Longhouse!!

Creato il 12 luglio 2011 da Dharmabum

(Borneo Malese)

Prima di partire per le Kelabit Highlands il bilancio del mio viaggio in Borneo era tutto sommato postivo, forse mai in vita mia avevo vista una natura così bella e rigogliosa, ma ad un certo punto mi ero anche abbastanza stancato di passare la maggior parte del tempo in città moderne abitate da persone che vivono più “all’occidentale” di me, e dove non c’era nemmeno una minima traccia di qualche cultura locale.

Onestamente pensavo che anche Bario e le Highlands si fossero ormai completamente “malesizzate”, e che nemmeno lì avrei trovato tracce di culture tradizionali. Fortunatamente mi sbagliavo, e la mancanza di strade finora si è rivelata ancora un deterrente più che sufficiente per i turisti e i grandi businessmen, e il posto in effetti si mantiene ancora tranquillo e piuttosto “off the beaten track”. I turisti organizzati praticamente non esistono e i pochi viaggiatori si incontrano di rado. Certo anche in queste remote regioni del Borneo la cultura tribale si è persa quasi completamente, ma non a causa del turismo, il danno principale qui è stato fatto molto tempo fa dai missionari, che hanno usato il grande potere della conoscenza occidentale per soggiogare le menti semplici degli abitanti di queste longhouses e per costringerli ad abbandonare tutte le loro tradizioni ( bollate probabilmente come manifestazioni del demonio ) e ad abbracciare la cultura europea. Il risultato è stato che i poveri kelabit sono stati trasformati in dei bigotti religiosissimi e superstiziosi che vanno in chiesa tre volte al giorno.

Comunque c’è ancora qualcuno che cerca di mantenere vive le proprie tradizioni, anche se nessuno si fa più tatuaggi da anni ( e questo secondo me è un peccato ) o si mette quegli enormi orecchini che fanno diventare i lobi delle orecchie lunghissimi.

Il volo da Miri a Bario è veramente stupendo. Avevo letto che era uno dei più belli da fare nel Sud-Est Asiatico, ma pensavo fosse la solita esagerazione di chi vuole vantarsi di un viaggio un po’ fuori dalle rotte più battute, ma invece è realmente così. L’aereo è un piccolo e vecchiotto twin-otter a 16 posti, dove si sta abbastanza stretti e si può chiacchierare con i piloti. Lasciata Miri ci si dirige verso le giungle del Brunei e quindi si passa sopra le grotte di Mulu, si scende di quota e si atterra nella piccola pista di Bario che si trova veramente in mezzo alla foresta. Infine ti prendi il bagaglio direttamente dall’aereocome se fosse nel portabagagli di un’auto.

Tra i passeggeri nell’aereo c’è una distinta ed elegante signora, che si presenta come Sina Rang e mi chiede se ho già prenotato qualcosa in città. Come al solito ho solo un paio di indirizzi e nulla più e quando mi chiede se voglio fermarmi nella sua homestay nella longhouse originale di Bario ( tra l’altro alla metà del prezzo che tutte le altre homestays/guesthouses chiedono ) accetto più che volentieri. E’ da quando sono sbarcato qui nel Borneo che sto cercando una “vera” longhouse, e ora ho l’opportunità anche di “viverla” per qualche giorno. Prendiamo quindi una jeep ( le strade di Bario sono dei veri acquitrini, spesso è un’impresa anche girare a piedi, ma le stanno asfaltando ) e ci dirigiamo verso Bario Asal.

Come ho detto questa è la longhouse originale di Bario, dove per molte generazioni i Kelabit hanno vissuto la loro semplice esistenza in totale isolamento, coltivando riso e cacciando selvaggina. Poi arrivarono i missionari, i giapponesi e gli inglesi durante la guerra e infine le compagnie del legname, e oggi tutto sta cambiando. Molti dei giovani sognano l’occidente e abbandonano le highlands per andare a cercare fortuna in città, anche se in realtà l’agricoltura qui è un ottimo business ( il riso di Bario è famoso in tutto la Malesia e considerato la qualità migliore ) e il turismo secondo me ha delle enormi potenzialità.

Nella longhouse ci sono 22 nuclei familiari che vivono una vita abbastanza moderna secondo alcuni aspetti ( nel mega salotto della homestay c’è un’enorme tv lcd ) ma anche molto tradizionale da altri punti di vista. E’ una specie di piccolo villaggio dove tutti condividono ciò che hanno e dove gran parte delle attività casalinghe si svolgono in un’area comune. In pratica non esiste la privacy, nella longhouse il tuo spazio è sempre aperto a tutti gli altri.Al centro di ogni unità abitativa c’è un focolare usato sia per cucinare che per scaldarsi o per socializzare. Non ci sono caminie i soffitti in legno sono completamente anneriti, ma in qualche modo il fumo riesce comunque a disperdersi velocemente. Sina Rang è un’ottima cuoca ma è rimasta spiazzata quando le ho detto che non mangiavo carne, da queste parti i vegetariani semplicemente non esistono. Però dopo qualche consulto con le vicine mi ha cucinato diversi piatti buonissimi a base di riso ( che è proprio delizioso ) e ortaggi, erbe e frutti selvatici della giungla. Buonissime le felci, non avrei mai pensato che si potessero mangiare. E’ anche un’ottima artigiana ed ha una piccola attività di souvenir, che vende all’handicraft market di Miri. Ci tiene molto a dire che i suoi prodotti sono tutti fatti a mano e sono realmente cose tradizionali del Borneo, a differenza delle molte cose che si trovano in città che provengono in gran parte dalla Cina.

Nella homestay c’è anche un gruppo di simpatici operai indonesiani, che pur facendo un lavoro molto duro si alzano alle tre di notte a vedere le partite di premier o di champions league. Sono stato veramente benissimo nella longhouse, ho conosciuto delle bellissime persone ( tra le quali gli anziani genitori di Sina Rang, loro sì tatuatissimi ) e Sina Rang mi ha trattato davvero come un figlio.

I Kelabit sono in genere molto più simpatici e amichevoli del resto dei malesi, anche se non moltissimi parlano inglese. Quasi tutti ti salutano e ti sorridono, soprattutto nei villaggi più piccoli.

A Bario si sta indubbiamente molto bene, e anche senza fare trekking o altre attività si possono passare delle giornate piacevolissime anche oziando o andando a trovare qualche piccola comunità di contadini dei dintorni. Piove quasi ogni giorno ma di solito solo per una parte della giornata. Purtroppo ci sono poche mappe e piuttosto imprecise della zona ( ho comunque trovato un paio di fotocopie all’ufficio del turismo di Miri, che mi hanno consentito di perdermi un paio di volte ma anche di raggiungere qualche bel villaggio) e quindi non è facile organizzare delle escursioni. Qui siamo realmente nel cuore del Borneo, e basta camminare per mezz’ora per trovarsi in mezzo alla più fitta foresta pluviale. Non ci sono sentieri segnati ed è veramente facilissimo perdersi, inoltre queste giungle sono umidissime e spesso si affonda nel fango fino al ginocchio. In ogni caso non mi andava di prendere una guida e mi sono inoltrato più volte nella giungla da solo, ed è stata un’esperienza bellissima, che però consiglierei solo a chi è un escursionista molto esperto capace di orientarsi in qualsiasi condizione, se ti perdi da queste parti rischi veramente di lasciarci le penne ( a quanto pare un italiano c’è andato molto vicino, magari racconterò la sua storia nel prossimo post ).

info utili:

Volo a/r Miri-Bario: 1 ora, 180 ringgit

Pensione completa nella homestay di Bario Asal: 40 r al giorno


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