Louise May Alcott e l’ effetto placebo delegato

Creato il 14 ottobre 2011 da Unarosaverde

C’era una volta un tempo in cui certi libri li rileggevo fino allo sfinimento, fino ad impararmene interi brani a memoria senza neanche rendermene conto. E ieri, quando nei commenti del post è spuntato l’effetto placebo, ne è riaffiorato immediatamente uno, richiamato fuori dal pozzo da vaghissime attinenze.

“- Non credi che dovrebbe prendere qualcosa di più rinforzante del latte, Alec? Mi sentirò davvero piuttosto in ansia, se non prenderà un tonico di qualche genere – disse zia Plenty, occhieggiando con aria diffidente i nuovi rimedi, poichè aveva più fede nelle vecchie medicine che in tutte le tazze magiche e nei cuscini pieni di papaveri, che venivano dall’Oriente.

- Bene, signora, sono disposto ad ordinarle delle pillole, se credi sia meglio. E’ una medicina molto semplice e se ne possono prendere grandi quantità, senza paura. Tu sai che l’hascisch è estratto dalla canapa indiana? Bene, questo è un preparato a base di grano e di segale, molto usato nei tempi antichi, e che spero tornerà ad esserlo.

- Misericordia, che strane! – esclamò zia Plenty, esaminando con gli occhiali le pillole, con un’espressione di tale rispettoso interesse, che zio Alec quasi perse la sua gravità.”

E , per chi non sia mai stato tanto pratico di Eight Cousins, è il caso di aggiungere che le pillole erano state confezionate giusto qualche pagina prima.

“E si sarebbe meravigliata ancor più se l’avesse visto ridurre il pane in tante belle pillole scure, che egli raccolse in una scatoletta d’avorio da cui aveva tolto delle pastigliette.”


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