Loscil è il progetto del canadese Scott Morgan, in giro dal 1999, quando uscì A New Demonstration of Thermodynamic Tendencies. Ha lavorato con Kranky, Ghostly International e anche con la nostra Glacial Movements, affermandosi in questi tredici anni sulla scena internazionale, tanto che ha girato il mondo assieme ad altri artisti Kranky. In occasione dell’uscita di Sketches From New Brighton c’è stata la possibilità di intervistarlo, così finalmente lo abbiamo costretto a confessare il suo amore per la dancehall…
Il tuo lavoro ha che fare con la musica. Il tuo progetto artistico pure. Cosa fai quando hai bisogno di una pausa dai suoni?
Scott Morgan: Produco birra.
Parlando sul serio, sono fermamente convinto che sia necessario fare un “reboot” creativo di tanto in tanto. Prendersi del tempo lontano dal computer, dall’ascolto, dal suono in generale, è un ottimo modo per tornare più freschi e ispirati. Siccome ho una famiglia giovane, non ci sono problemi a essere portati via. Certe volte non vorrei esser tolto da quello che sto facendo, altre ne ho bisogno. In entrambi i casi, è buono per la tua anima.
Domanda da un milione di dollari. Che relazione hai col paesaggio canadese? Immagina di vivere in Sud Africa: la tua musica sarebbe diversa?
Penso possa passare molto per un cliché e non lo vorrei, ma noi abbiamo un sacco di spazio quassù. Nonostante io viva in una città popolata come Vancouver, posso raggiungere punti tra le montagne che sembrano lontani ore da tutto e tutti. Ci sono vaste aree di “niente” qui e credo che questo permei il mio pensiero creativo e il mio approccio alla musica. Non so come suonerebbe la musica se io vivessi altrove, ma non ho dubbi sul fatto che questo ambiente abbia un impatto sulla mia creatività.
Vai spesso a New Brighton? Si tratta di un luogo che vedi ogni giorno? O è qualcosa che ti permette di allontanarti dalla routine?
Non è vicino. Non ci vado ogni giorno. Ci ho fatto una mezza dozzina di viaggetti quest’estate. Vorrei visitarla un po’ di volte anche questo inverno. Non è una routine andarci per me, ma non è nemmeno l’eccezione.
Non sei Lustmord o i Sunn O))), ma spesso mi fai pensare che potresti essere più pesante e cupo (per esempio le ultime due tracce di Sketches), solo che non t’interessa. È una “masturbazione giornalistica”?
Ha. Mi piace molto questa domanda. Sono davvero molto interessato a flirtare col buio, per così dire. Ho sempre apprezzato temi dark e sinceramente non mi sorprenderei se un giorno mi trovassi a farli pure io. Però credo di preferire un arco più ampio di emozioni. In più, queste cose sono in qualche modo soggettive. Varie persone hanno dato alla mia musica diversi gradi di luce e buio, di calore e di freddezza e credo che la personalità di chi ascolta entri davvero in gioco qui. Laddove un regista potrebbe vedere il mio lavoro come la perfetta colonna sonora per un momento horror, un altro ascoltatore potrebbe trovarci sollievo e speranza. Per quanto mi riguarda, mi piace quando la situazione è ambigua. Però, un giorno, sarei contento di esplorare territori più dark.
Dove trovi ispirazione per tracce come “Second Narrows”? Mi fa pensare alla dub techno e ai Porter Ricks, di recente ripubblicati dalla Type. Dici spesso che Eno è un’influenza per te, ma cos’ha formato il lato ritmico della tua musica?
Sì, è una buona osservazione. Mi piace il dub classico e anche le sue letture moderne tipo Rhythm & Sound. Sono anche colpevolmente innamorato della dancehall e di roba così. Penso che questi suoni striscino dentro la mia musica. Sono anche un batterista (lo era coi Destroyer di Dan Bejar, ndr), quindi ho le mie spinte ritmiche, ma tendo a reprimerle un pochetto e sotterrarle nelle “texture” dei miei brani.
Oggi molti musicisti elettronici tornano ai sintetizzatori vintage e all’equipaggiamento do it yourself, alla ricerca di suoni strani e originali. Tu usi un Mac, ma per l’appunto sei anche un batterista. Esiste davvero una contrapposizione tra digitale e analogico?
Tutti gli strumenti e l’equipaggiamento sono solo mezzi per realizzare la tua visione di compositore o produttore. Per me è molto inutile fare discussioni del tipo “questa macchina è meglio di quest’altra” o “questo procedimento è meglio di quest’altro”. Penso esista per tutti noi una certa “verità” nella fase creativa e questo è ciò che davvero conta. Che cosa usi per realizzare questa verità è assolutamente non importante. Penso sia interessante sfidare te stesso come compositore, ma ritengo che ciascuno di noi abbia i suoi percorsi e che non ci sia scopo nel discutere argomenti come “analogico contro digitale”, “mac contro pc”, “acustico contro elettrico”…
Hai lavorato molto con l’etichetta Kranky. Cosa la rende casa tua? Ti relazioni anche con altri artisti della famiglia Kranky?
Ho un legame molto saldo con loro. È casa mia perché mi ci sento a mio agio. Un’etichetta solida da molti anni con un catalogo fatto di gente grandiosa. Sono sempre entusiasta di incontrare altri artisti Kranky. Ho suonato di recente al festival Decibel con Christina Vantzou e Windy & Carl. Che gioia incontrarli e condividere con loro l’etichetta: davvero pieni di talento, interessanti e creativi.
In contrasto con la domanda precedente: cosa ti ha convinto a pubblicare un album con Glacial Movements? Te lo chiedo perché sono italiano e seguo l’etichetta sin dall’inizio.
Alessandro mi ha contattato e io semplicemente ho apprezzato davvero tanto la rigorosa visione filosofica di Glacial Movements. Siamo più vicini a un rapporto tipo galleria d’arte/curatore che a un’etichetta. Ci sono idee forti ed è divertente avere questi parametri e confini all’interno dei quali lavorare. Credo che Alessandro stia facendo un ottimo lavoro.
Va bene il Decibel Festival, ma noi ti vogliamo vedere in Italia. Ci sono possibilità?
Ci sono possibilità. Sto fissando date europee adesso per un tour nel corso di marzo 2013. Sarei felice di venire in Italia. Facciamolo succedere!
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