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Loro hanno detto di no. Come il mare.

Creato il 21 maggio 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

 “Pensavo a tutte le cose grandi, pure, magnifiche, che ci dicono di no. E perché mai dovrebbero dirci di sì e tollerare le nostre insulse carezze? Quelle che ci dicono di sì le calpestiamo, le distruggiamo, le lasciamo e, dopo averle lasciate, scopriamo che ci hanno fatto star male. La terra dice di sì ai nostri progetti e alle nostre opere, ma il mare dice no. E noi, il mare, l’amiamo. Sempre”.

                                                                                                                          Karen Blixen

La storia non conosce o preferisce  trascurare e dimenticare  i paladini del diritto universalmente non riconosciuto di dire no. E, invece, la filosofa francese Edith de la Héronnière a questi personaggi ha dedicato il suo ultimo libro, pubblicato dalla casa editrice Ippocampo, dal titolo: “Ma il mare dice no”.

Poco più di centocinquanta pagine, in cui sfilano “campioni della negazione”, per niente celebrati dalla storia, ma che in questo libro vi sembreranno tutt’altro che negativi, se non addirittura, tipi tosti.

Loro hanno detto di no. Come il mare.
Chi esercita il diritto di dire no, recede, si nega, corre il rischio di essere frainteso. Rischia di vedere il suo rifiuto scambiato per un atto di viltà, dettato dalla inettitudine, dalla mancanza di coerenza o di responsabilità. Proprio il contrario di un gesto di coraggio. E, invece, provate a farvi guidare dalla filosofa. Scoprirete la grandezza di personaggi come Oblomov, Cyrano, Antigone, Cosimo del Barone Rampante, Bartleby, Zybin, Montag ed altri.

Ciò che accomuna questi personaggi è l’assoluto, irriducibile e rabbioso rifiuto dell’oppressione esercitata nei loro riguardi.

“Si tratta – scrive l’autrice -  di persone confrontate alla forza: una forza che per loro  si configura come una vera e propria sciagura, ossia come una realtà (può trattarsi di un potere politico o ideologico  oppure di un dato di ordine sociale, fisico o psicologico) alla quale non possono apportare il minimo cambiamento, ma neanche sottrarsi. L’unico elemento su cui sono in grado di intervenire o, a seconda, dei casi, di non intervenire, è il loro atteggiamento interiore. Tutti, comunque, sono ben decisi a tenersi cara la loro disgrazia, senza fuggirne né acconsentirvi. Nel cuore delle loro scelte si compie una metamorfosi della disgrazia stessa che diviene il luogo della apoteosi”.

Chi sono in realtà questi personaggi? Dei rinunciatari? Dei resistenti? Degli idioti? Dei saggi? Dei depressi?  A me sono parsi dei  tipi di una grande eleganza morale, paci di “insinuare nella nostra coscienza le basi di un problema”.

La loro esistenza si legge a pagina 13 – sia pure immaginaria, ci dice che né il potere, né la routine del lavoro, né le certezze e neanche il destino sono acquisiti una volta per tutte e che in ogni situazione esiste sempre un’alternativa. Basta che risuoni un piccolo, solitario no, sia emesso da una voce impercettibile o tonante, perché le evidenze affettive e sociali cessino di funzionare come macchine ben oliate e perché tutto venga rimesso in causa, ricordandoci che l’impossibile è sempre stato il germe del possibile.”,

Un’altra facoltà che accomuna questi personaggi è la semplicità. Niente alambicchi o labirinti. Non solo. C’è la fragilità.  Loro alla vita non chiedono di mantenersi vivi ad ogni costo, di salvare il proprio amore o di preservare il proprio benessere, non cercano la felicità. Difendono qualcosa di diverso e di più prezioso della vita, dell’amore o del benessere. Ed è in nome di quel qualcosa che dicono no con tutte le forze. Certo, sono disobbedenti, ribelli, teste dure che portano alla disperazione chi li circonda.

In queste figure che dicono no punto e basta, l’abituale senso dei limiti sociali si è sciolto al sole e la paura è scomparsa. Sono quindi coraggiosi. E il loro coraggio spesso si trasforma in una resistenza a oltranza. Come quella di cui parla Nina ne Il Gabbiano di Cechov.

Questi eroi ci introducono alla cosiddetta “filosofia del non”, cara a Gaston Bachelard e ci aiutano a capire che spesso per avanzare occorre respingere, rifiutare e, sicuramente, sacrificare.  

Alla fine loro dicono no e come si è detto non per inseguire la felicità. Forse hanno in mente solo un obiettivo: salvarsi da se stessi, dal momento che la società li considera incoerenti, pericolosi a loro stessi o peggio ancora più insignificanti di un granello di polvere.

E’ un libro che ho apprezzato molto e che vi consiglio di leggere. Soprattutto per ritrovare esempi di una verticalità forte, oggi tanto rara.

                                                                                                                            Cinzia Ficco


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