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Lorenzo Viani, Il nano e la statua nera

Creato il 13 maggio 2013 da Paolorossi

svizzeri a ieri - VI-2-10- 1989 apr

La parola «Coloniali» era dipinta, tanti tanti anni fa, sopra una insegna di lamiera color pancia di topo. Le lettere vi spiccavano sopra in celeste prussiano. I rivenditori dei «coloniali», liquirizia ed altri generi, erano svizzeri; quelli del paese, dicendo «gli Svizzeri», incorporavano nome, cognome e i generi diversi che costoro smerciavano all’ingrosso e al minuto. I marinari anche quando si trovavano con il bastimento all’ancoraggio nei porti di Barcellona o di Marsiglia, dicevano al ragazzo di bordo: – Vai dagli Svizzeri, e prendi una libbra d’acquavite e una di rumme. – Il ragazzo entrava nella prima rivendita di liquori che incontrava: sicuro sicurissimo di essere capitato dagli Svizzeri.

Via di Mezzo ang. Via S.Francesco (Foto tratta da Viareggio ieri – N.10- 1989 apr )

svizzeri a oggi

«Gli Svizzeri» di Viareggio avevano la loro rivendita sull’angolo di Via di mezzo, quasi dirimpetto ad una taverna denominata «Il Prometèo», sul cui nome strambo un poeta aveva rilevato la seguente quartina:

 Se ti dà l’animo d’andar per vezzo,

vicino all’angolo di Via di mezzo

vedrai l’insegna, con la lanterna

del Prometèo fatto taverna.

Via Veneto (già via di Mezzo) ang. Via S.Francesco, oggi

 Gli Svizzeri erano due fratelli e una sorella. I tre esalavano un profumino anaciato che incantava. I fratelli, uno alto e giallo quasi come un Cinese aveva i baffi e i capelli del colore del rumme, gli occhi lucidi come quelli di maiolica infissi su certe statue di legno di Barberia. Quando questo Svizzero mesceva, da un bottiglione verde ramarro, un certo liquore anaciato, si avvincava indietro, guardando, con una discesa a quarantacinque gradi, il bicchierino, sigillo di vetro sul banco d’argentone. Il fratello, più basso, lardato, gelatinoso, pareva fosse stato sbollentato e scodellato al di là del banco delle spezie e delle caramelle; lentissimo nel servire, contava e ricontava sul banco anche i grani della regolizia, di cui andavano matti i ragazzi. La «Svizzera», loro sorella, stava in un canto, seduta su di una poltrona imbottita di capecchio che, sbuzzata qua e là, scapecchiava dei ciuffi lanuginosi, ch’essa prendeva e scardassava con le manine bianche come le candele di una cassetta che era prossima a lei e che lei smerciava alle donnette della Pinciana. La «Svizzera» era piccola piccola, con degli occhiettini neri su di un visino di bimba rinvecchignita, su cui spiccava un parrucchino nero come la pece.

Quando gli Svizzeri rimanevano soli con la «Svizzera», loro sorella, quasi simultaneamente si voltavano verso la complicata tastiera delle bottiglie; e così, di schiena, bevevano come se avessero consumato un misterioso rito; la «Svizzera», senza scomodarsi dalla poltrona, si abbeverava ad una bottiglina, che pareva tenesse in caldo sulla pancia.

 ( Lorenzo Viani, Il nano e la statua nera )

svizzeri b ieri - A Viareggio con il treno dei ricordi - Pezzini Editore - 1992

Via di Mezzo ang. Via S.Francesco (Foto tratta da A Viareggio con il treno dei ricordi – Pezzini Ed. – 1992 )

svizzeri b oggi

Via Veneto (già via di Mezzo) ang. Via S.Francesco, oggi


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