Io e la bestemmia. Ebbene, nessuno può sapere con esattezza se dio esista o meno. L’ateo più convinto è un illuso al pari del prete più devoto. Nel dubbio, e senza rischiare poi troppo, è salutare insultare il principio della divinità per varie ragioni. La prima è sociale: i cattolici hanno ampiamente meritato, con le ingerenze continue a livello sociale e politico, un po’ di fastidio da chi ha subito tutto questo da sempre, però grazie alle mie bestemmie possono realmente mettere alla prova la loro tanto decantata tolleranza (se poi mi redarguissero, in fondo bestemmierebbero giudicando non solo Dio bisognoso della loro protezione, ma addirittura mettendo in discussione la bontà del dono del libero arbitrio); la seconda è politica: la bestemmia è anarchica, individualista, contraria agli ideali per i quali morire. Un bestemmiatore non farà mai una guerra di religione, una crociata, un tribunale dell’inquisizione. Ciò non significa che non possa essere un assassino o un cannibale, ma almeno non un prete pedofilo. Be’, diciamo non un prete. Sostanzialmente, si può sperare che sia meno moralista di altri. La terza è poetica: proprio la gratuità dell’esternazione la rende a suo modo sublime, aprendo peraltro alla pura gioia linguistica, alla fantasia, alla ricerca di metafore, similitudini, aggettivi, appellativi, allocuzioni ricercate… Al pari della preghiera, è una forma di poesia dal basso. Ma ben più dialettica: afferma e nega Dio al contempo, descrive la tragedia e il mistero dell’essere al mondo. La bestemmia è il raglio dell’asino, ma anche l’orgoglio di Prometeo. L’atto più umano, che rivendica proprio la propria umanità, contrapposta alla dittatura del fato, alla trascendenza, qualunque essa sia. La quarta è fisiologica: se pesti la coda a un gatto, il gatto miagola. È normale ed inevitabile rispondere a certi stimoli con emissioni vocali. La bestemmia è per tradizione la più semplice ed elementare risposta al dolore e alla difficoltà. Ha preso poi nel linguaggio il posto importantissimo di rafforzativo. E, aggiungerei, oltre che rafforzare, rinforza: prova ad aprire una bottiglia dal tappo molto duro. Niente da fare? Se ci riprovi bestemmiando ci riesci! Pare che l’imprecazione (quindi anche e soprattutto la bestemmia) sia persino analgesica. Si tratta della risposta legata all’aggressività, che coinvolge tutto l’organismo. Inoltre, e qui alcuni miei amici saranno d’accordo, per alcuni fa ridere. E in effetti è difficile ascoltare maestri dell’ira iconoclasta come il celebre meccanico alle prese col radiatore senza trovare divertente il suo guizzo poetico e la furia della sua voce.
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