Qualche giorno addietro, a seguito di un'operazione avventata, ho perduto, sovrascrivendo un file di Word, una serie di articoli... in modo irreparabile. (Non gongolino i negazionisti: le frecce nella faretra non mancano). E' stata una iattura molto istruttiva. E’ fatale che tutto si perda delle nostre fragili esistenze. Delle cose materiali non rimarrà neppure la cenere. Mi viene in mente la triste ventura di Dino Campana, il cui manoscritto, che conteneva i suoi meravigliosi componimenti, fu smarrito da Ardengo Soffici. Campana fu costretto con una fatica immane a ricostruire a memoria i versi.
Per proporre solo un esempio: come si sarebbe sentito Livio Andronìco, se avesse saputo che del suo poema “Odusia”, la trasposizione in latino del capolavoro omerico, la posterità avrebbe letto solo qualche magro frammento, pervenutoci per tradizione indiretta?
Ogni cosa è destinata a naufragare: al massimo resta qualche relitto su cui stanche si ostinano le onde. Così, degli articoli per sempre cancellati, riesco a rievocare solo qualche frase mutila, qualche isolato sintagma: sono brandelli affatto insufficienti per tentare di confezionare l’intero abito. Rammento i titoli: una riflessione si intitolava "Silenzio dissenso", un'altra "Amnesia"... forse non a caso. Di "Amnesia" ricordo una sentenza che naturalmente resta avulsa dal contesto: "L'universo è un errore perfetto".
Chissà... a volte vale di più un solo diamante ben incastonato che un intero diadema.
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