Il circolo virtuoso firmato Steven Knight
Presentato fuori concorso a Venezia 70, Locke è una pellicola che mantiene un’invidiabile tensione per tutti gli 85 minuti. Girato quasi interamente in tempo reale (con la macchina da presa, che cambia inquadratura, ma che rimane ingabbiata nell’automobile), il film di Steven Knight ostenta un’ottima sceneggiatura e un attore eccezionale. Può bastare?
Ivan Locke guida, nella notte, verso Londra. È un abile costruttore di edifici e all’alba avrebbe dovuto coordinare la più ingente colata di cemento della sua esistenza. Tuttavia la telefonata di Bethan gli ha stravolto i piani.
Privo di qualsiasi virtuosismo stilistico e caratterizzato da una regia asciutta, pulita e affidata al crescente potere evocativo dei dialoghi, Locke è un film circolare, che pesa le difficoltà e le responsabilità di un uomo, nel tragitto che percorre per tornare a casa. E l’umana tragedia che si consuma nell’abitacolo è affidata allo sguardo distrutto e compiutamente espressivo di un bravissimo Tom Hardy, che si conferma uno degli attori più versatili del panorama cinematografico.
È sicuramente una scoperta Locke, una pellicola che piega al suo volere parole, sguardo e gesti del protagonista in un crescendo di suspense, palpabile tensione e dramma umano. Inoltre il telefono, pur sembrando uno strumento che avvicina le persone, in realtà le tiene a debita distanza le une dalle altre, proprio come fa il regista Knight con lo spettatore. Lo coinvolge e lo rende partecipe della tragedia di Ivan Locke, del suo presente ridotto in frantumi, ma lo fa con animo distaccato, mostrando l’incapacità di poter risolvere i problemi, che si susseguono, si sommano (in modo scansionato e preciso) sullo schermo cinematografico.
Film dalla profonda intensità emotiva e caratterizzato da una fotografia che saltella dal buio alla luce, in un sapiente gioco cromatico, Locke ostenta il suo Caronte, viaggiatore solitario, ma in continua tensione dialogica, attraverso il tema del giusto, dell’assunzione della responsabilità e della conseguenza che questa comporta: necessaria punizione. Una pellicola che si assapora lentamente e che pesa ogni singola parola in modo unico, non lasciando spazio a ripensamenti o colpi di scena improvvisi. Locke è un esperimento dall’ottimale riuscita. Un attore, una macchina da presa e un telefono. Dall’altra parte affetti e futuro si disintegrano, lasciando il solitario cavaliere Ivan Locke alle prese con la propria coscienza.
Uscita al cinema: 30 aprile 2014
Voto: ****