“ Lo Zam si prepara a traslocare, vi diciamo dove….” Parla un esperto del marketing delle occupazioni abusive e del popolo senza partita Iva.

Creato il 22 giugno 2014 da Claudiober

“Sono studenti  con la pulsione dell’aperitivo e del far tardi, che frequentano birrerie di bassa gamma. Migliaia di consumatori . Ecco, vi spiego  il mercato low cost dell’aperitivo.  Sono pochi i  brand che finor  si rivolgono a questi nuovi consumatori . Discoteche “social”.. Con addetti alla ristorazione improvvisati che non hanno il DNA del brand . Certo, vi  sono anche modelli ibridi di “departement store” come  il Leoncavallo, con prodotti di basso prezzo: il corner delle magliette, CD, narghila, chilum, libri. L’unico shopping center che copre questa fascia .Il tutto all’insegna dei bilanci in nero. Niente Siae, ma concerti a manetta. Niente scontrini. Bar,  palestra fitness, sala da concerti, studi di incisione e sala prove. Tra i driver della crescita, la  crisi occupazionale. Ma ora  sono sorti nuovi imprenditori della notte a fare concorrenza al brand Leoncavallo. Il  popolo senza partita Iva.
Come la multisala Zam in piazza Sant’Eustorgio , lanciata così prepotentemente alla conquista di  nuovi spazi commerciali al Ticinese da un gruppo di giovani imprenditori della notte, i  “social” : che sono stati i protagonisti di una vera propria battaglia per le location”.

Parla Aurelio Ammaniti,  ristoratore bocconiano , che ha aperto da poco  una pizzeria di culto in viale Gabriele D’Annunzio e che studia il fenomeno tutto nuovo di questa  imprenditoria “social”.  “Quella che lavora in nero. Si cercano location tra gli   stabili fatiscenti e si trasformano  in multisale di successo. Ma senza pagarne gli oneri. Free tax. E’ un posizionamento improvviso nel mercato del chupito e dell’aperitivo notturno, tutto da analizzare.

( nelle due foto sotto, la nuova location richiesta dallo Zam, il mercato rionale di piazza XXIV Maggio, nella contrattazione attualmente in corso tra funzionari del Leoncavallo, imprenditori dello Zam e la giunta )

Sono già un centinaio  i  giovani  imprenditori che gestiscono tre multisale in città e che hanno un certo successo commerciale, e con un fatturato consistente : il Cantiere, il Lambretta e lo Zam. Concerti , bar, ristoranti, convention,rassegne… attività in nero , in  stabili degradati .Gli imprenditori “serial social” si posizionano nel mercato alternativo  low cost dell’aperitivo , ma minacciano già altri player della distribuzione low cost: soprattutto i frigo bar e i mini market E poi il Bar Rattazzo , il bar Banco , il bar Sono tornati i due killer alle Colonne. E tutta la distribuzione gestita da immigrati clandestini . Top brand come il Leoncavallo, il Cantiere, lo Zam sono stati finora un grande successo, con una crescita costante nei ricavi. Ma ora occorre una normativa  antitrust. I top brand sono  molto aggressivi tra loro . Sono pronti a  tessere nuove sinergie, magari con la CGIL , la Unione Inquilini, i No Canal e No  Tav.

Occorre che un   garante della imprenditorialità “ social” intervenga : quello che sta accadendo a Milano nelle location  varca le soglie della concorrenza leale…”

( nella foto , un negozio di via Vetere 7, zona strategica per l’aperitivo low cost, nel mirino delle occupazioni dello Zam: ne vogliono fare un caffè shop )

Aurelio Ammaniti riflette un attimo, poi rivela:“Un garante della imprenditorialità “social”  già c’è : è  un leader  della multisala  Leoncavallo, un funzionario vicino alla giunta di Pisapia  che sta mediando tra la lobby degli imprenditori “serial social” e il Comune.  Quelli dello Zam si sono recati dal garante   e hanno minacciato cortei e occupazioni, in caso di sgombero. Insomma, guerriglia urbana. Hanno minacciato di occupare il cantiere della Darsena e di interrompere i lavori di ristrutturazione. Vogliono un altro stabile in centro, e gratis, alla svelta, per  poter riaprire la loro attività di ristorazione. Ma esentasse, ovviamente.

Il modello a cui si ispirano è il brand genovese Buridda, gestito da anarchici insurrezionalisti. Un capannone  al porto di Genova: funziona da sala concerti . Dopo decenni di proteste, il Buridda è  stato disoccupato; ma i gestori del brand Buridda si sono accordati informalmente con il sindaco Doria,che controlla una giunta vicina a quella di Pisapia, dello stesso colore politico : il Buridda ha inscenato una finta dimostrazione con corteo, e ha occupato un altro stabile, concordato con la giunta. In pieno centro storico, del valore di  svariati milioni di euro, di proprietà del Comune, ma lasciato abbandonato per incapacità manageriale degli amministratori pubblici.. Lo Zam pretende  uno medesimo accordo.Gli imprenditori del marchio Zam hanno  proposto l’occupazione concordata soft del mercato comunale in piazza XXIV Maggio. I cui affittuari dovrebbero traslocare a luglio nel nuovo mercato costruito alla Darsena, lasciando libero il vecchio”.

Continua il bocconiano Aurelio che conosce i segreti  delle trattative che si svolgono in Comune: “Il funzionario del Leoncavallo ha rilanciato, offrendo allo Zam un capannone liberty in disuso davanti alla Stazione di Porta Genova, già occupato venti anni fa dagli autonomi. Lo Zam ha rifiutato.

Il brand Zam punta  al centro storico: starebbe  per  occupare  un ex negozio di  telerie  vuoto da venti anni per  beghe giudiziare in via Vetere 7 , in una zona strategica  per il core business . Ma controllata però dal network  del chupito low cost, il  brand  Rattazzo. Ma la zona fa gola anche a catene di caffetterie chic, che stanno  aprendo decine di locali – ovviamente legali- al Ticinese.Da qui lo stallo ”.
Ecco altri  preziosi dettagli sulla imprenditorialità (abusiva) della notte.
“Mentre il brand Leoncavallo per ora sta alla finestra,  sale  la concorrenza tra  i due top della gamma, il Cantiere e lo Zam… tra gli imprenditori delle due imprese  è in atto una guerra commerciale : feste a tema, concerti, ristorazione, animazione, bar, palestre, tutto in nero e esentasse. Affari  di alcune migliaia di euro: che si spartiscono i gestori.Il deal funziona ed è un fantastico movente per convincere altri imprenditori della notte “ social” ad occupare altri stabili comunali.

E poi c’è il mercato della paghetta; liceali che si buttano nel commercio di birre e superalcolici taroccati, con false marche acquistate in magazzini cinesi o indiani . False birre Heineken e Cheres vendute a un euro. Una frontiera aperta, accessibile a tutti.
Cinque anni fa una lite  per spartirsi il fatturato del brand Cantiere  ha portato alcuni soci del brand ad uscire dal network e a crearne uno in proprio:  e sono  nati i marchi  Lambretta e Zam, proprio all’ insegna della paghetta. Giovani liceali bene  per arrotondare  lo stipendio dal padre avvocato o commercialista occupavano spazi sociali, trasformandoli in store.  Dopo diverse occupazioni e disoccupazioni, la scoperta del business del “department  store”: concerti, magliette, aperitivi, palestre… Un  business con un fatturato che si aggira per ora  su un paio di migliaia di euro a settimana. Niente librerie, per carità. Ma uno shopping center alternativo low cost, dove un aperitivo costa un euro e un pranzo 5 euro.
Un network che gli imprenditori “ serial social” dello Zam vogliono estendere  a tutta la città…

Al network dello Zam e del Lambretta si oppongono  però gli imprenditori “social” del Cantiere” : un brand  aggressivo,che punta anche al business core delle case occupate Aler.Cantiere e Zam  , pur in concorrenza, mirano ad occupare altri location  in quartieri che hanno un certo appeal: come la  “la via  dell’Ironia” al Ticinese:  spazi  liberi, saracinesche, muri in disuso , dove i residenti  all’insegna della poesia possono affiggere vignette,  pensieri, lasciare graffiti e quadri. consigli e recensioni di libri.
L’ultima iniziativa della via dell’Ironia è un   tavolato  che delimita i lavori di piazza XXIV Maggio , nella Darsena: qui l’artigiano  inventore della spontanea iniziativa, ha trasformato la palizzata di cinta in una singolare bacheca creativa dove vengono esposti i lavori dei bambini delle scuole, le poesiole  e i pensieri dei passanti, i disegni dei residenti e dei giovani artisti.
Spazi che danno fastidio al Cantiere, che ha cominciato a occuparli con manifesti che reclamizzano i propri concerti..
La solita  concorrenza sleale: e lo strapotere di questo player delle occupazioni abusive, Cantiere, è sotto gli occhi di tutti. Il comune non ha  finora sentito sentito l’esigenza di creare un  antitrust che  delimiti l’azione di  un gruppo emergente come il Cantiere, che si era rivolto  finora  a fasce di punkabbestia disoccupati, di tossicomani e alcolizzati , ma che potrebbe attuare un nuovo posizionamento : studentato dei licei bene e universitari bocconiani. E che si oppone ad un altro top brand, lo Zam. E rischia di oscurare il top di gamma, il Leoncavallo, finora rimasto in panchina.
In questo contesto di intimidazioni che al sud chiamerebbero “mafiose” ma qui a Milano la stampa zerbino del pensiero unico definisce “social”, sta maturando l’evento: lo sfratto della multisala abusiva Zam, 4 mila euro di fatturato in nero ogni week end . Uno  zoccolo duro che sostiene la giunta arancione in discesa libera nei gradimento elettorale. Invano il funzionario del Leoncavallo vicino alla giunta sta ancora mediando , per influenzare le scelte distributive dei “ragazzi dello Zam “ e convincere questi imprenditori”serial social” ad occupare uno stabile gradito alla intellighenzjia arancione. Magari  uno stabile di proprietà di Ligresti”.

 Svetly Lenets

PS Una lettera alla direzione:

Siete peggio  degli sbirri. Comunque a Milano si sa che i “Centri Sociali di accoglienza figli di papà” sono dei semplici luoghi per guadagnare tanti soldi esentasse!!! Pure quando c’era Formentini, Albertini e dopo la Moratti la situazione era la stessa!!!  Vi  stupite adesso che c’e’ Super  Pisapippa???Il problema non sono loro,il problema siamo noi! Ricordatelo!!!! Piuttosto scrivete del Palasharp abbandonato  da anni  al degrado !!!  Una struttura ancora funzionante che poteva ancora ospitare concerti,manifestazioni!!! Mentre invece questa sciagurata Giunta arancione ha deciso di sfrattare il suo gestore,creatore per avvantaggiare il Dott.Cabassi (proprietario dello spazio occupato dal Leoncavallo) e del suo Forum di Assago!!!  Eppure a Milano nessuno ne parla,preferiscono raccontare di Zam,Lambretta e Rattazzo. 

Paolo S.


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