Magazine Diario personale

Lost but not least generation

Da Frankezze

Lost but not least generation

Caro Mario,

vado subito al dunque: ho letto solo da pochi giorni l’intervista di oltre un mese fa in cui affermi che la generazione dai 30 ai 40 anni si trova in una situazione drammatica difficile da recuperare. Lo so, lo so, poi hai chiarito meglio il concetto dopo le ovvie polemiche alimentate dai soliti facinorosi, i quali hanno subito pensato volessi dire che la suddetta generazione fosse una stirpe omogenea di incapaci. Da cui persino un sito, nato istantaneamente, come i tempi impongono, per dimostrarti che sono al passo con gli stessi.

Sono, anzi siamo. E già, perché io me ne stavo tranquillamente fischiettando per i fatti miei quando mi sono sentito tirare per il bavero dentro a questa generazione, m’hanno urlato “E tu quant’anni c’hai, che fai lo gnorri?” e io “Ehm… Una trentina, ma compiuti da poco, pochissimo…” ed essi “Allora anche tu sei perduto, come tutti noi. Devi venire a protestare, non possiamo tollerare un’infamia del genere! Ma ti vuoi SVEGLIARE cazzo?! Sei proprio un italiota!”

Mi hanno detto italiota, te ne rendi conto? Non posso sopportarlo. Mi fa venire in mente la faccia di Oliviero Beha (ma perché poi?), quindi prurito alle mani e vene pulsanti sulle tempie. Hanno ragione, devo rivendicare le mie competenze, non voglio essere perduto.

Per farti solo alcuni esempi, durante il periodo universitario ho perfezionato la mia abilità nel rullare le canne, imparando molte delle varianti dell’arte della rullata. E come me, tanti della mia generazione lo hanno fatto: a bandiera, a elle, carciofi, baffi e così via. Ti pare facile? Lo sai fare tu? Eh?
Potrei fare il barman senza averlo mai fatto, per tutti i cocktail che ho miscelato in anni e anni di feste e megafeste. Tu sei capace?
Ho imparato a mettere i dischi, a saltare sulle macchine, a urlare bestemmie ubriaco di notte, a fare battute che creavano il gelo tra i presenti, ad essere imbarazzante, a lanciare secchiate d’acqua e ammoniaca dal quarto piano. Ho provato anche il frisbee, ma non ero molto portato. Molto meglio con le freccette, anche se poi ho smesso prestissimo. Quindi trasferte, scommesse, pestaggi da parte di camionisti fascisti pippati alti due metri, eccessi vari. Anzi, si eccedeva in qualsiasi cosa si facesse.

Quella del bere è forse l’unica attività che porto ancora avanti con costanza, passione ed entusiasmo. Certo, periodicamente presenta il conto e costringe a delle rinunce. La prima ha riguardato il gin, della cui qualità peggiore abusavano gli adolescenti degli anni ’90. La seconda gli amari, anche se a volte ci ricasco, perché più che altro è lo Jager che dà fastidio. Poi è toccato, ahimè, al rum: è stato davvero un duro colpo, ma non potevo ignorare oltre le sensazioni di estremo calore e le chiazze rosse dal collo fin sulle guance. Infine, per un periodo ho dovuto rinunciare a tutto. Davvero brutto, Mario. Per fortuna è durato relativamente poco, e ora la grappa, compagna di sempre, e il pastis hanno riequilibrato la situazione.

Come vedi, gentilissimo Mario, c’è grande esperienza in diversi campi del divertentismo. Mi rendo conto, altresì, che il gap con l’attuale-ventennale classe dirigente è ancora ampio e difficile da colmare, mancano tutta una serie di abusi e truffe e corruzione a più livelli. E su questo hai ragione, forse noi ormai non ce la potremo fare e giustamente avete deciso di puntare sui veri giovani. Con le opportune politiche riuscirete di certo a farli diventare più schifosi di voi.

Poscritto: se qualche datore di lavoro fosse interessato, questo post vale anche come lettera di presentazione al curriculum vitae.


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