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Lorenzo Viani , Settimana Santa in chiesa e in mare

Da Paolorossi

Per tutta la Settimana Santa, nelle chiese, sono state coperte le croci con dei teli scarlatti come sangue vivo, sull’altar maggiore si è apprestato il sacro Sepolcro, e sui catafalchi scabre statue di legno componevano il tragico gruppo della Deposizione; un lenzuolo candido, disposto con pieghe larghe, ravvolgeva il corpo martirizzato di Gesù, la rozza scala appoggiata alla gran croce era di sostegno a Nicodemo. Il suono rauco di una rudimentale cassa armonica, traversata da un mozzo girevole come il frullone di un buratto, ribattendo sotto le navate colpi simili alla gualchiera di un mulino, attristava i fedeli inginocchiati tra le vecce bianche e i lumicini delle lucernette a olio.

Viareggio - Interno della chiesa di S.Antonio prima della distruzione dei bombardamenti  della seconda guerra mondiale - Foto tratta da Viareggio Ieri - N.20- luglio 1991

Viareggio – Interno della chiesa di S.Antonio prima della distruzione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale – Foto tratta da Viareggio Ieri – N.20- luglio 1991

Sul cielo turchino e sul mare tragittano le croci nere che i pescatori, devoti e solenni come quelli di Galilea, hanno dipinto sulle vele gialle dei bragozzi al vertice di schematici Calvari. Le rigide vigilie di questa Settimana Santa hanno fatto sciogliere le gomene a tutte le barche pescherecce.

Quando i sacchi colmi si rovesciano sulla coperta, una palpitante varata di colori vivi come il cielo, scintillanti come rubini, freddi come il diaspro, color fondo marino, e zaffiri, e oro, e madreperle, tra aculei argentati e d’acciaio mettono un subbisso di pietre preziose tra le corbe di vimini. Il tempo non ha vulnerato la distesa cerula di questa spera di mare; gli uomini dai bei visi apostolici, bronzati dalla salsedine a torso nudo, trafficanti sulle maglie delle reti a spiccare i pesci impigliati, e il taglio delle vele latine crocisegnate, gonfiate dal vento immutabile, riportano col pensiero alla pesca miracolosa del mar di Tiberiade. Il Santo protettore dei pescatori, dall’alto della chiesa più alta, par benedica l’opra.

Velieri all'uscita del canale - tratta da Nuova Viareggio Ieri -N.7-Giugno 1993

Velieri all’uscita del canale – tratta da Nuova Viareggio Ieri -N.7-Giugno 1993

I grandi barchi di lungo corso, all’ancoraggio nelle darsene, per tutta questa Settimana Santa hanno tenuto imbroncati i pennoni in direzione obliqua all’albero, e han formato delle croci che si sono scomposte al suono festevole delle campane annunzianti la Resurrezione. A quei doppi i vecchi navigatori si sono umiliati e hanno baciato la terra.

 Quando questi lupi di mare, in tempi lontani, veleggiavano coi barchi tra cielo e mare, nei giorni della Settimana Santa il capitano, che dopo Dio è il massimo padrone a bordo, li umiliava, anche nel furore delle tempeste, con la lettura del manuale della nautica cristiana in cui è prescritto il modo di santificare le feste sull’aperto mare. I vecchi capitani, timorati di Dio, leggendo il sacro itinerario, si tramutavano in tanti sacerdoti: «Col pensiero, oggi, giorno della Santa Pasqua, portatevi al vostro paese e immaginatevi di trovarvi coi vostri parenti e coi vostri compagni nella chiesa, nelle ore delle sacre funzioni, e là assistete in ispirazione al sacrifizio della Santa Messa». Il capitano, volto lo sguardo al ramoscello d’olivo benedetto legato in cima all’albero maestro, rammemorava all’equipaggio che quell’olivo era stato colto negli oliveti del paese, ed era stato benedetto nella domenica delle Palme nella chiesa dove tutti avevano ricevuto il battesimo. E, col canto fermo della chiesa, intonavano i versetti invocativi:

La Vergine Maria, gli Angioli santi,

gli Apostoli del regno prezioso,

li Martiri, li Beati, e tutti quanti,

preghin per noi il Padre glorioso,

che ci conceda grazie qui davanti,

che possa dir con sermon prezioso,

i gran misteri della Santa Croce.

I capitani, tutta gente provata e confermata nelle tempeste, con dei visi di barbari, marchiati dai piovaschi, dalle barbe asprite di salsedine, con gli occhi smaltati di bianco e di nero, e la bocca sigillata e arsita dal tabacco, sfogliavano il manuale della nautica cristiana come togliessero la pelle di dosso ad un eretico e leggendo fremevano e lacrimavano: «Alla vista del maggiore di tutti i delitti oscurossi il sole, la terra si scosse e si ricoprì di tenebre, le montagne si divisero, le tombe si aprirono, il sacro velo del tempio squarciossi, sudò l’aria, andarono i mari, arrestaronsi i fiumi, gonfiarono i laghi, fecer tempesta i rivi, la natura sembrò sentire la morte del suo Autore. Il sapiente Dionisio Areopagita alla vista di tanti orrendi prodigi esclamò: «O l’Autore della natura patisce o la macchina del mondo si dissolve!»

«Non vi sentite arricciare la pelle?» chiedevano i capitani alle ciurme prostrate.

«Sì,» rispondevano gli uomini senza alzare il capo.

 In questa estate primavera le fresche ventate muovono gli oliveti e portano al mare fioretti setati che piovigginano sulle facce dei guardiani di barche che, con le grandi mani incotte, si tolgono dal viso quella prurigine odorosa. Quella specie di mastini assonnati guardano trasognati il palmizio alto, embricato, che, tra le basse arcate della Capitaneria, fa esplodere nel cielo turchino le verdi frappe, penne aculeate di fuoco, ed essi hanno l’illusione di navigare ancora tra veglia e sogno verso la terra di Gesù. Una croce di pece è pitturata sul fasciame della barca e dà alla stiva lo squallore della catacomba; dai boccaporti si scorgono pezzi di cielo su cui sciamano gabbiani bianchi come colombi, e alberi senza sartie, scerpati dei pennoni, con la sola crocetta di mezzana su cui si posano gli uccelli stanchi del volo.

Ai primi brividi della sera, quando le darsene fiatano i primi veli notturni, sulle fiancate delle Alpi, verso il Carchio dirupato come il monte Calvario, nei paesi acchiocciati sotto gli aspri scheggioni, e giù, dove la pietra s’ingolfa negli olivi, con le prime stelle, si sono accesi un subbisso di lumicini.

Sono i paesi in cui per diritto triennale si compie la processione di Gesù morto, e i catafalchi con le statue di legno trabalzano sulle spalle dei cavatori.  A quell’ora i guardiani lasciano i loro covili e per tutta la notte vanno come anime in pena lungo il pietrato in cui è ormeggiata la barca e fanno buona guardia come il cane alla gregge addormentata.

Se qualche stella cadente simile a uno scandaglio d’oro s’arca nel cielo, essi si fanno il segno della santa croce: quelle sono anime di eretici, che in queste notti bruciando precipitano nell’Erebo: così gl’insegnarono i vecchi capitani che l’avevano appreso sui libri.

E sono rimaste scoperte le croci piantate da pie persone sui crociali delle vie di campagna sotto cui son passate in questi giorni le Confraternite che si recavano alla visita dei sepolcri e alle Stazioni della «Via Crucis» su per gli schienali dei monti. Croci d’olivo annerito dai piovaschi, con tutti gli emblemi della Passione del nostro Signore; le tanaglie, il martello, i chiodi, la lancia, la mano, la canna, la corona di spine, la spugna intrisa d’aceto e fiele. I gradini di quelle croci sono le ultime soste dei viandanti affaticati prima di fare ingresso nella città.

Oggi tutte le croci sono scoperte. Al suono delle campane, annunzianti la Resurrezione, i teli scarlatti come sangue vivo, sono stati tolti, ed è cessata sotto le navate la rauca tristezza dello strumento primordiale; anche le vecce sono inverdite sull’altare e una luce balenante d’oro irradia tutta la chiesa. Il canale è un tumulto di vele ripercosse, e le corbe colme di pesci luccicano sul pietrato.

Viareggio - Velieri - Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri-N.11-marzo 1994

Viareggio – Velieri – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri-N.11-marzo 1994

Per la Pasqua le barche staranno al sicuro ormeggio delle darsene e i pescatori sederanno alla mensa domestica; se qualche posto è vuoto, per qualche congiunto che si trova lontano sul mare, si benedice anche per lui l’uovo perchè tutti hanno la certezza ch’egli, all’ora di mezzogiorno, col pensiero è lì al suo posto. I ragazzi legano con una corda incatramata una verde rama d’olivo benedetto che il dimani, dopo essersi fatti il segno della croce, porteranno sulla cima dell’albero al posto di quella seccata che salvò le antenne dai venti e dalle saette.

«Così è stato per l’eternità! » e il padre si segna e siede alla mensa benedetta.

 

( Lorenzo Viani, tratto da “Il nano e la statua nera”)

Viareggio - Porto

Viareggio – Porto

 

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