In questi editoriali ci occupiamo principalmente della saggezza della tecnica, cioè della tecnosofia. Possiamo dire che si tratta di una saggezza che non tradisce mai: non è speculativa, non è filosofica, non è morale, né tantomeno metafisica o utopistica o astratta o dottrinale e per certi versi non è neppure “scientifica” dato che la scienza è sempre soggetta alla falsificabilità nel senso che quando si costruisce una teoria che giunge a una descrizione verosimile e oggettiva della realtà, ci può essere un’altra teoria che la spiega meglio e quindi falsifica la teoria precedente. La tecnica no, o funziona o non funziona. E anche se dovesse funzionare in un certo ambito e in un altro no, vorrà dire che funziona in quell’ambito e non nell’altro. Punto. È questa semplicità che fa in qualche modo “saggia” la tecnica.
Questa saggezza la possiamo analizzare nel suo modo diretto (i latini dicevano modus ponens) cioè A=>B (A implica B) che significa che se A è vera allora anche B è vera; ma la possiamo anche analizzare nel suo modo indiretto (modus tollens) cioè se A=>B e si afferma che B è falsa allora anche A è falsa. Si tratta della stessa proposizione inferenziale ma contraria alla prima. Nella logica proposizionale si dice che se A=>B la proposizione
contraria è NON B => NON A. Quindi è
indifferente parlare di A=>B oppure di NON B => NON A. Ad esempio la proposizione “Se è venerdì” (A), allora “mangio pesce” (B) ha come contrario “Non mangio pesce” (NON B) allora “non è venerdì” (NON A). Le due frasi rappresentano in qualche modo la stessa cosa.
È appena il caso di notare che la negazione di A (NON A) non permette di per sé alcuna inferenza. La proposizione
opposta ad A=>B è NON A => NON B. Ma di tale proposizione non si ricava alcunché: non si può dedurre “non è venerdì” (NON A) allora “non mangio pesce” (NON B), dato che potrei mangiarlo in qualunque altro giorno della settimana. La proposizione opposta quindi non fornisce informazioni. Un altro esempio del tipo A=>B potrebbe essere: “Il canarino scappa” (A) =>(allora) “la gabbia è aperta” (B). Vale dunque la proposizione contraria: “La gabbia è chiusa” (NON B), allora “Il canarino non scappa” (Non A). Dunque come si vede chiaramente, NON B => Non A. Anche in questo caso la proposizione opposta non alcun significato: non è possibile inferire “Il canarino non scappa allora la gabbia è chiusa” perché potrebbe non scappare semplicemente perché non vuole!
Tutto questo per dire che così come un ornitologo che volesse dimostrare che “tutti
i corvi sono neri” potrebbe farlo in un giorno di pioggia restando a casa a verificare che ogni oggetto non nero non è un corvo, anche Tecnosophia può dimostrare la saggezza della tecnica ogni qualvolta che ci incontriamo di fronte a situazioni “non sagge” e verifichiamo che non sono situazioni “tecniche”. Mi spiego meglio, con un esempio:
il dolorismo. Noi riteniamo esecrabile e inammissibile che nell’ideologia cattolica ci sia la tendenza a
considerare la sofferenza come valore positivo in quanto fonte di salvezza. Nel libro “Lo scisma – Cattolici senza Papa” di
Riccardo Chiaberge (responsabile del supplemento culturale del “Sole” domenicale), l’autore conia l’espressione “dolorismo” per indicare questa ideologia.
Per Tecnosophia il dolorismo è oscurantismo clericale e costituisce il torpore della ragione collocandosi all’estremo opposto della saggezza della tecnica. Il dolorismo porta con sé una serie infinita di contraddizioni che poi finiscono per dividere la Chiesa: il referendum sulla fecondazione assistita, i drammi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro, la battaglia sul testamento biologico, le unioni gay, la ricerca sulle staminali embrionali e le contraddizioni della legge 40, la
pillola abortiva RU486, ecc. È colpa del dolorismo se su questi temi si sono aperte lacerazioni profonde non soltanto tra laici e credenti, ma nel corpo stesso del mondo cattolico.
Wojtyla e Ratzinger hanno scelto di contrastare la sfida del relativismo e della scienza con un risoluto e inflessibile ripristino teologico e dottrinale che chiude la porta a ogni innovazione e discussione. Però quando di mezzo c’è la tecnica allora viene difficile contrastarla perché la tecnica non è né buona né cattiva, è per così dire “amorale”, non “immorale”, ma amorale nel senso che non ha moralità, è come uno strumento che di per sé non è né buono né cattivo, ma è l’uso che di esso se ne fa quello che può determinare un giudizio di valore. Perciò a volte contrastando la tecnica si finisce per cadere in contraddizione: che senso ha voler difendere la vita dal concepimento alla morte naturale per poi pretendere di tenere un corpo inchiodato alla vita con delle macchine? Che senso ha non permettere di selezionare un embrione sano? Perché una mamma dovrebbe farsi impiantare un embrione malato?
Gli ultimi mesi di vita di Karol Wojtyla furono una sofferenza atroce. Tutti si chiedevano perché non si ritira, perché non lascia il magistero, ma le gerarchie vaticane cavalcando il dolorismo ci davano una lezione di
cristianesimo reale e rispondevano con invasato entusiasmo che il suo era “un gesto di grande amore e nobiltà d’animo nei confronti della Chiesa e dei fedeli”, Wojtyla – ci dicevano – “è un grande uomo e un grande Papa perché ha deciso di portare la Croce come ci ha insegnato Gesù”. E già, mica si trattava di una carica istituzionale qualsiasi. No, lui era il Papa! Non poteva abdicare alle sue responsabilità, al suo magistero. Adesso però che il suo successore ha semplicemente rinunciato, le stesse gerarchie vaticane ci raccontano che questo è stato un gesto di grande amore e generosità … Ma come? Ci dite le stesse cose nonostante i comportamenti opposti? Dov’è la logica?
Adesso che è arrivato il nuovo Papa, vedremo come intende risolvere queste contraddizioni. Per ora dice di voler “una chiesa povera per i poveri”, insiste sulla necessità di “custodire la vita, la bellezza del creato, i più fragili, coloro che vivono ai margini …” però potrebbe essere soltanto una sfilza di belle parole sciorinate per toccare il cuore dei credenti e no. Potrebbe ancora una volta trattarsi di una grande ipocrisia oppure di propaganda a buon mercato. Saranno i fatti a dimostrarlo, tuttavia al di là dei comportamenti populisti che raccolgono il favore di tanti credenti, è sul piano della tecnosofia che ancora una volta si giocherà la partita. Sarà il suo comportamento quello che alla fine ci dimostrerà davvero di che stoffa è fatto. Se riuscirà a rinunciare all’otto per mille e alle centinaia di prebende che riceve dallo Stato Italiano; se smetterà di discriminare le persone omosessuali atee agnostiche; se aprirà alle donne; se prenderà in considerazione il matrimonio dei sacerdoti per canalizzare la tensione sessuale dei preti; se la smetterà di chiedere al parlamento italiano leggi che ledono la nostra libertà; se inviterà a rispettare veramente tutte le persone senza distinzione di orientamento sessuale; se sarà disposto a rinunciare al Concordato e pensare la sua religione uguale alle altre anziché godere di privilegi iniqui … E soprattutto se riuscirà a riporre nel magazzino delle anticaglie la filosofia del dolorismo, allora potremmo concludere parafrasando la poesia di
Rudyard Kipling “Se”: Se riesce a fare tutto questo, Sua è la Terra e tutto ciò che è in essa, e quel che più conta, sarà un Uomo, figlio di Dio.
Fonte:
Tecnosophia