L’Italia chiude la sua Olimpiade con 28 medaglie e 8 ori, in una sostanziale continuità con quanto ottenuto quattro anni fa a Pechino. Scherma, spari, taekwondo e pugilato le discipline più azzurre. Terribile flop del nuoto.
Quattro giorni possono bastare per smaltire la sbornia olimpica ed analizzare quanto ottenuto dalla spedizione azzurra a Londra senza essere coinvolti emotivamente dai trionfalismi della prima ora.
L’Italia riattraversa La Manica con 28 medaglie, esattamente quante ne riportammo a casa da Pechino nel 2008, prima che il CIO ordinasse la restituzione dell’argento a Davide Rebellin, squalificato per positività al CERA.
RAFFRONTO - Non ci siamo fatti mancare lo scandalo doping neppure stavolta, preventivo però: Alex Schwazer beccato prima di mettere piede a Londra (Epo rilevato durante un controllo a sorpresa), anche se il suo crollo psicologico gli avrebbe impedito di prendere l’aereo per i Giochi.
Dunque una medaglia effettiva in più rispetto a Pechino, stesso numero di ori (8), stesso numero di argenti (9), un terzo posto in più (11), un bottino tutto sommato discreto. Il medagliere complessivo ci pone all’ottavo posto, una piazza più su di quattro anni fa, ma solo per i demeriti dell’Australia (crollata da 14 titoli olimpici a 7, con un -5 fatto registrare nel solo nuoto fra le corsie).
TREND - “Siamo nel G8 dello sport” si è affrettato a dichiarare con una buona dose di banalità il presidente del CONI Gianni Petrucci. Uno slogan semplice ma efficace per rimarcare i successi della spedizione azzurra. Troppo semplice. L’Italia nel complesso conferma il suo trend storico negativo: 35 medaglie ad Atlanta’96, 34 a Sidney (sempre con 13 ori), 32 ad Atene nel 2004 (con 10 titoli olimpici). Poi il passo indietro marcato di Pechino, ed ora il sostanziale pareggio. Rispetto all’Olimpiade cinese tornano a far metallo le squadre azzurre (anche se solo gli uomini, con l’argento nella pallanuoto e il bronzo nella pallavolo), mentre scompare dal medagliere il nuoto in piscina.
FLOP - Proprio negli sport che assegnano il maggior numero di medaglie olimpiche (atletica e nuoto) sono arrivati i risultati peggiori: solo i bronzi di Fabrizio Donato nel salto triplo e di Martina Grimaldi nella prova di fondo in acque libere. Poco, decisamente poco dalle due federazioni che ricevono i contributi più alti da parte del CONI.
GUERRIERI - La solita miniera è stata la scherma (con ben 7 podi), ma più in generale gli sport di lotta e di precisione hanno permesso all’Italia di restare a galla: 3 ori dal fioretto (le due squadre ed Elisa Di Francisca), uno dal tiro con l’arco (la squadra maschile), uno dal tiro al volo (Jessica Rossi), uno dal tiro a segno (Niccolò Campriani), uno dal taekwondo con Carlo Molfetta (l’unico degli ultimi 6 giorni di gare, una vera boccata d’ossigeno viste le sconfitte in finale della pallanuoto e di Russo e Cammarelle nella boxe). L’unico titolo olimpico “pacifista” è arrivato da Daniele Molmenti nella canoa slalom, mentre il settore sprint si è inabissato come il canottaggio. Male anche il ciclismo, salvato in parte dal bronzo eroico di Marco Aurelio Fontana nella mountain bike, un podio conquistato con i denti dopo essere rimasto senza sella nel finale di gara.
MORALE - In conclusione il discorso è il solito: lo sport azzurro vive senza programmazione, con federazioni latenti e scarsa attenzione al ruolo dell’attività fisica nelle scuole. Essere fra i primi otto paesi al mondo è un bel vanto, ma i meriti sono solo degli atleti, capaci di inventarsi l’impresa della vita anche quando si allenano tutto l’anno in condizioni sfavorevoli.
Il sito ufficiale dell’Olimpiade Londra 2012
Riccardo Marchese