Lone Survivor
di Peter Berg
con Mark Wahlberg, Taylor Kitsch, Emile Hirsch, Ben Foster
Usa, 2013
genere, azione, drammatico, guerra
durata, 121'

Ignorando per un momento le implicazioni morali conseguenti alle scelte dei due registi, e prima di entrare nei dettagli del lungometraggio che in questa sede ci interessa, a saltare all'occhio è un paradosso tutto cinematografico, scaturito dalla visione di due film che arrivano, più o meno consapevolmente aggiungiamo noi, ad invertite il principio estetico in base al quale sono state informate. Così se "Monument Men" parte con l'intento di ricostruire il dato storico attraverso i codici di quell'intrattenimento spettacolare e poco verosimile delle grandi produzione hollywoodiana, e finisce per assorbire all'interno di una riflessione etica i voli della sua fantasia, "Lone Survivor" fa esattamente l'opposto, filmando un combact film destinato a trasformarsi con il passare dei minuti in un cruento action movie. E se nel primo caso l'inconveniente finisce per dare peso ad un film che rischia l'inconsistenza, l'incongruenza di "Lone Survivor" innesca una serie di osservazioni che riguardano la materia cinematografica, ma non solo. Ci riferiamo innanzitutto alla struttura del film, che appare blindata da un prologo ed un epilogo più significativi di quello che sembra, non soltanto perchè si tratta di inserti che seppur collegati al resto della storia appaiono a se stanti per la natura documentaria, ma soprattutto per le conseguenze di senso che riversano sul resto del film. L'apertura infatti fa da preambolo alla vetrina di virtù e codici guerreschi che seguiranno, con la selezione della tribù guerriera sintetizzata dalle immagini che certificano la cosiddetta "settimana d'inferno" in cui i candidati devono superare prove ai limiti dell'umano, e dove persino la sconfitta - enfatizzata dal rito di posare a terra l'elmetto e suonare la campana-diventa un segno di potenza e virilità. La fine invece, una sorta di album fotografico dedicato ai veri protagonisti della vicenda, riporta la storia che abbiamo appena visto ad una dimensione umana e famigliare dopo gli orrori del combattimento, con il viso felice dei soldati insieme ai propri famigliari, a ricordarci il valore del loro sacrificio.
Rispetto al generoso minutaggio, il film
paradossalmente si gioca le sue carte attraverso queste due brevi
appendici; dapprima fabbricando, attraverso lo spot che ci mostra le
doti di resistenza al dolore ed allo sforzo fisico dei futuri soldati,
una giustificazione all'incredibile, e diciamo noi, inverosimile tenacia
che permette alla pattuglia di rimanere attiva nonostante le
menomazioni fisiche provocate dagli attacchi nemici. Successivamente,
prima dei titoli di coda, arriva a condensare il significato dell'intera
vicenda nella perdita di vite umane (americane), enfatizzata dal
contenuto delle fotografie, e nel valore positivo di un esempio che in
quel contesto di commozione chiude la porta ad eventuali critiche e
riflessioni sui motivi che l'hanno provocato.

(pubblicata su ondacinema.it)