Al medioevo siamo debitori di un’invenzione decisiva, quella dello zero, che ha origine nel lontano Oriente, in India, che viene poi sviluppata dagli Arabi i quali, attraverso la Spagna, la diffondono in Europa. Oggi siamo talmente abituati ad usare i numeri cosiddetti arabi da ritenere naturale che le cose siano sempre state così. In realtà la numerazione araba compare nel primo medioevo. Precedentemente i Romani avevano un sistema di numerazione che non permetteva, anche con l’aiuto dell’abaco, di eseguire operazioni complesse. Si potevano fare con una certa scioltezza addizioni e sottrazioni, ma non altre operazioni come il moltiplicare e il dividere che a noi oggi sembrano elementari. Che cosa cambia con l’introduzione dello zero? La novità è costituita dall’idea che il valore di una cifra qualunque – fra cui lo zero, fondamentale per costruire il nuovo sistema di numerazione – non sia assoluto, ma dipenda dal posto occupato in un insieme di cifre. Nasce in tal modo il sistema decimale, basato appunto sullo zero, che consente un’essenziale semplificazione dei calcoli. In questo senso lo zero costituisce un fattore propulsivo di enorme portata nel campo delle tecniche finanziarie, dei cambi valutari, dunque dei commerci.