Capito a Milano che sta sbocciando la primavera. C’è un aria bella, leggera, tiepida e dolce. Al mattino presentiamo un progetto importante. In un certo senso si chiude un periodo di grande stress. Il pomeriggio lo prendo per me. Da Palazzo Marino cerco su Google Maps un indirizzo, via dell’Orso 12, e scopro che è a poco più di 500 metri di lì. Mi incammino per vedere, da sola, la mostra Lovely Bones, che ha inaugurato il giorno prima. Non ci poteva essere regalo migliore.
Il tema dell’esposizione non è difficile da intuire: le ossa, i teschi, gli scheletri, che a Milano hanno una loro vetrina permanente e magnifica nella chiesa di San Bernardino e che nella galleria Barbara Frigerio Contemporary Art diventano protagonisti attraverso le opere di molti artisti contemporanei che si avvalgono di diversi mezzi espressivi. Raccolti in due stanze, come si trattasse della sezione naturalia di una Wunderkammer gli amabili resti – umani e animali – sono lì a ricordarci, inesorabilmente, che tutto è vanità. Noi compresi.
Paolo Schmidlin, “Dead Ringer”
Il mio sguardo cade subito sull’opera di un artista che amo, Paolo Schmidlin che, come fossimo davanti all’Allegoria della morte di Tomás Mondragón, accosta al volto di Bette Davis il proprio cranio, spogliandola di tutto: dell’espressione arcigna e sensuale, del trucco pesante. Ovviamente anche della vita. Io sono felicissima perché dopo aver visto la sua Marilyn Monroe in una chiesa di Cuneo, questa è la sua seconda opera che posso contemplare dal “vivo”, ammirando il suo modo di esplorare il tema della bellezza che fugge, la vecchiaia, la decadenza e la morte.
Ma le opere che compongono questa piccola, preziosissima Wunderkammer sono anche altre… Ad esempio, i dipinti di Maurizio Bottoni, che ritrae la morte da diverse prospettive e punti di vista: il teschio sul tavolo, appoggiato a una tovaglia immacolata (Vanitas); uno scheletro coi suoi classici attrezzi da lavoro, la falce e la clessidra, che ride sardonicamente su una distesa di ossa (Morte che ride) e ancora lo scheletro disteso, come fosse il corpo nella bara, ultimata la fase di decomposizione, in un lavoro dal titolo che apre dubbi e domande: Morte della morte.
Maurizio Bottoni, “Morte che ride” e “Morte della morte”
Con più lavori è presente anche Anna Cirillo, giovane pittrice toscana, di cui si possono ammirare i grandi ed eleganti bucrani e trofei di caccia dipinti su sfondo nero, oro e argento: animali mitici con le grosse corna a volute o ramificate, o con le piume ad adornare un cranio ossuto e levigato. Potrebbe essere quello di un uccello o anche di Plague Doctor… sono indecisa.
Anna Cirillo, “Maybe it’s only us”
Poi i tre crani – veri – animali, che fungono da supporto per i colori delicati dell’artista pachistana Maomina Muhammad, che in parte decide il percorso della pennellata e in parte si lascia guidare dalle superfici particolari prescelte, fatte di bozzi, irregolarità e asperità.
Non manca neppure lo spazio per sorridere, dacché, come ammonisce Odilon Redon, l’ironia della morte supera quella di chiunque altro. E così Enrico Pescantini veste da Amleto un Ken sorridente e beota.
Livio Scarpella, Eternal Wedding
E poi ancora foto e dipinti: Jeremy Mann, Giancarlo Pagliara, Massimiliano Muner, Andrea Simoncini e Giuseppe Cavaliere sono altri dei nomi schierati. Fino alla promessa di un amore eterno, che la morte separa e unisce al contempo. A mostrarcela è lo scultore Livio Scarpella, che su un vassoio d’argento ci serve due teschi e due fedi. Forse, sottoterra, la vita di coppia continua.
Ho un consiglio per voi, luttuosi. Andate a vederla, Lovely Bones. È un passaggio veloce ma intenso, come una folata di brezza primaverile. E se non siete di Milano, potreste abbinare la visita alla chiesa di San Bernardino agli ossi, a un passaggio al Monumentale o, chissà, alla contemplazione del cenacolo, che sta a pochi passi da qui.
di Silvia Ceriani
Le foto sono disgraziatamente mie, tranne la cover e l’invito.
Info
Lovely Bones è visitabile fino al 3 di maggio.
Dal martedì al sabato: ore 10-13 e 16-19,30
La domenica: ore 11-19
Barbara Frigerio Gallery (www.barbarafrigeriogallery.it)
Via dell’Orso 12, entrata via Ciovasso 3
La Wunderkammer
«La parola Wunderkammer significa letteralmente “camera delle meraviglie” e indica un contenitore, un luogo, uno spazio nel quale vengono conservate decine, centinaia, migliaia di oggetti. Oggetti reali o immaginari, che suscitano un’attrazione irrefrenabile, che incarnano fantasie, sogni e ossessioni. (…) I pezzi conservati in una Wunderkammer erano raggruppati in tre categorie: Naturalia, Artificialia e Mirabilia». (Stefano Bessoni, Wunderkammer)