La faccia immersa nella neve, come ovatta soffice che gli toglie il fiato. È la vertigine dell’apnea. Pochi attimi prima Lorenzo stava sciando con Johanna, la sua fidanzata. Un momento spensierato come tanti, ormai irrimediabilmente ricacciato indietro, in un passato lontano. Poi la corsa in ospedale in elicottero, il coma farmacologico e un’operazione di nove ore alla colonna vertebrale. Dai capezzoli in giù la perdita completa di sensibilità e movimenti. D’ora in avanti Lorenzo e il suo corpo vivranno da separati in casa. Ma l’unica cosa che conta, adesso, sono le mani. Poter riprendere a muoverle, poter ricominciare a suonare la chitarra, perché la musica è tutta la sua vita. Sì, perché Lorenzo Amurri, romano del ’71, produttore musicale, suona da quando era ragazzo. Ed è stata proprio la musica a farlo rinascere dopo l’incidente. Come ci dirà in questa intervista, in cui parlerà del suo libro – un’autobiografia – pubblicato di recente da Fandango, intitolato: “Apnea”.
Quanto tempo fa è avvenuto l’incidente sulla neve?
Sedici anni fa.
Qual è il ricordo peggiore?
Sinceramente non ho un ricordo peggiore, forse l’inizio: sempre a letto, tanti dolori, flebo di qualsiasi tipo, la corona con le viti conficcate nel cranio. Un grande smarrimento. Un mese e mezzo in rianimazione a Terni e nove a Zurigo.
Cosa le ha dato la forza per resistere?
Mi sono aggrappato alla mia famiglia, ma soprattutto alla mia compagna di allora che non si è mai persa d’animo e mi è stata sempre accanto, dimostrando grande amore e forza.
Qualcuno l’ha delusa?
Ci sono stati momenti di tensione con qualcuno, ma facevano parte della comprensione di quello che era accaduto. Una definizione di confini, ma nessuno mi ha deluso. Se qualcuno mi ha voltato le spalle, non era un vero amico e non ha provocato danni.
Dopo quanto tempo è uscito dall’apnea?
Dopo quasi due anni.
Cosa le ha permesso di tornare a vivere?
Proprio la voglia di vivere. E’ uscita nuovamente fuori con grande forza. Devi capire che la vita è bella, e se il cervello funziona, va vissuta.
Ma chi le ha dato la spinta più grande?
Quella può solo venire da te stesso. Se non sei tu a decidere, nessuno è in grado di farlo per te.
La musica e la scrittura – perché lei ha scritto altro prima di Apnea – sono state di aiuto?
La musica sicuramente, dopo un iniziale rifiuto. La scrittura è venuta molto dopo. Diciamo che avevo un incosciente bisogno di fermare quel periodo e forse riviverlo, ma con l’esperienza adatta per analizzarlo nel profondo.
Oggi com’è la sua vita?
Bella, a volte difficile come quella di tutti. Direi abbastanza serena.
E quindi com’è uscire da quella “sospensione”?
E’ scrollarsi di dosso un peso molto opprimente, sentirsi leggeri, liberi di nuovo, finalmente.
Cosa ha scoperto di sé dopo l’incidente?
Tante cose. Una maggiore sensibilità verso il prossimo, la capacità di esprimermi a parole senza l’indispensabile strumento musicale, l’unico modo che conoscevo per comunicare partiva da lì. Ho imparato che chiedere aiuto non sminuisce, e che non ci si deve mai vergognare del nostro aspetto o della nostra condizione.
In tanti, dopo aver subito un incidente come il suo non riescono a farsene una ragione e parlano di punizione divina, di destino crudele. Eccetera. Lei cosa ha raccontato a se stesso?
Niente succede per caso. Tutto porta a qualcosa, non ci si deve perdere d’animo anche se, mi rendo conto, a volte è molto difficile. E non tutti hanno la forza e la volontà di uscirne. Al ‘divino’ non credo, quindi niente punizioni né destini crudeli.
Cosa le manca oggi?
Mi manca la possibilità di suonare, mi manca l’indipendenza. Ma sono momenti. Tutti abbiamo fasi più buie di altre, l’importante è non restarci imprigionati.
Ha paura?
Sì. Di volare. Anche se nei sogni cerco sempre di farlo.
Si sente un tipo tosto?
No, mi sento me stesso, sempre.
Il suo libro a chi è destinato?
Non c’è un target preciso. Dai messaggi che ricevo sta arrivando a tutti quelli che lo leggono. Persone con problemi simili ai miei ci si riconoscono, e questo è il regalo più prezioso, altre iniziano a vergognarsi della futilità dei loro lamenti. Prendono coscienza che i problemi gravi sono altri, e questo mi fa piacere. Vorrei che le persone ‘normali’ fossero più informate su quello che c’è dietro una sedia a rotelle, e imparassero a relazionarsi normalmente con chi ci vive sopra.
In futuro?
Vorrei scrivere altri libri .
Cinzia Ficco
Lorenzo Amurri ha suonato e collaborato con diversi artisti (Tiromancino, Lola Ponce, Lory d, Asia Argento, Califano). Ha poi deciso di dedicarsi alla scrittura, prima attraverso un blog (tetrahi. blogspot.com), poi scrivendo racconti, uno dei quali pubblicato nella raccolta Amore Caro a cura di Clara Sereni (Cairo Editore). Apnea è il suo primo romanzo.