Come la multisala Zam in piazza Sant’Eustorgio , lanciata così prepotentemente alla conquista di nuovi spazi commerciali al Ticinese da un gruppo di giovani imprenditori della notte, i “social” : che sono stati i protagonisti di una vera propria battaglia per le location”.
Parla Aurelio Ammaniti, ristoratore bocconiano , che ha aperto da poco una pizzeria di culto in viale Gabriele D’Annunzio e che studia il fenomeno tutto nuovo di questa imprenditoria “social”. “Quella che lavora in nero. Si cercano location tra gli stabili fatiscenti e si trasformano in multisale di successo. Ma senza pagarne gli oneri. Free tax. E’ un posizionamento improvviso nel mercato del chupito e dell’aperitivo notturno, tutto da analizzare.
( nelle due foto sotto, la nuova location richiesta dallo Zam, il mercato rionale di piazza XXIV Maggio, nella contrattazione attualmente in corso tra funzionari del Leoncavallo, imprenditori dello Zam e la giunta )
Sono già un centinaio i giovani imprenditori che gestiscono tre multisale in città e che hanno un certo successo commerciale, e con un fatturato consistente : il Cantiere, il Lambretta e lo Zam. Concerti , bar, ristoranti, convention,rassegne… attività in nero , in stabili degradati .Gli imprenditori “serial social” si posizionano nel mercato alternativo low cost dell’aperitivo , ma minacciano già altri player della distribuzione low cost: soprattutto i frigo bar e i mini market E poi il Bar Rattazzo , il bar Banco , il bar Sono tornati i due killer alle Colonne. E tutta la distribuzione gestita da immigrati clandestini . Top brand come il Leoncavallo, il Cantiere, lo Zam sono stati finora un grande successo, con una crescita costante nei ricavi. Ma ora occorre una normativa antitrust. I top brand sono molto aggressivi tra loro . Sono pronti a tessere nuove sinergie, magari con la CGIL , la Unione Inquilini, i No Canal e No Tav.
Occorre che un garante della imprenditorialità “ social” intervenga : quello che sta accadendo a Milano nelle location varca le soglie della concorrenza leale…”
( nella foto , un negozio di via Vetere 7, zona strategica per l’aperitivo low cost, nel mirino delle occupazioni dello Zam: ne vogliono fare un caffè shop )
Aurelio Ammaniti riflette un attimo, poi rivela:“Un garante della imprenditorialità “social” già c’è : è un leader della multisala Leoncavallo, un funzionario vicino alla giunta di Pisapia che sta mediando tra la lobby degli imprenditori “serial social” e il Comune. Quelli dello Zam si sono recati dal garante e hanno minacciato cortei e occupazioni, in caso di sgombero. Insomma, guerriglia urbana. Hanno minacciato di occupare il cantiere della Darsena e di interrompere i lavori di ristrutturazione. Vogliono un altro stabile in centro, e gratis, alla svelta, per poter riaprire la loro attività di ristorazione. Ma esentasse, ovviamente.
Il modello a cui si ispirano è il brand genovese Buridda, gestito da anarchici insurrezionalisti. Un capannone al porto di Genova: funziona da sala concerti . Dopo decenni di proteste, il Buridda è stato disoccupato; ma i gestori del brand Buridda si sono accordati informalmente con il sindaco Doria,che controlla una giunta vicina a quella di Pisapia, dello stesso colore politico : il Buridda ha inscenato una finta dimostrazione con corteo, e ha occupato un altro stabile, concordato con la giunta. In pieno centro storico, del valore di svariati milioni di euro, di proprietà del Comune, ma lasciato abbandonato per incapacità manageriale degli amministratori pubblici.. Lo Zam pretende uno medesimo accordo.Gli imprenditori del marchio Zam hanno proposto l’occupazione concordata soft del mercato comunale in piazza XXIV Maggio. I cui affittuari dovrebbero traslocare a luglio nel nuovo mercato costruito alla Darsena, lasciando libero il vecchio”.
Continua il bocconiano Aurelio che conosce i segreti delle trattative che si svolgono in Comune: “Il funzionario del Leoncavallo ha rilanciato, offrendo allo Zam un capannone liberty in disuso davanti alla Stazione di Porta Genova, già occupato venti anni fa dagli autonomi. Lo Zam ha rifiutato.
Il brand Zam punta al centro storico: starebbe per occupare un ex negozio di telerie vuoto da venti anni per beghe giudiziare in via Vetere 7 , in una zona strategica per il core business . Ma controllata però dal network del chupito low cost, il brand Rattazzo. Ma la zona fa gola anche a catene di caffetterie chic, che stanno aprendo decine di locali – ovviamente legali- al Ticinese.Da qui lo stallo ”.
Ecco altri preziosi dettagli sulla imprenditorialità (abusiva) della notte.
“Mentre il brand Leoncavallo per ora sta alla finestra, sale la concorrenza tra i due top della gamma, il Cantiere e lo Zam… tra gli imprenditori delle due imprese è in atto una guerra commerciale : feste a tema, concerti, ristorazione, animazione, bar, palestre, tutto in nero e esentasse. Affari di alcune migliaia di euro: che si spartiscono i gestori.Il deal funziona ed è un fantastico movente per convincere altri imprenditori della notte “ social” ad occupare altri stabili comunali.
E poi c’è il mercato della paghetta; liceali che si buttano nel commercio di birre e superalcolici taroccati, con false marche acquistate in magazzini cinesi o indiani . False birre Heineken e Cheres vendute a un euro. Una frontiera aperta, accessibile a tutti.
Cinque anni fa una lite per spartirsi il fatturato del brand Cantiere ha portato alcuni soci del brand ad uscire dal network e a crearne uno in proprio: e sono nati i marchi Lambretta e Zam, proprio all’ insegna della paghetta. Giovani liceali bene per arrotondare lo stipendio dal padre avvocato o commercialista occupavano spazi sociali, trasformandoli in store. Dopo diverse occupazioni e disoccupazioni, la scoperta del business del “department store”: concerti, magliette, aperitivi, palestre… Un business con un fatturato che si aggira per ora su un paio di migliaia di euro a settimana. Niente librerie, per carità. Ma uno shopping center alternativo low cost, dove un aperitivo costa un euro e un pranzo 5 euro.
Un network che gli imprenditori “ serial social” dello Zam vogliono estendere a tutta la città…
Al network dello Zam e del Lambretta si oppongono però gli imprenditori “social” del Cantiere” : un brand aggressivo,che punta anche al business core delle case occupate Aler.Cantiere e Zam , pur in concorrenza, mirano ad occupare altri location in quartieri che hanno un certo appeal: come la “la via dell’Ironia” al Ticinese: spazi liberi, saracinesche, muri in disuso , dove i residenti all’insegna della poesia possono affiggere vignette, pensieri, lasciare graffiti e quadri. consigli e recensioni di libri.
L’ultima iniziativa della via dell’Ironia è un tavolato che delimita i lavori di piazza XXIV Maggio , nella Darsena: qui l’artigiano inventore della spontanea iniziativa, ha trasformato la palizzata di cinta in una singolare bacheca creativa dove vengono esposti i lavori dei bambini delle scuole, le poesiole e i pensieri dei passanti, i disegni dei residenti e dei giovani artisti.
Spazi che danno fastidio al Cantiere, che ha cominciato a occuparli con manifesti che reclamizzano i propri concerti..
La solita concorrenza sleale: e lo strapotere di questo player delle occupazioni abusive, Cantiere, è sotto gli occhi di tutti. Il comune non ha finora sentito sentito l’esigenza di creare un antitrust che delimiti l’azione di un gruppo emergente come il Cantiere, che si era rivolto finora a fasce di punkabbestia disoccupati, di tossicomani e alcolizzati , ma che potrebbe attuare un nuovo posizionamento : studentato dei licei bene e universitari bocconiani. E che si oppone ad un altro top brand, lo Zam. E rischia di oscurare il top di gamma, il Leoncavallo, finora rimasto in panchina.
Svetly Lenets
PS Una lettera alla direzione:
Siete peggio degli sbirri. Comunque a Milano si sa che i “Centri Sociali di accoglienza figli di papà” sono dei semplici luoghi per guadagnare tanti soldi esentasse!!! Pure quando c’era Formentini, Albertini e dopo la Moratti la situazione era la stessa!!! Vi stupite adesso che c’e’ Super Pisapippa???Il problema non sono loro,il problema siamo noi! Ricordatelo!!!! Piuttosto scrivete del Palasharp abbandonato da anni al degrado !!! Una struttura ancora funzionante che poteva ancora ospitare concerti,manifestazioni!!! Mentre invece questa sciagurata Giunta arancione ha deciso di sfrattare il suo gestore,creatore per avvantaggiare il Dott.Cabassi (proprietario dello spazio occupato dal Leoncavallo) e del suo Forum di Assago!!! Eppure a Milano nessuno ne parla,preferiscono raccontare di Zam,Lambretta e Rattazzo.
Paolo S.