media meglio vestito e più'curato degli altri turisti (e ha, aggiungo io, scarpe più belle degli altri), perché parliamo di continuo a volume altissimo (battuti in questo solo dagli spagnoli) come se nessun altro nel raggio di 5 km potesse capire la nostra lingua (e anche questo è un tratto che condividiamo con gli spagnoli) o perché portiamo gli occhiali da sole ovunque, anche se piove e il maglioncino sulle spalle con il colletto della polo rialzato, ma anche e soprattutto perché abbiamo una cosa che nessun altro ha: lo zaino Invicta. Non neghiamo l'evidenza: ogni giorno al museo ne ho le prove viventi sotto gli occhi.
Come i sandali con le calze per i tedeschi e il cappellino con la visiera per gli americani, quello che rendeva immediatamente riconoscibile un ragazzo italiano in vacanza all’estero negli anni Ottanta era la presenza di uno zaino Invicta. Lungi dall'essere solo uno zaino, il Jolly Invicta era LO zaino per eccellenza, l'oggetto con cui i rispettivi proprietari stabilivano un rapporto talmente simbiotico da finire per assomigliargli anche fisicamente: una sorta di estensione della personalità. Ricordo compagne di scuola (frequentavo una scuola femminile) che si servivano del loro zaino scolastico per annunciare al mondo i loro gusti musicali, le loro idee politiche, le loro amicizie e (per chi ce l'aveva) il nome del boyfriend. Per non parlare di chi ci aveva fatto disegni e messo spille di ogni tipo. Io non ne ho mai avuto uno, che sono sempre stata piuttosto timida e non sentivo il bisogno di annunciare niente a nessuno e alle superiori ero troppo impegnata a sognare dietro Simon le Bon e ai Duran Duran per avere un boyfriend in carne e ossa. In più, non sono mai andata in vacanza all'estero quando ero in età da Jolly Invicta.
(Ma avevo questo a righe: conta ugualmente??)