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La zona vinicola


La zona vinicola che coinvolge la denominazione di origine controllata Locorotondo s trova nella provincia di Bari, nella parte occidentale dell'altopiano delle Murge, che vedono il territorio occupato da pochi comuni di grande tradizione vinicola. Qui come in tutta la Puglia la geologia del terreno ha un origine comune, con una conformazione di tipo carsico a forte prevalenza di calcare.

L'origine comune è quella dell'emersione dal fondo marino dell'antico Tetide, il mare precedente il Mediterraneo che occupò per lungo tempo l'attuale Italia meridionale. Nel Cretaceo vi furono numerosi depositi di conchigliacee, spugne e altri esseri marini a forte carattere carbonico che diedero vita al successivo territorio emerso. Il calcare del cretaceo ha una colorazione bianco-grigiastra che viene definita detritica con qualche traccia cristallina, comunque molto dura e compatta. La sedimentazione successiva, ovvero quella depositata sopra il calcare detritico, è composta sempre di calcare bianchi, sempre detritici ma con grande presenza di Rudiste, fossili marini antichi. In particolare questa parte delle Murge è ancora più interessata dal carsismo, vedendo anche la presenza di numerose doline terminanti con una sorta di confine delimitato dalla scarpata delle Murge. Qui la presenza di grotte e inghiottitoi è maggiore, mentre la superficie è ricoperta da terra bruno-rossa e a volte nera. Gli inghiottitoi convogliano le piogge nel sottosuolo, originando e alimentando continuamente fiumi sotterranei vitali per l'agricoltura della zona. In caso di piogge molto abbondanti si possono anche formare dei laghi dall'occlusione di questi inghiottitoi impossibilitati a convogliare tutta l'acqua. La Puglia infatti soffre notoriamente di scarsità idrica di superficie, avendo un solo vero fiume. Il clima è generoso di sole, con calde estati secche e miti inverni.

I vitigni bianchi


I vitigni bianchi utilizzati per il Locorotondo DOC sono il Verdeca, il Bianco di Alessano e il Fiano.

Il Verdeca e il Bianco di Alessano sono due autoctone pugliesi di medio-bassa qualità.

Non conosciamo l'origine del Bianco d'Alessano in verita, nonostante sia reputato originario della Valle d'Itria. Il primo a parlarne sembra sia il Rovenda (1877) che lo colloca nelle Murge Martinesi tarantine. Il Bianco di Alessano viene comunque ritenuto un clone del Verdeca, anche se particolarmente adattato al territorio e di migliore qualità. Soffre per le rese molto basse e questo ne sta limitando di molto la diffusione. E proprio il Verdeca a trarre vantaggio da questa situazione, nonostante una qualità decisamente inferiore, tanto che in passato, ma ancor oggi, veniva sfruttata come uva per il vino base del Vermuth. Il Bianco d'Alessano ha quindi perduto i vantaggi di estensione vitata del passato, in particolare nella provincia nord di Taranto. Oggi ormai è scarsamente considerato, e se ne potrebbe anche prevedere l'estinzione, in particolare riferita alla qualità non eccelsa. Il vino infatti è piuttosto neutro, senza particolari sfumature. Nonostante tutto negli ultimi anni il vitigno ha visto la sua presenza in Australia, dove riesce invece a produrre qualcosa di più interessante, tanto che si è segnalato in purezza al Australian Alternative Varieties Wine Show del 2010. Nonostante questo fa ancora parte dei disciplinari delle denominazioni delle Murge, anche se per l'utilizzo in assemblaggio.

Il Locorotondo DOC


La denominazione di origine controllata Locorotondo nasce dal decreto ministeriale del 10 febbraio 1992 che autorizza la produzione di vini solo in bianco anche in tipologia Superiore, Riserva, Passito, Spumante e nei monovitigno Verdeca, Bianco di Alessano e Fiano. La base ampelografica del bianco generico vede l'impiego del Verdeca per un minimo del 50% e di Bianco di Alessano per un minimo del 35%. Le tipologie monovitigno invece devono avere l'uvaggio indicato in etichetta per almeno l'85%.

I comuni coinvolti nella produzione di questo vino sono Locorotondo, Cisternino e parte di quello di Fasano.

Le rese massime sono stabilite per tutte le tipologie a 13 tonnellate per ettaro ad eccezione del Locorotondo Superiore che le limita a 10 tonnellate. La gradazione naturale minima invece vede il disciplinare decidere per il Locorotondo generico, per il Riserva, il Passito e lo Spumante un valore di 9,50%. per i monovitigni un valore di 10,00% e per il superiore di 11,00%.

Il Locorotondo Spumante si ottiene per rifermentazione naturale e può essere lavorato nelle province di Bari, Brindisi e Taranto.

Il Riserva invece deve invecchiare per almeno un anno prima di essere commercializzato ma sempre dopo il 1° novembre.

Le aziende


Tra i produttori si segnala Albea con il suo Locorotondo il Selva con il 55% di Verdeca, il 40% di Bianco di Alessano e il 5% di Fiano. Paglierino scarico con un profumo alla pesca, alla mandorla amara, alla ginestra e alla crosta di pane. Fresco ma poco persistente, si abbina con le fritture di pesce.

La Cantina del Locorotondo produce varie tipologie. La migliore è il Locorotondo Vigneti in Talinajo con il 65% di Verdeca, il 30% di Alessano e il 5% di Fiano. Profumato al cedro e al limone, ha anche fondi marini con tocchi di erbe officinali. Fresco e un poco minerale, è perfetto per le lumache alla provenzale.


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