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Lost in The Jungle, il nuovo album dei Principles sound. Recensione.

Creato il 16 dicembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

In principio furono Yellow, poi optarono per gli italiani…

Giunge in un pacco ocra il nuovo album della world jazz band Principles Sound, Lost in the Jungle. E io mi sento onorato.
Ci metto un’oretta per ascoltarlo tutto. Più di due settimane per capirlo e assimilarlo poiché le tracce non sono per quanto mi riguarda di facile ascolto.
Tutto è grandioso, barocco e preciso: le parti, le strutture, i virtuosismi. Lost in the Jungle è esattamente l’album di jazz fusion che ti aspetti: musicisti pazzeschi che suonano parti che a sentire sono complicatissime, scale infinite e ritmi mutevoli, il tutto con una scorrevolezza e fluidità da far invidia a Benson.

Sinceramente ancora non riesco a capire quanto mi convinca l’album rispetto al mercato odierno – del jazz intendo! – che si muove verso orizzonti più elettronici e più minimalisti – ne ho parlato qui – , allontanandosi dai sentieri già ampiamente battuti negli ultimi 30 anni per quanto riguarda il jazz fusion, facendolo in certi punti quasi sfociare nel progressive.

Sarebbe dunque una recensione negativa se a firmarlo fossero stati ragazzetti volti a (ri)proporre qualcosa di cui il mercato e gli appassionati non hanno bisogno. Non perché sia brutto o superfluo (affatto lo è), bensì perché già c’è.

Lost in the Jungle nuovo album dei Principles Sound

Grafica del disco utilizzata per scopi giornalistici

Lost in the Jungle è tuttavia firmato da alcuni ex componenti di una delle band cardine dell’universo del fusion e del jazz contemporaneo, gli Yellow Jackets. Quando quindi delle leggende del jazz decidono di rielaborare qualcosa che loro stessi hanno contribuito a creare, allora quasi tutto andrebbe bene e infatti, in questo caso, Lost in the Jungle va più che bene. Anzi, va benissimo. I Principles Sound sono infatti una international jazz band di cui fanno parte Ferrante,  Bob Mintzer, Jimmy Haslip e gli italiani Dario Chiazzolino, Pino D’Eri, Gianni Branca. Il disco e le tracce sono coerenti con quanto già proposto negli scorsi anni da Mintzer, Ferrante e Haslip negli Yellow Jackets ma si rinnova e si raffina con il contributo di alcune eccellenze italiane.

Tristemente poco noti nel nostro paese sono i nomi di Dario Chiazzolino, Gianni Branca e Pino D’Eri, che vanno a complementare con la loro musica e il loro estro, questo esperimento post Yellow Jackets. Anche in questo frangente Chiazzolino vanta il talento della composizione e pone la sua firma su tutti i brani del disco. Quasi risulta essere la “piccola” star di questo prodotto discografico Dario Chiazzolino, il quale si prende la responsabilità di partecipare a un disco che certo lo costringerà a sentirsi paragonare ai big del settore. Dario però ha le spalle larghe, un percorso musicale invidiabile e soprattutto un’identità artistica forte, riconoscibile e preziosa. E fare il solista assieme al sax di Mintzer si sente che gli piace un sacco. Così preziosa che le prossime volte che qualcuno sbuffando mi dirà che nel mondo del jazz i good player sono tutti statunitensi – spesso di colore -, io gli risponderò: “Ah sì? e che mi dici del torinese Dario Chiazzolino che compone il futuro del jazz fusion assieme a Bob Mintzer, Ferrante e Haslip?”

L’amarezza di vivere in un paese di eccellenze nascoste o sconosciute purtroppo consta proprio in questo vile paradosso.

Nelle orecchie rimbombano voci di bambocci e di vecchiacci mediocri e consumati, incapaci di eccellere nell’uso di uno strumento musicale (saper suonare è la base, per dio!) o di comprendere l’ontologia di un tritono. Questa pochezza musico-culturale ci porta a pensare che la Musica (la m è maiuscola non a caso) abbia abbandonato l’Italia e, soprattutto, gli italiani.
La luce della speranza si riflette nell’immagine di musicisti come Chiazzolino, D’Eri e Branca, tristemente poco noti agli italiani superficiali, clarissimi e famosissimi nei locali jazz di New Yorke.

Così la prossime volte che qualcuno sbuffando mi dirà che nel mondo del jazz i good player sono tutti solo ed esclusivamente statunitensi e spesso di colore, io gli risponderò: “Ah sì? e che mi dici del pallido torinese Dario Chiazzolino che compone il futuro del jazz fusion assieme a Bob Mintzer, Ferrante e Haslip?”

PRINCIPLES SOUND – LOST IN THE JUNGLE

LINE UP
Bob Mintzer – sax
Dario Chiazzolino – guitar
Russell Ferrante – piano
Jimmy Haslip – bass
Pino D’Eri -bass
Gianni Branca – drums

TRACKLIST (51:04 minuti)

1) Jump in a Dream (feat. Dario Chiazzolino, Bob Mintzer, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, Gianni Branca) 8:11
2) Lost in the Jungle (feat. Dario Chiazzolino, Bob Mintzer, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, Gianni Branca) 7:21
3) Six Stories (feat. Dario Chiazzolino, Bob Mintzer, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, Gianni Branca) 8:00
4) Butterfly (feat. Dario Chiazzolino, Bob Mintzer, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, Gianni Branca) 7:39
5) No Stop (feat. Dario Chiazzolino, Bob Mintzer, Pino D’Eri, Russell Ferrante, Gianni Branca) 4:55
6) Sound Principles (feat. Dario Chiazzolino, Bob Mintzer, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, Gianni Branca) 7:02
7) Pearl of Mozambique (feat. Dario Chiazzolino, Bob Mintzer, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, Gianni Branca) 7:56

Tags:Dario Chiazzolino,ferrante,lost in the jungle,Principles sound,yellow Jackets

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