La “Ruota” girava ancora nel capo del popolo, era l’ordigno che prendeva dalle mani della madre l’innocente e lo riduceva ignoto, sotto il crocione di ferro che graticola la sinistra apertura ed è fermo sull’asse arrugginito. Su questa pianura giravano tante ruote, quelle sul cui vertice è ritto un contadino, e le spinge e le muove coi piedi; le ruote, a guisa di quelle dei molini, ingollavano con le votazzole alternate l’acqua dei canali, su cui erano imperniate, e la rendevano ai campi assetati. L’uomo, ritto sulla ruota, visto sul fondo del cielo vi cammina e sta fermo.
Questi ordigni riportavano il pensiero alla “Ruota”, ai figli della “Ruota”.
Firenze – “Ruota” degli Innocenti
L’amico che studiava con me e aveva una gamba e un braccio rattrappati, un occhio strabuzzato, i denti felini e un pel gattino biondo su tutto il viso terragno, vestiva di un regatino fatto al telaretto, di color piombo, e portava un berretto d’incerato su cui erano, in rosso, due lettere: P. V., mi confessò quel giorno il suo stato.
– È tanto tempo che mi scervello sulle iniziali che hai stampate sul berretto. Spiegamene il significato.
L’amico mi guardò umiliato.
– Sono ricoverato nell’Istituto dei Poveri Vecchi – rispose.
Rimasi perplesso.
– Sono un figlio della “Ruota” – disse. – Nel girare, mi suppliziò il braccio e la gamba; per una quindicina d’anni mi tennero all’Ospizio, poi, non avendomi reclamato nessuno, mi hanno passato nei Poveri Vecchi, e studio a spese del “Ritiro”. Ho già fatto un paliotto d’altare per la cappella ed ora sto facendo l’ingrandimento a sfumino del presidente del “Ritiro”.
Dal taschino della giubba gli spuntava fuori lo sfumino di cartone rattorto e acuminato.
– Vedi, quando vedo quelle ruote mi viene in mente la mia “Ruota” del supplizio.
Tenebrato nel viso, tolse dal taschino lo sfumino: così celeste com’era sembrò una lama. Fece il gesto d’incicciare qualcuno. Quando si fermò aveva gli occhi torbati di sangue, e guardando la ruota disse:
– Vigliacca.
( Lorenzo Viani, tratto da “Il figlio del pastore”, 1929 )
Firenze – “Ruota” degli Innocenti