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Lorenzo Viani, Giulio di Canale

Da Paolorossi

Viareggio - Viale Marconi nel 1939 - Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri - N.4-agosto 1992

Viareggio – Viale Marconi nel 1939 – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri – N.4-agosto 1992

Giovanni Gentile, il filosofo, correggeva, con la serenità con cui Epitteto scrisse il Manuale, certe voluminose bozze di un suo volume, il filosofo Carlini, magnifico Rettore dell’Università di Pisa, giocava al tamburello con Carlo e Camillo Pellizzi, l’onorevole Franco Ciarlantini, da poco incimentatosi con Benedetto Croce, stava seduto, all’usanza dei turchi, vicino a Giovanni Gentile. Costumi da bagno, torrido agosto, per sfondo il mare di Versilia, per quinta il monte Carchio dirupato. Quando, eccoti che non eccoti, lo scrivente vede apparire di lontano il filosofo estemporaneo Giulio di Canale a cui, non visto, fece il cenno che fanno le guardie ai quadrivi quando il transito è interdetto. Giulio di Canale si fermò come una statua di sabbia sul tombolo su cui aveva fatto apparizione e s’ebbe un altro cenno, dallo scrivente, di prendere la via lunga.

 L’estate in cui Giovanni Papini, il filosofo, soggiornò, sposo e padre, alla villa di Campomare, in Versilia, la terrazza della villa era di continuo movimentata: «rimolle» di giovani filosofi, – i marinari chiamano «rimolle» quelle fitte armate di pesci che si affilano alla luce di una lanterna – convenivano a Campomare. Un giorno Giovanni Papini parlava, – si potrebbe dire a motore spento, – di cose usuali; Bruno Cicognani l’ascoltava seduto su di un divano alla moda dei turchi; nel pinetto le figlie di Papini giocavano al tamburello, quando, eccoti che non eccoti, lo scrivente, seduto sul parapetto della terrazza, scorge, lontano lontano, approssimarsi il filosofo estemporaneo Giulio di Canale a cui fece i segnali medesimi di quando egli si avvicinava al gruppo degli amici di Gentile.

Viareggio - Hotel Select Palace - oggi Principe di Piemonte - Foto tratta da Viareggio Ieri - N.20-luglio 1991

Viareggio – Hotel Select Palace – oggi Principe di Piemonte – Foto tratta da Viareggio Ieri – N.20-luglio 1991

 Un paio di estati fa, Ugo Ojetti, Pirandello e Fraccaroli parlavano di teatro nell’antisala di un grande albergo; chi transitava dal viale Carducci poteva vederli agevolmente. Ecco che, a un tratto, lo scrivente vede il filosofo estemporaneo affissato sui tre personaggi con negli occhi il determinato proposito di avvicinarsi loro. E l’estemporaneo s’ebbe i medesimi gesti, dallo scrivente, di quando cercò avvicinarsi a Gentile e a Papini.

Viareggio - Hotel Principe di Piemonte ai giorni nostri

Viareggio – Hotel Principe di Piemonte ai giorni nostri

Ma un giorno che Leonardo Bistolfi e Lodovico Pogliaghi parlavano con lo scrivente di cose complicate, il filosofo estemporaneo, che tra l’altro, è anche scultore, malgrado le segnalazioni, staccò il trottello, s’impancò nel gruppo e domandò un ricordo ai due maestri. L’ebbe e guardò tracotante lo scrivente.

 Quando le saette scheggiano gli alberi che son davanti al mio studio, e il vento li sbarba, e la grandine suona il tamburello sui finestroni, m’affaccio all’uscio di casa perchè sono sicuro che dalla via provinciale di Pietrasanta spunta, pedalando sopra un colossale macinino da caffè, il filosofo estemporaneo Giulio di Canale.

Nelle torride giornate estive, quando la canicola arroventa le tegole, incenerisce le strade, fa buttare delle crepe alla terra arsita dei campi, e le cicale intignano le foglie dei pioppi, all’ora di mezzogiorno quando la gente si gode il maestrale sotto le frasche d’ontano, io m’affaccio all’uscio di casa perchè son sicuro che il filosofo estemporaneo avanza, come Giove, entro un nuvolo di polverone che ammolina sui pedali della sua bicicletta assetata di lubrificanti.

Se, viaggiando in auto sulle vie della Lucchesia, scoppia una gomma, e non c’è il pezzo di ricambio, e nessuno sa dove sia un telefono, non c’è da sgomentarsi; chè, da un attimo all’altro, vedrà spuntare da una storta di strada il filosofo estemporaneo, il quale indicherà anche dove il diavolo tiene la coda.

Viareggio - Viale Carducci - Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri -N.12-settembre 1994

Viareggio – Viale Carducci – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri -N.12-settembre 1994

Ai primi freddi non ti coprire; ai primi caldi non ti spogliare. Non filosofia, questa, ma saggezza rimata. Giulio di Canale non si copre ai primi freddi, non si spoglia ai primi caldi. Il sinibbio, quel vento gelato che strina le foglie, fa guasto, ma Giulio di Canale, con un pigiama color panna montata, lo disfida in qualunque contrada scoperta.

– Oggi si soffoca, – urlano i villeggianti e si sbottonano e soffiano, ma Giulio di Canale, col bavero tirato su fino agli orecchi, pedala verso le pietraie di Ceragiola.

La figura fisica di Giulio di Canale mal si attaglia a una cornice d’ordinaria misura: uomo smontabile come la sua bicicletta, quando v’è sopra si immedesima con la macchina, il pedale s’innesta con la scarpa che l’abbocca col fiosso sdrucito, la manopola diventa il sesto dito della mano, la forca rinforza di tre sostegni di ferro le gambe scivertate di Canale, se scricchiola la moltiplica senz’olio scricchiolano l’ossa di Canale aride di sinovia. Se da quest’epoca, nei millenni, si trarranno dei mostri mitologici, – si dice centauro a chi cavalca in modo da parere una sola cosa cavallo e cavaliere,– non c’è da stupirsi che esca fuori un ciclocanale.

Il naso adunco di Canale fa sovrumani sforzi per combaciare con la bazza volta all’insù, – la sacrificata è la bocca, – gli occhi di fauno, salati come quelli delle sarde, lampeggiano tra i cespugli dei capelli canapini; una noce di cocco schiacciata con il pugno potrebbe approssimarsi alla testa di Canale. Ma che cos’è quel lindo fazzoletto di tela batista, stirato e lucido, che spunta dal taschino del cappotto color erba di mare, perennemente? Sopra v’è la sigla, in nero, con le due lettere L. B., intrecciate, la medesima sigla che è sulla base del monumento a Garibaldi in Sanremo, e sul blocco statuario del Maloia in memoria di Giovanni Segantini, e sulla base del monumento a Giosuè Carducci in Bologna. Il fazzoletto perennemente lindo che Giulio di Canale porta sempre pendente, come una rametta di fiori bianchi, dal taschino è il ricordo che quel tal giorno egli supplicò da Leonardo Bistolfi, il quale, sant’uomo, lo passò dal suo al taschino di Giulio di Canale. Per varie settimane il fazzoletto del maestro sventolò come una bandiera di pace sul manubrio della bicicletta del filosofo estemporaneo.

La Lucchesia terra ferace di poesia estemporanea, Teresa Bandettini-Amarilli Etrusca, Angeloni, Fortunato di Goma, doveva dare anche un filosofo estemporaneo.

Domande a bruciapelo e a tiro rapido: un pensiero sull’Architettura?: – Architettura s’accorse che il forno è la rovina delle case. Un pensiero sulla Chirurgia?: – Chirurgia s’accorse che la gola è un passo stretto. – E un altro sulla Geografia?: – Geografia ebbe bisogno della Guerra. – E l’Astronomia?: – Quella è l’inventario del cielo.

Sentenze: Ragione a forza di ragionare ebbe torto. – Rettitudine ruppe in curva. – Devozione a forza di «amen» sciupò la messa. – Giustizia dopo aver provato tante stadere fece a occhio e croce. – Carità saltò tre piatti per mangiare pane ammuffito e bevere alla fonte. – Buono costava un soldo e non lo comprava nessuno. – Prudenza fu morsicata da pecora. – Costanza fu messa in mezzo da un incostante. – Medicina dopo tante speculazioni concluse che l’insalata non fa collottola. – Giuria a forza di punti si cucì una camicia. – Inquirente disse a Censito: A casa dei ladri non si ruba. – O voi! I proverbi non riempiono la pancia. – Dopo questa sentenza, Giulio di Canale salta sul sellino e via di volata verso le pietraie di Ceragiola.

 Un tempo, assai remoto, Giulio di Canale, al di là di un reticolato, che proteggeva, alla Fossa dell’Abate, lo studio di Plinio Nomellini, che nel viso ha qualche tratto di Canale, cercava di veder quello che si faceva dentro. Apriti terra: Nomellini, che vanta tra i suoi antenati un pirata livornese, uscì dallo studio; la tavolozza, rossa di lacche e cinabri, sembrava uno scudo insanguinato, e l’arreggipolsi una lancia in resta: – Chi siete voi? –– urlò a Canale.

Canale dopo la prima interdizione rispose: – Un uomo piccolo.

– Via!

– Ma…

– Via ho detto!

– Pensate galantuomo che se la superbia fosse arte, – rispose Canale, – molti sarebbero i dottori.

– O chi sei, – soggiunse Nomellini, – fatti vedere nel grugno. Entra, si beve un quartuccio.

– Mosca! La lingua l’ho anch’io ve’! – disse Canale bevendo.

 

( Lorenzo Viani, “Giulio di Canale” racconto tratto da “Il nano e la statua nera”)

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