Enhydra lutris (Linnaeus, 1758), comunemente nota come lontra di mare è un mammifero appartenente alla famiglia dei Mustelidi.
Più massiccia e meno sottile, con una coda relativamente corta, rispetto le altre lontre, l’Enhydra lutris può raggiungere, nei maschi più grossi, i 45 chilogrammi di peso e 148 cm di lunghezza totale, e può superare nel peso la lontra gigante del Brasile.
La lontra marina in mare aperto vive in gruppi anche molto numerosi, galleggiando sull’acqua a pancia in su, e tuffandosi poi sui fondali a caccia delle sue prede preferite: ricci di mare, cozze, e certe grosse orecchie di mare (molluschi Aliotidi) denominati «abalones» (Haliotisspp.) di cui le acque costiere del Pacifico sono ricchissime. I grossi molari arrotondati sono perfettamente adattati a spezzare gusci e conchiglie, ma per quelli più duri la lontra è solita portar su dal fondo una pietra, porsela sul petto e sbattervi poi sopra il mollusco in modo da romperlo.
Anche per staccare gli abaloni dalle rocce del fondo vengono spesso usate delle pietre: comportamento davvero curioso e interessante che fa della lontra marina uno dei pochissimi animali noti per essere capaci di servirsi di «utensili».
La lontra di mare, a differenza di altri mammiferi marini, non possiede uno strato di grasso.
L’isolamento e la termoregolazione sono affidati alla folta e stupenda pelliccia (capace di trattenere una certa quantità di aria intrappolata nel pelame), oltreché ad un elevato e vivace metabolismo. Ciò rende l’animale particolarmente vulnerabile all’inquinamento marino, poiché se la pelliccia si sporca o si imbeve di petrolio perde le sue qualità isolanti, con conseguente rapido raffreddamento del corpo e morte dell’individuo. Si comprende bene la grande cura che la lontra riserva alla propria pelliccia, dedicandovi una notevole aliquota della propria attività giornaliera, eliminando lo sporco e pettinando i peli.
Le lontre di mare sono creature affascinanti: buffe e curiose, usano sassi per rompere i gusci dei molluschi, si ancorano con il kelp per non farsi trascinare via dalla corrente mentre schiacciano un sonnellino. Eppure, questo animale è stato quasi sterminato a causa della sua pelliccia.
A partire dal Settecento, il commercio delle pellicce ha decimato la popolazione di questi animali, facendola estinguere da gran parte del suo areale originario, che un tempo si estendeva dal Giappone alla Russia, e attraverso l’Alaska arrivava a sud fino alla Baja California.
Oggi, le due sottospecie vivono lungo le coste delle isole Kurili in Russia nelle isole Aleutine e nello Stato di Washington, mentre la terza vive al largo della California.
Campagne di sensibilizzazione come l’imminente “Sea otter awarness week”, che quest’anno va dal 21 al 27 settembre, si propongono di portare all’attenzione del pubblico un animale che ha ancora bisogno della nostra protezione.
(fonte: http://www.nationalgeographic.it)