Uno dei miei libro preferiti è, senza alcun dubbio, Lolita di Vladimir Nabokov. Non ricordo come venni a conoscenza di tal titolo, ma rammento però l'età in cui lo lessi: quattordici anni. Che i primi anni dell'adolescenza per me sono stati un qualcosa di molto strano, quindi non so quando sia stato saggio il fatto che io abbia letto un libro simile senza una guida, però è una cosa di cui ringrazio molto il destino. Perché raramente mi è capitato di leggere un libro così potente, bello, sensuale e, al contempo, pure disperato. perché le avventure del professor Humbert Humbert non sono le classiche storia d'amore 'per casalinghe' e non sono nemmeno così scontate come potrebbero sembrare a una prima lettura della quarta di copertina. Hanno dentro le loro righe abbastanza cose affinché quel libro divenisse una delle opere più censurate del secolo, tanto che nella puritana America ben quattro editori si rifiutarono di pubblicarlo e finì a puntate su una rivista erotica. Ma per fortuna ogni tanto la storia è benefica con gli eroi, o con coloro che sanno osare, quindi non solo il libro è arrivato fino a noi come un classico moderno, ma irretì le corde di Stanley Kubrick, il mio regista preferito. Tante botte di fortuna una dietro l'altra non sono normali...
Il professor Humbert Humbert si reca in America per una serie di conferenze, prendendo alloggio presso la casa della vedova Charlotte Haze. Le cose hanno modo di cambiare drammaticamente quando il professore vedere Dolores, detta Lolita, la figlia della padrona di casa, rimanendone folgorato nonostante la giovanissima età della ragazza...
A Kubrick gli si può dire di tutto, tranne che non abbia mai avuto le palle. Perché solo un regista con le palle avrebbe potuto decidere di fare la trasposizione di un libro tanto discusso nel 1962. Ma al regista inglese le cose semplici non sono mai piaciute, e la sua produzione non vastissima è stata quasi sempre segnata da una serie di disgrazie produttive che ne hanno rallentato il lavoro in più di un'occasione. Anche in questo caso non fu da meno e non solo perché gli studi di produzione cercarono di fermarlo più che potevano, ma anche perché Nabokov stesso, pur essendo un grande amante del cinema, non era entusiasta all'idea di cedere i diritti della sua opera per paura che venisse trasformata, Per accontentarlo quindi Kubrick decide di lasciargli il posto come sceneggiatore unico ma, nonostante questo, effettua ugualmente una lunga serie di tagli e modifiche allo script, finendo per ottenere le simpatie dello scrittore e la sua totale benedizione per l'inizio delle riprese. Riprese che comunque hanno risentito di alcuni blocchi perché, manco a dirlo, era un libro troppo avanti per quell'epoca ancora più bigotta di quella attuale. E Kubrick se ne pentì per tutta la vita, questo film rimase il suo grande rimpianto perché avrebbe voluto farlo più spinto, più malato e 'oltre' quel sistema che in tutta la sua travagliata carriera ha cercato di tergiversare. Viene quindi omesso della prima giovane amante di Humbert e della sua morte di tifo, l'incontro con Lolita avviene così, mentre visita la casa della signora Haze, e a mio modesto parere è proprio il punto più debole del film, quello che gli impedisce di spiccare il volo che avrebbe potuto fare nonostante censire e impedimenti vari. Certo, resta il coraggio estremo per l'epoca di portare in scena un amore pedofilo, però tutto questo per me perde significato se viene omessa quella parte iniziale, che per me rendeva il libro il capolavoro che è stato. Forse Lolita non è stato il grande amore di Humbert, forse è stata la coronazione di quel grande amore che non ha mai potuto consumare in maniera completa quando ne ha avuto tempo. Un amore a prima vista è davvero romantico, un evergreen che funziona sempre, ma a mio parere qui non funziona come dovrebbe, perché un'attrazione verso una ragazza così giovane non può avvenire senza che ci sia qualche particolare turba psichica di base. Il film comunque procede bene, ha un buon ritmo e, anche se avviene qualche momento dalla natura episodica (uno dei quali riportato nel video della canzone Bones dei Killers, diretto poi proprio da un certo Tim Burton), non si spegne mai perché troppo annoiati. Anche questo è uno dei grandi meriti di un regista come Kubrick, quello di riuscire a non farti staccare mai gli occhi dallo schermo nonostante non porti in scena esplosioni e scazzottate ma, anzi, dei film lenti e che vertono quasi interamente sulla psicologia non semplice dei personaggi. Proprio per questo si avvaleva sempre di grandi attori, in questo caso forniti dalla coppia James Mason, un ottimo uomo-miserabile che in ogni film sapeva come rendere al meglio le turbe dei personaggi che gli affibbiavano, e Peter Sellers (fin dal principio dubbioso circa la propria efficacia nell'interpretare un simile personaggio), istrione improvvisatore, al quale è stato dato tutto lo spazio che merita affinché esprimesse tutto il suo trasformismo. Ma spicca su tutti Sue Lyon, allora solo quattordicenne, ma che appare come una ventenne. Un'interprete perfetta per incarnare quell'amore assoluto e ninfatico di Humbert, e che lungo andare sa apparire con tutta la leggerezza e la vacuità che traspariva nel libro. Così come forse è leggero e vacuo l'amore che porta in scena Kubrick, così desiderato ma che, proprio come il sensucht del romanticismo, è un desiderio che porta al male e alla follia. E se non ci salva l'amore, allora cosa resta? Forse nulla. perché nulla siamo e, come fa intendere il messaggio a fine film, al nulla ritorniamo.
Sicuramente uno dei film minori del maestro. Ma va notato che, anche in quella che è universalmente riconosciuta come la sua opera meno riuscita, ci sia ugualmente immenso coraggio.Voto: ★★★