> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="200" width="601" alt="LoSpazioBianco e il valore della critica >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-31163" />
Questa che segue è la prima di una serie di riflessioni de LSB sulla propria attività. Il nostro intento è quello di far emergere i punti focali del nostro fare critica di fumetto; tutto quello che scriviamo deve essere sempre inteso in senso problematico, non assertivo e comunque riferito al nostro approccio all’analisi delle opere e alla loro proposta. [1]
In questo primo intervento, osserviamo la nostra attività dal punto di vista della relazione con il mercato.
Il nostro auspicio è che da queste osservazioni possa nascere un sano dibattito, sul sito sotto forma di commenti o altrove nella rete.
Che cosa significa influenzare? Ma in questa visione come si afferma la qualità della critica? E su cosa si basa l’autorevolezza dei loro articoli? Questa insistenza sulla capacità di influenzare, piuttosto che sulla qualità, non indica forse un desiderio di partecipare al mercato? Ma il web non ha cambiato il rapporto fra critica e mercato del fumetto? Il fatto che Lo Spazio Bianco non sia sul mercato complica questa analisi. Manovrate al buio? Rapporto con i lettori e investigazione del mercato sono quindi vostri impegni di lavoro? Le illustrazioni che accompagnano questo pezzo sono, in ordine di apparizione, di Edward Gorey [3] , Lorenzo Mattotti [4] e Lewis Trondheim [5] . Note:
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Lavora sulle opere, con le opere: le analizza, studia, riflette su di esse e a partire da esse.
Si interroga: sul loro significato, sulla relazione che intercorrono fra esse e con il mondo; sulla loro genesi, sui loro autori.
Propone: ulteriori approfondimenti o percorsi critici, indispensabili per non inaridirsi.
Ma deve anche parlare ai protagonisti del mondo editoriale: editori, autori e lettori. Agli editori propone autori e stili; agli autori tematiche e approcci stilistici; ai lettori percorsi di lettura. Costoro possono fare a meno della critica; la critica deve chiedersi che senso ha, se non li raggiunge e influenza.
Significa contribuire a formare i criteri di scelta: indurre un lettore a leggere, forse anche acquistare, un albo; un autore a trattare un argomento; un editore a interessarsi a un autore o a un’opera. Condizione necessaria di questa influenza è che editori, autori e lettori abbiano fiducia nella critica; in particolare le riconoscano autorevolezza. Se questa condizione viene meno, non si ha influenza e la critica rimane al più chiusa nel suo cerchio. Di nuovo: che senso ha una critica che comunica solo con sé stessa?
La qualità della critica cresce se funziona un circuito critico, cioè un insieme di realtà che da una parte producano materiale critico, dall’altra interagiscano fra loro, con reciproche segnalazioni critiche, stimolandosi a vicenda. Parte del sano funzionamento di questo circuito dovrebbe essere l’esperienza di collaborazione con più testate da parte di chi scrive, in modo da sperimentare più approcci e linee editoriali. Questo perché, a dirla con uno slogan, la critica non esiste: esistono i critici. Individui che producono articoli, recensioni; partecipano a incontri, animano discussioni.
Ecco (il calembour è d’obbligo) il punto critico. Una critica è autorevole nella misura in cui è influente; ed è influente nella misura in cui è autorevole. Ancora lo ripetiamo: autorevolezza è sinonimo di capacità di influenzare le scelte. Si tratta di un processo di interazione fra critica da una parte e editori, autori e lettori dall’altra. Non c’è un albo, un’associazione professionale, un patentino che autorizza a separare la critica (i critici) fra valida e non valida. Nemmeno l’entità del reddito del critico è di per sé un criterio [2] . Dal punto di vista della relazione con il mercato, se un articolo smuove le vendite, quell’articolo è autorevole; se un critico riesce a promuovere un autore, quel critico è autorevole. Se “autorevole” suona troppo impegnativo, possiamo sostituirlo con “significativo”. Anzi, nel approccio di questo discorso, l’aggettivo appropriato è “influente”.
Per ragionare, bisognerebbe partire dall’analisi dell’andamento delle vendite in funzione della pubblicazione di articoli su riviste e siti; indagare sui criteri di scelta degli editori; sulle motivazioni degli autori. Senza questi dati, si ragiona sulle sensazioni. Quante copie muove una recensione di Luca Raffaelli su Repubblica, di Andrea Fornasiero su FilmTv, un post di Luca Boschi sul suo blog, un articolo su lospaziobianco.it? E poi: chi li legge? Forse il lettore di Repubblica non frequenta le fumetterie; forse i lettori de lospaziobianco.it sono troppo pochi e troppo squattrinati. Ecco: su questo punto possiamo solo indicare la necessità di approfondimento.
No, intende sottolineare il punto critico che dobbiamo affrontare. Come detto prima, la crescita qualitativa è responsabilità primaria del circuito critico stesso: è un imperativo. Ma la critica è uno strumento e il suo affinamento è il perfezionamento di uno strumento. L’interazione con il mondo del fumetto è invece un obiettivo. Il perfezionamento di uno strumento che ne trascuri l’utilizzo è una perversione tecnica.
L’accesso al web ha dato la possibilità di creare comunità e punti di riferimento (siti, forum, blog), per i quali però, come scritto sopra, manca una misurazione della capacità di influenza e con i quali chi scrive ha troppo spesso un rapporto esclusivo che rallenta la crescita professionale. Inoltre, data la disponibilità di molti autori a proporsi in prima persona sul web, il lettore può interagire direttamente con loro e questo è oggettivamente più suggestivo che leggere un articolo di critica. Dato che ognuno possiede un tempo limitato da dedicare a simili attività, ecco che lo può esaurire tutto leggendo direttamente quello che gli autori scrivono; e scrivere direttamente a loro, essere da loro contattati. Diciamocelo: non c’è paragone. Chi può appassionarsi ad una corrispondenza con Ettore Gabrielli o Simone Rastelli?
Lo Spazio Bianco è un caso esemplare di critica prodotta da non professionisti. In effetti, alcuni membri del gruppo collaborano o lavorano nell’ambito dell’editoria, ma qui assumo una catalogazione del gruppo, per la quale conta il fatto che la maggior parte sono appassionati, che vivono d’altro (si comprano i fumetti di cui scrivono, li leggono in treno o nelle ore rubate ai lavori domestici e cose così).
Il fatto che sia stato proprio il lavoro su lospaziobianco.it a far nascere alcune collaborazioni (saltuarie o meno) fra membri del gruppo e l’editoria significa che il sito ha consentito la formazione di professionalità valide, apprezzate dall’editoria stessa. Penso a Ettore Gabrielli, Alberto Casiraghi, Guglielmo Nigro, Davide Occhicone, Valerio Stivè; e anche ad Andrea Leggeri, Giovanni Marchese, Andrea Mazzotta, Stefano Ascari, Davide Caci, che hanno scelto di collaborare con noi. Il loro percorso ci dà l’idea che lospaziobianco.it sia intanto un ottimo incubatore di professionalità.
Se e quanto poi lospaziobianco.it influenzi le vendite, gli autori, gli editori, su questo purtroppo non siamo in grado di dire alcunché. La distanza fra uscita delle opere e quella degli articoli che le riguardano o il tentativo di recuperare anche opere uscite da tempo, combinato con la breve vita media di un’opera sul mercato, forse pone le condizioni di una scarsa capacità strutturale di influenzare il mercato stesso.
Sì, certo. Se fosse una testata con un bilancio, che deve fare i conti con entrate e uscite, avrebbe forse una certa misura del proprio seguito e della propria valutazione. Purtroppo, situazione comune a tutto il circuito critico web, non si può ragionare nemmeno sugli investimenti pubblicitari.
In questa situazione diventa fondamentale l’interazione con i lettori, ma anche da questo lato lamentiamo uno scarso riscontro. Ne abbiamo più dagli autori, che sono professionalmente interessati a quanto scriviamo. Però questo rischia di sbilanciare la nostra visione. Le critiche di Recchioni sono sempre utili, ma provengono da una voce; sarebbe importante riceverne da decine e centinaia di altri punti di vista, per meglio capire l’effetto del nostro lavoro.
Sì, direi che dopo oltre dieci anni di attività è giunto il momento di tentare di capire quanto pesiamo. E questo potrebbe essere un programma di lavoro per il prossimo decennio.
L’impossibile critica di Harry: harrydice.blogspot.com/2011/04/limpossibile-critica-3
La critica fumettistica in Italia, di Giuseppe Pollicelli: www.adlp.it/critica 20fumettistica
Qualche opinione da parte di Marco Pellitteri: conversazionisulfumetto.wordpress.com/2011/06/20/qualche-opinione-sulla-critica-e-lo-studio-del-fumetto-in-italia-e-in-generale
La risposta a Pellitteri di di Giorgio Messina: www.fumettodautore.com/magazine/moleskine/2676-la-presunta-superiorita-del-metodo-accademico-come-unica-via-della-critica-del-fumetto-nella-teoria-di-marco-pellitteri-e-nella-pratica-di-matteo-stefanelli- [↩]
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