Di solito accade secondo rituali prestabiliti. Sempre gli stessi. Li riservo ai cantautori che seguo da più anni, quelli che - in un certo senso - mi sembra siano cresciuti con me. Tutto ha inizio con la copia fisica. L'involucro di plastica strappato con un misto di impazienza e gentilezza, come in un impeto di passione. C'è il primo impatto con la fisicità. L'odore di carta e inchiostro del booklet. Il lieve scricchiolio dell'apertura.
Poi mi siedo lì, in genere sul divano del soggiorno o sul bordo del letto in camera mia. La suoneria del cellulare azzerata. Il mio mondo in pausa per mezz'ora o quarantacinque minuti, mentre qualcun altro mi descrive in note.
Nei miei rituali, il testo di ogni brano lo seguo sul libretto, parola per parola, per concentrarmici più a fondo. Ne assaporo ogni sfumatura. Mi ci impregno. Lo vivo. Ci entro in comunione. Questa volta, peró, non è andata così. Il fatto è che, quando acquisti un album su Amazon, te ne regalano in aggiunta la versione digitale. E quella non devi stare ad aspettare che ti arrivi. Niente postino che suona alla porta, unghie smangiucchiate per la frenesia, invidia di chi sta giá dicendo la sua in rete. Ce l'hai lí, subito. A portata di orecchio, anche se non di mano. Quindi volevo rispettarle, le mie tradizioni. Ci tenevo sul serio. Ché in fondo Cesare più di chiunque, per ragioni cronologiche, è in quello strano senso cresciuto con me. É stato l'entusiasmo altrui a fregarmi. Tutto quello sproloquio di aggettivi qualificativi sui social. E giú retweet. Punti esclamativi. Applausi (neanche tanto) virtuali. Insomma, al diavolo! Non ce l'ho fatta più. Anche perchè - mi sono detta - non fa tanto blogger seria e figa recensire un disco il giorno stesso dell'uscita? Ecco, forse é stato proprio questo a darmi il colpo di grazia. Che ci volete fare? Sono una povera succube degli status symbol. Degli stereotipi. Della facoltà di giornalismo. Dei film. De...Vabbè, vengo al punto. Il punto è che Cremonini non delude. Certo, non bisogna fare l'errore di prendere troppo alla lettera i commenti della stampa. Perchè sì, "c'è stata una svolta", una "maggior sperimentazione". Ma, fondamentalmente lo stile resta il suo. Come dev'essere, del resto. Non é che si sia messo di colpo a fare tecno o heavy metal, per capirsi. Cosa che, in qualche strana parte del mio subconscio influenzabile, un po' temevo pure. Invece, in Logico, ci ritrovi Il Pagliaccio; L'"astronave" delle sei e ventisei; La strumentale "Cercando Camilla" (e ricordi i concerti, cosí, di botto, come una sorta di reazione pavloviana). Ci ritrovi Maggese, e forse un po' anche Jalousie. Le atmosfere di Amor Mio. Gli amori perduti di I Love You. Ma tutto questo é ben presente senza ricadere nella copia. C'è in quanto cifra. In quanto immaginario. In quanto identità. In quanto Cesare, insomma. Cesare e basta. Cesare che però fa - e probabilmente è questo che intendeva la stampa, col senno di poi - un passo avanti, anche bello grande, per quanto riguarda arrangiamenti e suono. Non ho studiato musica, non posso parlarvi in chiave tecnica. Però si percepisce, eccome, anche dal punto di vista di un'ascoltatrice comune.Soprattutto, a parte un paio di brani lenti (che poi sono anche quelli che a me convincono meno) l'album ha un ritmo complessivamente sostenuto. Del tipo che non riesci a star ferma sulla sedia, e non vedi l'ora di goderti nella trasposizione live. GreyGoose e Vent'anni per sempre mi esaltano in modo preoccupante, tanto per dirne una.
E nel "mi esaltano" è chiaramente compreso il repertorio coreografico da pazza tarantolata in cui inevitabilmente mi cimenteró ai concerti. Sappiatelo sin da ora. Tra parentesi, ci sarebbe da capire perchè le canzoni che includono "vent'anni" nel titolo esercitino su di me una simile attrazione. Dev'essere una faccenda simile a quella del uo-oooh, vai a sapere.
Comunque: il miglior testo, al primo ascolto (che, emozione a parte, non è mai quello più fedele) ce l'ha Cos'hai nella testa. Sua la frase responsabile del colpo di fulmine lessicale del giorno, causato dalla frase: "Facciamola assieme la strada che resta, magari ci porta alle Hawaii". La miglior descrizione inconsapevole di me é invece tutta a cura di "Fare e Disfare".Perchè anche questo è un rituale, d'altro canto: in ogni disco di Cremonini, ci dev'essere una canzone che più delle altre parla di me. Ecco: lei è quella canzone. Non essenzialmente la più bella. Magari neanche quella più poetica. Ma indiscutibilmente e visceralmente mia.
Buon ascolto (come avrete capito, il disco intero é giá su Spotify, quindi non avete scuse!)