Italiano: Centrale nucleare di Tricastin (Photo credit: Wikipedia)
Scopro una bellissima rivista dedicata ai docenti, si chiama ‘La ricerca’ ed è edita dalla Loesher. E su uno degli ultimi numeri della rivista è comparso un articolo interessantissimo, che si pone un interrogativo a cui non avevo mai pensato.
Stiamo producento scorie radioattive, il cui tempo di decadenza è di 10mila anni. La domanda che si pone l’articolo è: come possiamo trovare un linguaggio in grado di far capire alle generazioni future (10 mila anni!!!!) di starsene alla larga dai siti in cui queste scorie verranno stoccate/sepolte?
L’articolo fa osservare anche che noi, allo stato attuale delle cose, facciamo immensa fatica a comprendere lingue antiche di soli 2000 anni! (si pensi al latino o la greco! per non parlare del sanscrito che ormai ben pochi conoscono!).
Mi sono sentita in colpa leggendo questo articolo perchè ho compreso quanto danno stiamo facendo al mondo, ai nostri figli,… e non è una danno economico, è un danno vitale! E’ difficile esprimere quello che mi sono sentita dentro, quando ho capito, quando ho avuto il paragone esplicito del tempo, della rovina, della pericolosità quantificata nel nostro rapporto con le lingue antiche (che sono- ahimè- il mio pane quotidiano!).
Mi sono sentita egoista perchè per grantirmi il benessere sto consumando energia (certo l’Italia di energia nucleare non ne produce, ma la importa dalla Francia, che è un po’ il discorso di Ponzio Pilato quando si lava le mani ma fa flagellare Gesù… vabbè…). Mi sono sentita egoista e stupida perchè mi lamento ma ho da mangiare e il necessario per vivere.
E quando la terra sarà inquinata e radioattiva? I miei pronipoti DAVVERO pagheranno per me.
[Scusate lo sfogo, ma ho scritto sulla scia dell'emozione, e i concetti non sono ben chiari...]