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Lo zio alieno della Bibbia

Creato il 05 agosto 2012 da Tnepd

Lo zio alieno della Bibbia

Lo zio alieno della Bibbia Dedico questo articolo a Graziella Drigo perché è stata lei a regalarmi “Il Dio alieno della Bibbia” , che mi ha aperto gli occhi. E perché gliel’avevo promesso. Siamo nani sulle spalle dei giganti, diceva Bernardo di Chartres. E quando ho finito – tutto d’un fiato – di leggere il libro più famoso di Mauro Biglino, mi sono sentito proprio così, seduto su migliaia di pensatori e di teologi del passato, che non hanno avuto la fortuna che ho avuto io. Nessuno di loro è riuscito a leggere la Bibbia in chiave ufologia e ad accorgersi che non c’era bisogno di interpretare le Sacre Scritture, perché bastava seguirne il senso letterale. Nessuno di loro è stato capace di applicare il “rasoio di Occam”, nemmeno il monaco che ha dato il nome a quella particolare tecnica retorica. Tanto per cominciare, in principio due degli Elohìm sbarcati sulla Terra crearono l’uomo a loro immagine e somiglianza. Non era proprio il vero principio, giacché, insaziabili come siamo di conoscenza, vorremmo sapere chi ha creato la materia e l’universo intero, ma questo la Bibbia non lo dice o, se lo dice, sopravvaluta, esagerando, il potere degli Elohìm. E quindi non tutte le nostre curiosità saranno soddisfatte. Sembra che l’idea nascesse nella mente di Enki, ma che fosse Enlil a fare il grosso del lavoro, benché di malavoglia.

Lo zio alieno della Bibbia

Il lavoro è consistito nel manipolare geneticamente il loro DNA unendolo a quello del primo ominide che gli è sembrato idoneo e che forse si chiamava Homo abilis. Enki, che incarna l’aspetto materno, aveva preso a cuore le sorti del neonato ibrido, mentre Enlil, più prosaicamente, rappresentando l’aspetto paterno, mirava ad ottenere vantaggi pratici dalla nuova invenzione. Gli Elohìm infatti avevano bisogno di manodopera, in particolare di minatori. Si dice che i due fossero fratelli e che avessero ricevuto l’avallo dei colleghi Elohìm per attuare il progetto di ibridazione. Arrivati sul nostro – si fa per dire – pianeta, gli Elohìm, accompagnati dai loro servitori, si spartirono i popoli che derivarono da quella prima operazione d’ingegneria genetica. Avevano tutti il vizio di comandare e farsi servire, come i nostri signorotti medievali. Non è dato di sapere se ciò che accadde nella penisola del Sinai fosse la prima e unica operazione d’ingegneria genetica o se altre simili fossero compiute da altri Elohìm in Asia o nelle lontane Americhe, ma ciò che racconta la Bibbia offre un quadro dettagliato degli eventi e la prima cosa da fare, se si vuole proseguire la lettura di questo articolo è resettare tutti gl’insegnamenti che ci sono stati impartiti dalle mendaci guide religiose e gettare nel cestino le sovrastrutture dottrinali di cui nostro malgrado siamo equipaggiati.


Lo zio alieno della Bibbia

Cominciando dal monoteismo, che fu un’invenzione posteriore, del tutto assente nel Vecchio Testamento. Gli autori della Bibbia, infatti, erano del tutto consapevoli che c’era una molteplicità di Elohìm in circolazione e che ci si sarebbe potuti sottomettere indifferentemente a uno o a un altro. Per comodità e pigrizia, Mosè, Abramo, Isacco e Giacobbe decisero di sottomettersi a quello stesso Elohìm che aveva realizzato la prima operazione genetica nel giardino recintato chiamato Eden. Devono aver pensato che uno valeva l’altro e poi Baal era troppo lontano, su al nord, in Libano. Oltretutto, nel loro caso, era come andare al supermercato: prendi due e paghi uno. Come succede nelle migliori famiglie, anche per Enlil ed Enki valeva il principio “fratelli coltelli”. Infatti, Enki dovette agire di nascosto, e all’insaputa del fratello maggiore, per spingere i nostri progenitori ad un atto di disubbidienza, rappresentato simbolicamente dal frutto proibito. Forse questo è l’unico passaggio non letterale della Genesi. Fatto sta che Enki si presentò a Eva nei panni di un serpente e la spinse a ribellarsi alle regole. Grazie alle sue grazie, Eva ebbe buon gioco a giocare con i sentimenti di Adamo e insieme si giocarono le comodità del laboratorio. Scoprirono d’essere nudi, ovvero di essere in grado di riprodursi senza l’intervento dei loro creatori. Non ci fu nessuna colpa e nessun peccato originale, perché semplicemente dovettero lasciare lo stato di dipendenza in cui si trovavano e guadagnarsi da vivere autonomamente. Una volta conquistatasi l’indipendenza riproduttiva, Enlil dovette adeguarsi anche lui e cercò di trarne i vantaggi che si era prefisso all’inizio: avere una moltitudine di servitori devoti. Per inciso, alla domanda se gli Elohìm esistono ancora, si potrebbe rispondere affermativamente, se la teoria del NWO non è solo una teoria, dal momento che l’idea originaria di avere un popolo di servitori è esattamente ciò che gli Illuminati hanno in mente di realizzare con un governo unico mondiale: qualche milione di sudditi obbedienti. Da dove venissero gli Elohìm non si sa. Per quel che ne so potrebbe essere Sirio o le Pleiadi o Nibiru, se invece di chiamarli Elohìm li vogliamo chiamare Anunnaki. Fatto sta che sono venuti qui con l’intenzione di crearsi degli schiavi umani e in parte ci sono riusciti. Dico in parte e penso al libero arbitrio, che non è una nostra invenzione, ma che era implicito nella discordia stessa dei due fratelli. Se Enki ha agito contro la volontà di Enlil, è chiaro che si trattava dello scontro di due volontà, benché non del tutto opposte e cosa ci si aspetta da noi se non che seguiamo le orme dei nostri creatori? La discordia è divina e i greci lo avevano capito Passarono le generazioni, Enki morì di morte naturale o fu ucciso dal suo ambizioso fratello, gli ebrei ne combinarono di tutti i colori, mettendo a dura prova la pazienza di Enlil, molti patriarchi passarono a miglior vita e anche Matusalemme, alla fine, morì. Gli Elohìm sembrava non invecchiassero mai e infatti vivevano centinaia d’anni. I servitori che si erano portati dietro dal loro 

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pianeta d’origine, da noi chiamati angeli o messaggeri, non si sa se fossero longevi quanto i padroni, ma si sa che alcuni di loro si accoppiarono con femmine della nostra specie, dando luogo ai Nephilim, i cosiddetti giganti. Golia era uno di loro. E forse anche Polifemo. Erano piuttosto brutali e arroganti, in virtù della loro superiorità fisica ed è forse per colpa d’essi che ci beccammo il diluvio universale, ovviamente circoscritto al territorio di competenza di Enlil (che nel frattempo si era fatto chiamare Yahwèh). Enlil, vista la situazione degenerata, volle resettare il tutto. Ogni tanto bisogna farlo. E praticò alcune piccole modifiche genetiche sulla moglie incinta di Lamech, facendo nascere quel bambino un po’ diverso chiamato Noè. Con lui Enlil/Yahwèh sperava di ricominciare daccapo. Se fosse ancora vivo oggi avrebbe un’altra delusione. La Bibbia non ci dice quali altre occupazioni avessero gli Elohìm sulla Terra quando non erano alle prese con i riottosi israeliti, ma sappiamo che Yahwèh aveva dato precise disposizioni su come costruire quella potente radio ricetrasmittente chiamata Arca dell’Alleanza, con la quale poteva parlare con i suoi intermediari tutte le volte che era assente.

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Per gli spostamenti usava i cherubini, non quelli sul coperchio dell’Arca dell’Alleanza, che erano semplici poli magnetici, ma quelli con le ruote visti da Ezechiele. Se poi voleva andare più lontano, usava la cosiddetta “Gloria di Dio”, che dev’essere stata un’astronave più potente. Come avere in garage il SUV e l’utilitaria, da usarsi a seconda dei bisogni e delle distanze da percorrere. Anche gli altri Elohìm avevano il loro parco macchine e il cugino Baal, con cui Yahwèh proprio non andava d’accordo, teneva la sua navetta parcheggiata a Baalbeck, su quei tre monoliti pesantissimi che nemmeno le nostre gru più potenti riescono a spostare. Che delle loro creature umane si curassero fino a un certo punto, lo si evince dalla continue guerre che Yahwèh spingeva gli israeliti a fare contro i popoli vicini, governati a loro volta da altri Elohìm. Che gli esseri umani, a loro volta, non fossero farina da ostie lo si capisce dal comportamento del re Acab che diede retta a sua moglie Gezabele, cananea, che lo convinse a cambiare padrone, sottomettendosi a Baal. Non l’avesse mai fatto! Geova, dio geloso, non gliela perdonò e li fece uccidere tutti. Che la vita umana avesse scarso valore per gli Dei ormai dovrebbe essere chiaro. E se le guerre tra gli uomini non sono mai cessate non è perché non siamo ancora abbastanza evoluti, ma perché quello è precisamente il modus operandi dei nostri creatori. Siamo fatti a immagine di Dio anche quando si tratta di bombardare città nemiche e passare a fil di spada gli abitanti dei villaggi conquistati. E’ così che ci vogliono gli Elohìm e quando in battaglia, su opposti fronti, si dice “Dio lo vuole” o “Gott mit uns”, si dice  una cosa verissima. In quest’ottica, aveva ragione Feuerbach a dire che questo è il migliore dei mondi possibili. Anche gli animalisti, quando s’interrogano sul “mysterium iniquitatis” in riferimento al male fatto agli animali, innocenti per antonomasia,  devono mettersi il cuore in pace. Geova vuole esattamente quello. Vuole la vivisezione, la caccia, la pesca, il circo con animali, i macelli e gli allevamenti intensivi. E’ tutto previsto e voluto dai nostri padroni occulti e gli uomini che praticano tutte queste cattiverie non sono altro che degli esecutori materiali della loro volontà. Così si spiega la predilezione di Yahwèh per l’aroma delle carni degli animali sacrificati e bruciati: era un odore che lo tranquillizzava perché lo faceva sentire a casa, cioè nello spazio dove, a detta degli astronauti che ci sono stati, l’odore di carne bruciata, proveniente da loro stessi, si sente perfettamente. Abbiamo quindi a che fare con un Dio malvagio, che ci prende pure in giro raccontandoci tante belle favole. Se, dopo Enki, anche Yahwèh è morto, come intuì Nietzsche, e se entrambi erano sbarcati da Nibiru in una delle sue apparizioni del passato, può darsi che abbia lasciato dei governatori occulti qui sulla Terra, capaci di gestire le nostre vite come volevano i loro defunti padroni. In questo caso, avrebbe ragione Charles Fort a dire che l’umanità è di proprietà di alieni cattivi. Se fra poco Nibiru torna a passare nelle vicinanze della Terra, può darsi che i veri Anunnaki sbarchino di nuovo, non quelli di migliaia di anni fa, ma i loro discendenti, e prendano in consegna il gregge umano tenuto in caldo dai vigilanti, che si sono fatti furbescamente chiamare angeli. A questo punto, ha ragione David Icke a dire che i padroni occulti del mondo non sono terrestri, ma entità aliene ostili che seguono

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 logiche tutte particolari. Insomma, i tasselli vanno al loro posto. Il ritorno di Cristo, per i cristiani, e la venuta del medesimo, per gli ebrei, altro non sono che lo sbarco prossimo venturo degli  Elohìm/Anunnaki, facilitato dall’orbita ellittica del pianeta misterioso di cui parlano i sumeri, che lo porta vicino alla Terra ogni 3600 anni. Se Sitchin ha visto giusto fra poco ci sarà da divertirsi. Non per noi, naturalmente, ma per i discendenti di Yahwèh e di sua moglie Asheràh, che sbarcheranno sulla Terra con lo stesso spirito dei nobili e degli aristocratici medievali che andavano alle battute di caccia. Lo zio alieno della Bibbia tornerà più incazzato che mai e metterà le cose a posto alla sua maniera. Con un altro diluvio. Un diluvio di fuoco, stavolta. Ma guarda un po’ se alla mia età dovevo tornare a dire le stesse cose che predicavo in gioventù, quand’ero Testimone dello zio Enlil!

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