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Lorenzo Viani, Viareggio – SS.Annunziata e S.Francesco

Da Paolorossi

I platani, in vent’anni, avevan buttato tanto che i ramoni erano oltre i tetti. Le strade, che davano al mare, erano bianche e listate di un fiocco celeste e su quel celeste filavano le vele tombate dal vento fresco.

Chiesa SS.Annunziata ieri (Foto tratta da A Viareggio con il treno dei ricordi – Pezzini Ed. 1992)

Chiesa SS.Annunziata ieri (Foto tratta da A Viareggio con il treno dei ricordi – Pezzini Ed. 1992)

Il campanile di mattoni della SS. Annunziata, partito dalla luce, ardeva carminio dalla parte dei monti, diacciava violetto dalla parte che guardava il mare, la sua ombra celeste si allungava sulla canonica gialla e sulla facciata della chiesa.

Viareggio - S.Francesco - Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri N.9- novembre 1993

Viareggio – S.Francesco – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri N.9- novembre 1993

Quello di S. Francesco aveva l’acceso candore dell’avorio; il cobalto del mare tra le bifore, contrastava con i mozzi rossi delle campane: aculeato, sopra un fusto di bugnature grige, attingeva il cielo terso e profondo.

L’ardito, col cuore diventato un gocciolone di sangue palpitante, spinse i passi verso la casa che fu dei suoi.

Colossali rami di platani la ombravano di fogliame. Sul sogliòlo c’eran passati tanti e lo avevano adeguato al mattonato. Guardò le finestre, il tetto, le gronde aggroppate di nidi.

Sperso là, per l’America, egli era volato tante volte col pensiero su questa casa. Tutto era cambiato, fuor che il segno di Cristo sull’architrave. Di sotto erano passati i suoi andando all’estremo riposo. Tre ombre umiliate parvero esultare nel fondo dell’andito scuro.

La voglia di allargare il cuore lo portò verso il mare. Lo sterminato abbagliava. Le vele palpitavano come volandole d’oro sopra un campo di cielo. I gabbiani sciamando percotevano l’acque, l’aguglie sguisciavano argento.

Tra Capraia e Montecristo aravano le paranze sconvolgendo il gran piano con albori lattati. Le meduse di cristallo, sepolte nel celeste, s’accendevano lampate dall’orate e dai saraghi.

Di sull’impietrito i vecchi navarchi accennavano le golette, i brigantini, le tartane. I pennoni rastremati con trapezii sovrapposti alzavano torri saracine intorno a cui sciamavano come fantastici uccelli le vele triangolari.

Oltre la Gorgona le ciminiere dei vapori eruttavano fumacee nere. L’immutabile vinse. L’ardito scompannandosi esalò il ferrigno delle belve intanate.

Gli abiti incotti resero il bruciaticcio sanguinolento del Carso. Dei pipistrelli gli percossero la voltata del teschio… Veliki, Faiti, Palikisce. I bagliori si stemprarono. Il paese s’annientò sotto la grand’Alpe del Carchio.

L’ardito agguantò una spranga del Faro ed ebbe l’illusione che il pietrame sollevato dal vasto palpito del mare lo portasse verso il suo sogno.

I navarchi accennando l’ardito si chiedevano incuriositi:

— Chi sarà?

 

( Lorenzo Viani, Ritorno alla Patria, 1929 )

SS.Annunziata oggi

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S.Antonio oggi

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