Magazine Cinema
Lutrell, maggiore sostenitore della seconda ipotesi, riesce a convincere i compagni.
I mancati prigionieri, rivoltisi agli uomini di Shahd, rendono però possibile ai talebani un attacco massiccio e su territorio favorevole che mette in ginocchio i soldati USA, individuati, braccati ed uccisi uno ad uno.
Lutrell, unico superstite del suo plotone, si troverà costretto a lottare con tutte le forze per rimanere in vita e tornare a casa.
Chiunque frequenti il Saloon è al corrente di quanto bene il sottoscritto voglia a Peter Berg, molto, molto tamarro regista newyorkese praticamente texano d'adozione padre del serial da queste parti amatissimo Friday night lights, nonchè di alcune chicche come Hancock ed il più recente Battleship, sguaiate pellicole di memoria molto eighties divertentissime dall'inizio alla fine.
All'uscita di Lone survivor, lo ammetto, rimasi perplesso a fronte della scelta di Berg di raccontare una storia profondamente a stelle e strisce che correva il rischio di apparire fuori tempo massimo considerata la sua ambientazione, ma mi ripromisi di dare una chance all'operazione a seguito dell'entusiastica recensione che The Rock ne diede su Instagram nonchè da pareri principalmente positivi giunti dalla critica oltreoceano, accompagnati da un esordio a dir poco dirompente al botteghino.
Affrontata la visione ed informatomi sull'ispirazione dal libro e dalla reale storia di Marcus Lutrell - il sopravvissuto cui presta volto Marc Wahlberg -, decisamente ben riportato, posso affermare di aver trovato Lone survivor una delle cose migliori che l'action realistica abbia prodotto dai tempi di End of watch, ottimamente girato e fotografato, serratissimo ed in grado di rappresentare, di fatto, una versione di grana più grossa del meraviglioso Zero dark thirty, ponendosi un gradino sopra a proposte interessanti come Special forces - Liberate l'ostaggio, rispolverando perfino, a partire dall'inizio del conflitto a fuoco che da inizio alla lotta per la vita di Lutrell e compagni, una matrice quasi horror che ricorda Carpenter ed il suo Distretto 13 o il più recente, misconosciuto e sottovalutatissimo Nido di vespe.
Non aspettatevi, però, di sedervi in sala ed assistere ad uno spettacolo diretto con l'approccio quasi giornalistico della Bigelow, perchè Lone survivor trasuda stelle e strisce da ogni poro, e regala momenti ad alto tasso di retorica come il finale legato alle istantanee dei membri di quella maledetta missione o le morti dei singoli componenti del commando, violente quanto intrise della stessa epica che rese inviso a molti Salvate il soldato Ryan.A prescindere, comunque, dall'apparenza, Lone survivor è solido e cazzutissimo Cinema di genere realizzato con tutti i crismi, per una volta premiato dal successo di pubblico e critica e giustamente preso a modello per quella che dovrebbe essere l'action intelligente lontana dagli effetti e dal pane e salame dei prodotti più fracassoni - comunque da queste parti ugualmente rispettati -: una componente fisica vicina al gusto di Neil Marshall che incontra l'afflato quasi romantico della filosofia USA larger than life, una vicenda di guerra e morte che si è portata via le vite di giovani perduti da una parte e dall'altra della barricata - come in tutti i conflitti, del resto - trasformata in un inno alla vita e alla voglia di viverla e sopravvivere sempre e comunque per farlo, a prescindere dalle prove che ci vengono messe di fronte.In quest'ottica la scelta di non oscurare - anzi, di trasformare in fondamentale anche sul grande schermo - l'aiuto che Lutrell ebbe da una tribù locale legata ad una tradizione millenaria volta alla sacralità degli ospiti diviene un buon viatico per passare oltre le apparenze e mostrare un altro lato dell'approccio spesso e volentieri troppo tendente alla conquista degli States: forse perfino questi novelli cowboys armati di fucili di precisione ed addestrati a superare quasi ogni limite umano sono riusciti a fare loro la lezione più importante fin dai tempi delle lotte senza quartiere con i nativi americaniNon esistono un unico nemico, un unico volto, un'unica guerra.Esistono però dei confini che è sempre meglio non superare, ed altri che è vitale difendere a costo della propria vita.Perchè sono gli stessi che ci definiscono come personeGli stessi che ci permettono di lottare o di morire in pace.O di sopravvivere per continuare a sentirli sulla pelle.
MrFord
"I'm a survivor (What?)
I'm not gon give up (What?)
I'm not gon stop (What?)
I'm gon work harder (What?)
I'm a survivor (What?)
I'm gonna make it (What?)
I will survive (What?)Keep on survivin' (What?)"Destiny's child - "Survivor" -
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