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Lovecraft Reloaded: L'immagine nella casa e Regnum Congo

Creato il 27 giugno 2014 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Lovecraft Reloaded: L'immagine nella casa e Regnum Congo
Mi perdonerete per aver messo le mie eretiche mani in uno dei racconti di H.P. Lovecraft, The Picture in the House (L'immagine nella casa, 1920), ma non ho saputo resistere. Ho tutte le attenuanti del caso, questo è l'unico racconto del maestro dove il cannibalismo è puro protagonista. Un pezzo breve ma intenso, di grande atmosfera. Il centro della narrazione è l'infame e antropofagica tavola XII, illustrata dai fratelli De Bry, di Regnum Congo (Relatione del reame di Congo et delle circonvicine contrade, tratta dalli scritti e ragionamenti di Odoardo Lopez portoghese, 1591) dell'esploratore Filippo Pigafetta. Questa relazione sul Congo, basata sulle esperienze riportate a Pigafetta del frate portoghese Odoardo Lopez, che aveva vissuto in Africa per quindici anni, contiene descrizioni dettagliate del territorio (compresa una carta dell'Africa che delinea la regione dei laghi equatoriali,) e delle popolazioni native. Per quello che ci interessa, e che ha acceso la fantasia di Lovecraft, in Regnum Congo sono raccontate la abitudini alimentari, se così vogliamo chiamarle, degli Anzique. Le illustrazioni dei fratelli De Bry sono molto efficaci nel fotografare la diffusione del cannibalismo, che riguarda non solo i nemici e gli schiavi, come per molti altri popoli nativi, ma anche gli amici e parenti, secondo rituali particolarmente caratteristici. L'offerta del proprio corpo ai nobili e ai capi viene considerata un grande onore dagli Anzique, racconta Pigafetta. Essere mangiati arrostiti o bolliti, insomma. Sotto trovate una delle illustrazioni dei fratelli De Bry, la tavola XII con una macelleria Anzique in funzione, proprio quella che Lovecraft ha reso protagonista nel suo racconto L'immagine nella casa.
Lovecraft Reloaded: L'immagine nella casa e Regnum Congo
Bene, partendo da questo racconto di Lovecraft, che ho sempre amato molto, ho voluto reinterpretarlo liberamente, dopo essermi documentato sul Regnum Congo leggendo alcuni estratti dell'opera, quelli che interessavano i nostri amici Anzique. Lettura sulla quale il maestro non ha potuto contare all'epoca, costretto a riferirsi solo alle formazioni ricavate nel saggio Man's Place in Nature and Other Anthropological Essays di Thomas H. Huxley. (1897). Lettura interessante, devo dire, che mi ha consentito di farcire il mio racconto di parecchi dettagli, senza fermarmi solo alla infame e celebre illustrazione della tavola XII. Le premesse che ho adottato nel mio racconto (titolato Regnum Congo), sono diverse rispetto all'originale lovecraftiano, come lo stile e l'epoca di appartenenza, ovviamente. Anche il finale è costruito in modo diverso, la casa è abitata da un personaggio completamente nuovo, rispetto all'arcano e goffo villain del maestro. Ma la location (il New England) e soprattutto la centralità del cannibalismo, dell'atmosfera surreale, della tavola XII del libro di Pigafetta è mantenuta, come anche la celebre scena della goccia di sangue che cade dal soffitto. Non vi dico di più, rovinerei tutto, potrete leggere la mia reinterpretazione nella raccolta Red Kollection, mentre il racconto di Lovecraft lo trovate in parecchie antologie, anche sul web. Per i curiosi, sotto riporto i due incipit, di The Picture in the House e del mio Regnum Congo. Dimenticavo, l'immagine che segue svela l'aspetto di un personaggio, molto particolare, che trovate solo nella mia reinterpretazione.
Lovecraft Reloaded: L'immagine nella casa e Regnum Congo

The Picture in the House di H. P. Lovecraft - Incipit
Chi ama l'orrido frequenta sovente luoghi strani e remoti, come le catacombe di Tolemaide e i mausolei notturni del paesi dell'incubo. Nelle notti di luna, costoro ascendono le torri dei castelli diroccati del Reno, con passo incerto scendono giù per i neri gradini ammantati di ragnatele sotto i ruderi sparsi di perdute città dell'Asia. I boschi infestati dagli spettri e i monti più desolati sono i loro templi, e sovente si attardano nei pressi di sinistri monoliti su isole disabitate. Ma l'autentico epicureo del terribile, per il quale un nuovo brivido di orrore è il fine principale e la giustificazione dell'esistenza, apprezza più di ogni altra cosa gli antichi e solitari casolari disseminati nel boscoso New England. Perchè è lì che i cupi elementi della forza, della solitudine, della bizzarria e dell'ignoranza, si combinano a formare la perfezione dell'orrido. La più spaventosa di tutte le visioni è quella che ci offrono le piccole capanne di legno nudo distanti dalle vie di transito, solitamente addossate ad un umido ed erboso declivio o abbarbicate a qualche sperone di roccia. Capanne del genere sono oggi quasi del tutto nascoste dalla vegetazione selvaggia e dal sudario protettivo delle ombre. Le finestre dai piccoli vetri lanciano però ancora sguardi agghiaccianti, quasi ammiccando in uno stupore letale che sbarra il passo alla follia ottenebrando il ricordo di cose indicibili. (...)

Regnum Congo di Caleb Battiago (da Red Kollection) -  Incipit
La pioggia, sempre più stretta, penetra nel ventre del piccolo cimitero di Wilsondale. Lampi, tronchi che galleggiano in un mare di terra nera. Un posto senza più scheletro, senza una solida logica. Foglie affogate, ossa d’acqua, tutto sembra squagliarsi. La mia vecchia Ford è bloccata, azzannata dai denti morbidi del fango. I vermi, aggrappati allo sportello con un lunga cordata, sono arrivati alla maniglia. Sono riusciti ad entrare, hanno acceso la radio. Until the end of the world. Ho fatto una cazzata a uscire dalla Yankee Division con questo tempo. Tutto per trovare mio padre, la sua poltiglia sottoterra, quello che sarà rimasto del vecchio. Forse i suoi due denti d’oro, stelle nel frullato di melma. Il Massachussets è troppo grande per scoprire una vecchia tomba, senza sapere dove cercare. Vent’anni di fango e di deserto, di fotografie sconosciute, di grassi custodi, di un invisibile gracchiare di di ombre. Un eterno bianco e nero, su file regolari, tra pozze viola e gialle: fiori marci, disintegrati. Il vomito del tempo.(...)
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