Dopo molto (ma molto) tempo mi ritrovo a scrivere di lombricoltura su questo blog sperando come al solito che queste poche righe possano servire sia a chi legge, per trovare qualche informazione utile, che a chi scrive, curioso di capire se l’argomento suscita interesse.
Inizio subito cercando di rispondere alla domanda posta nel titolo. Secondo noi (siamo due “sociamiciâ€� non uso il plurale a caso) difficilmente si può pensare di cambiare lavoro dedicandosi esclusivamente all’allevamento degli anellidi. Cercherò di spiegare da cosa deriva questa convinzione semplicemente raccontando la nostra esperienza, senza la pretesa di approfondire tutti gli aspetti dell’argomento dato che la materia è ampia (sono stati scritti libri a tal proposito) e io non sono certo in grado di insegnare niente.
Abbiamo avviato l’allevamento dei lombrichi con lo scopo di farlo diventare il nostro lavoro principale (non subito, con pazienza) circa un anno fa, prima studiando in rete il “funzionamentoâ€�, poi rivolgendoci ad un allevatore che ci ha fornito la propria consulenza ed un camioncino di lombrichi equivalente a circa 100mq di lettiera. La partenza è semplice, si dispongono nel terreno i lombrichi che viaggiano all’interno di sacchi (areati) o cassette mescolati con terra, formando una “strisciaâ€� stretta circa due metri. Poi si coprono con abbondante letame e si aspetta che facciano il loro mestiere, ovvero trasformare il letame in ottimo humus. La larghezza della lettiera è funzionale alla possibilità di operare, sia da un lato che dall’altro. La scelta dell’alimentazione è dovuta al fatto che il terreno che abbiamo utilizzato si trova molto vicino ad una stalla per cui l’approvvigionamento risulta piuttosto semplice. E’ possibile utilizzare anche letami provenienti da animali differenti, rifiuti “umidiâ€� (però in questo caso l’affare si complica perché si sta trattando rifiuti urbani), carta, trucioli, etc. La lettiera non richiede preparazioni particolari, l’abbiamo distesa sull’erba senza nessun tipo di muretto o protezione, a parte una recinzione del terreno circostante per evitare le visite dei cinghiali che dalle nostre parti abbondano e che verrebbero attratti dal letame. I nemici più temibili sono le talpe e per stare tranquilli nonostante non si vedessero tracce nel terreno abbiamo messo due dissuasori che, piantati nel terreno, emettono un suono che scoraggia gli attacchi dal sottosuolo. Ci siamo protetti anche dai possibili predatori di vermi che potevano arrivare dall’alto coprendo la lettiera con una vecchia rete utilizzata per la raccolta delle olive. Una carriola e due forconi vanno a completare gli strumenti del mestiere di cui ci siamo dotati. Da qui in poi, salvo imprevisti, il lavoro si svolge ogni dieci/quindici giorni quando la lettiera deve essere coperta con circa 10 cm di letame perché quello della volta prima dovrebbe risultare pressoché lavorato dai vermicelli. Nei mesi troppo caldi e troppo freddi i nostri amici si rifugiano sotto terra per cui si ferma tutta l’attività, logicamente questo dipende anche dal clima in cui ci si trova e dall’eventuale disponibilità di acqua per l’irrigazione nei periodi di calura. Logicamente l’ideale sarebbe riuscire a chiudere il cerchio ovvero utilizzare il letame proveniente dal proprio allevamento, e concimare orto e frutteto con l’humus prodotto anche perché, come tutte le attività agricole più è corta la filiera migliori sono i risultati.
Ora siamo al secondo anno, abbiamo raccolto l’humus prodotto, triplicato la lettiera (uno degli aspetti più favorevoli è la riproduzione smodata dei lombrichi) e stiamo iniziando a cercare di capire come e se è possibile trasformare questo hobby in qualcosa di più vendendo il terriccio oppure i lombrichi ai pescatori oppure agli allevamenti di pennuti.
Se qualcuno fosse interessato o incuriosito ci può tranquillamente scrivere a [email protected], noi cercheremo di rispondere.
Spero di essere riuscito a dare un’idea senza annoiare troppo, riporto un po’ di numeri giusto per dare un’idea dell’investimento necessario e poi vi lascio alle foto che probabilmente sono molto più esplicative delle chiacchiere.
Prima fornitura di lombrichi per una lettiera di circa 90 mq: 5.000 euro
1 carrello di letame (circa 50ql): 60 euro
Durante il primo anno abbiamo utilizzato circa 300ql di letame e l’humus prodotto (a occhio) si aggira sui 30 ql. Siamo lontani da quello che dovrebbe essere il rendimento medio (30%, 40% rispetto al letame) ma per essere onesti abbiamo fatto un po’ di esperimenti al fine di cercare di capire come funzionava il tutto, senza preoccuparci più di tanto del risultato in termini quantitativi.
Le analisi appena compiute sull’humus fortunatamente ci consolano da un punto di vista qualitativo per cui alla metà di Settembre, ovvero al rientro dalle ferie (più loro che nostre) ripartiremo con entusiamo.
Ciao da Paolo e Diego e come direbbe il buon Gianni: FERTILIZE THE PLANET!
Leggi anche:“Un posto nel semenzaio”, anno terzo: i preparativiAnche quest’anno eccomi alle prese con il semenzaio a letto caldo che ho costruito tre anni fa. Il grosso dell’attività orticola sta infatti iniziando e per anticipare la maggior parte...
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”Così cantava uno dei maggiori poeti del ’900 ricordandoci, dall’alto della sua sconfinata arte, la più semplice delle verità: il tanto vituperato letame, usato spesso come peggior epiteto, è in...
Un semenzaio pieno di m….!Perdonatemi la latente e al contempo palese (contraddizione in termini?) volgarità del titolo ma di questo si tratta: finalmente sono riuscito, sfruttando gli unici due o tre giorni di (relativo)...
Elogio del compostaggioQuesto pianeta non ci sopporta più! Dobbiamo renderci conto che questo modello di consumo non è sostenibile e dobbiamo giocoforza cambiare radicalmente le nostre abitudini, ma non in fretta: subito!...
Il lombrico, fondamentale alleato nell’orto e nel giardinoSuvvia, non fate quella faccia schifata, il suo aspetto non è poi così ripugnante e poi la maggior parte del suo tempo lo passa sottoterra (per emergere per lo più...