Lombalgia la più frequente causa di assenza dal lavoro

Creato il 17 ottobre 2013 da Catanesefra

La lombalgia (cioè il dolore alla colonna vertebrale, il complesso funzionale che fa da pilastro all’organismo umano) non è una malattia ma un sintomo di diverse patologie, aventi in comune la diffusione del dolore in regione lombare. Può presentarsi in forma acuta, subacuta e cronica, con diversi gradi di disabilità. È tra le più frequenti cause di assenza dal lavoro ed ha perciò un’elevata incidenza socio-economica.

Un episodio acuto di lombalgia è caratterizzato dall’improvvisa comparsa spontanea (o anche dopo un movimento banale, uno starnuto o uno sforzo fisico di varia entità) di un violento dolore trafittivo in regione lombare, talvolta così intenso da portare ad un brusco cedimento degli arti inferiori (cosiddetto colpo della strega).
Il dolore può irradiarsi ai fianchi o ai glutei, limita grandemente o blocca del tutto i movimenti della colonna lombare e può accompagnarsi ad atteggiamenti antalgici coatti in cifosi (per appianamento o inversione della lordosi lombare fisiologica) o in scoliosi (per deviazione del rachide nel piano frontale, verso destra o verso sinistra). L’episodio lombalgico ha varia durata, solitamente da 2 a 3 settimane. La remissione è spontanea, facilitata dalle cure. Nelle forme croniche il dolore è di tipo gravativo, talora continuo e causa di impedimento di comuni gesti della vita quotidiana, come infilarsi calze e scarpe

Il  trattamento della lombalgia degenerativa è puramente sintomatico. Il riposo a letto va riservato alle sole fasi dolorose acute ed è possibilmente da evitarsi nelle forme subacute e croniche. Supporti lombari diurni (corsetti semirigidi o elastici) possono dare sollievo al dolore, ma è da sconsigliarne l’uso protratto per non incorrere in una dannosa ipotrofia della muscolatura vertebrale.

Nella  lombalgia acuta è utile la somministrazione di medicamenti per via generale (analgesici tipo paracetamolo, antiinfiammatori non steroidei – FANS, miorilassanti). I FANS possono agire anche per via transcutanea (ionoforesi, cerotti medicati). Nelle lombalgie croniche svolge un ruolo importante la terapia fisica o fisioterapia (termoterapia esogena, anche mediante comuni termofori elettrici; termoterapia endogena con onde corte ed ultracorte; laserterapia, correnti interferenziali, TENS, eccetera).

Un rilassamento muscolare antalgico può essere ottenuto con il massaggio manuale o mediante bagni in piscina termale, in associazione o meno a fangature. Le manipolazioni del rachide richiedono estrema cautela, per il pericolo di ernia discale. Efficaci, anche se poco attuate, le trazioni vertebrali.

Forme particolari di trattamento, in caso di inefficacia dei comuni mezzi medicamentosi e fisici, sono quelle mediante agopuntura e mediante iniezioni di corticosteroidi in sede epidurale o interapofisaria articolare. La cura con iniezioni intramuscolari paravertebrali di una miscela di ossigeno ed ozono non ha basi scientifiche e la loro efficacia non è supportata in letteratura da studi controllati. La ginnastica vertebrale è finalizzata al potenziamento dei muscoli deputati alla stabilità rachidea (sacrospinali, addominali e glutei) e contribuisce a vincere la paura del movimento.

Nelle lombalgie secondarie a patologie vertebrali ben definite, quali ernia del disco, scoliosi e spondilolistesi, possono rendersi necessari interventi chirurgici ortopedici (erniectomia, correzione e stabilizzazione strumentata delle deformità).Nelle forme di discopatia degenerativa cronica altamente invalidante sono stati recentemente introdotti vari modelli di protesi discale, che però non sono esenti da insuccessi e complicazioni anche gravi.

Articolo tratto dal Ministero della Salute


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