Villa Borbone – Chiesa – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri -N.9-novembre 1993
La chiesa era addossata al “Palazzo”, tutta di marmo bianco a strisce celesti e rosa, con una lunetta a mosaico sotto l’architrave; di fuori si vedeva tralucere dai vetri sempre una luce laccata. […]
La chiesa era anche il Mausoleo dei Borboni e dei Duchi di Parma e di Lucca: le tombe una sull’altra, spaziate dai bei lastroni di marmo nel breve ambito di una cella, occultate da una tenda di broccato rosso erano rischiarate dai bagliori diacci di una vetrata di lastre smerigliate che filtrava su loro una luce argentata. Dalle pinete veniva l’odore della ragia di pino, acre come il fumo di una torcia a vento.
Viareggio – Villa Borbone – La Chiesa
Lì riposavano Enrico di Borbone Conte di Bardi, S. A. R. Maria Pia di Borbone Duchessa di Parma, S. A. R. Roberto di Borbone Duca di Parma, Piacenza e Guastalla, e Anastasia, Augusto, Ferdinando Principi di Parma, S. A. R. Luisa di Borbone. Il sarcofago in cui riposava Carlo III di Parma, Principe di Spagna, ucciso a Parma nel 1854, era addossato alla fiancata della chiesa ed aveva dirimpetto quello di suo padre Carlo Lodovico di Borbone Duca di Vienna e di Lucca.
Viareggio – Villa Borbone – Interno della Chiesa
Se qualche visitatore penetrava nella Cappella, sentiva sotto i suoi piedi risuonare il boato d’antiche tombe come campane d’argento e gli rispondevano quelle d’oro occultate dalla volta stellata. I nomi scolpiti sui lastroni e le parole colmate d’oro di zecchino, lucevano come illuminati dall’inferno delle tombe. La figura di Carlo III, reclinata sull’omero, coperta dell’ermellino, partito in pieghe di grande dignità, pareva sollevata da un vasto respiro.
Viareggio – Villa Borbone – Interno della Chiesa
Andavo sovente ad alzare la tenda di broccato; i nomi delle città scolpiti sulle tombe: Cannes, Madrid, Bolzano, Warteggel, Biarritz, Vienna, Gaeta, Bilbao mi facevano sognare viaggi in terre lontane, nel torpore dell’incenso mortuario. Il profumo dinervante dei fiori avvizziti nel chiuso, l’aria densa di incensi, riducevano come di marmo e l’alito diacciava.
(Lorenzo Viani, Il figlio del pastore – Alpes, 1930 )
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