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Luca Ferrari: protagonismo dei cittadini, delle associazioni, del mondo underground e Comune come mediatore in un laboratorio culturale cittadino

Creato il 21 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Se le mie ‘riflessioni teoriche’ hanno qualche fondamento, le applicazioni pratiche non possono che prevedere una ‘rivoluzione culturale’ (come scrive Cremonesi) in cui la politica amministrativa (istituzionale) deve necessariamente riconoscere pienamente ai cittadini il “diritto di cittadinanza” nella comunità. Diritto che non può continuare ad essere limitato all’accesso a servizi ma che deve sostanziarsi nella promozione di un nuovo protagonismo della gente.

Sul piano istituzionale servono riforme radicali che semplifichino le procedure burocratiche nell’accesso a spazi/opportunità/strumenti, che tornino a modelli di ‘decentramento politico e amministrativo’ (in cui, differentemente da quanto accade oggi, comitati e organismi delegati abbiano pieni poteri e possano incidere sulle scelte), a forme di costante consultazione popolare attraverso l’utilizzo dell’istituto referendario (non solo abrogativo) per decidere indirizzi e obiettivi della comunità.
La politica dei partiti deve accettare il cambiamento di clima sociale e fare un deciso passo indietro per rendere veramente protagonisti i cittadini elaboprando forme efficaci di rappresentanza e delega, oggi irrimediabilmente in crisi.

Luca Ferrari: protagonismo dei cittadini, delle associazioni, del mondo underground e Comune come mediatore in un laboratorio culturale cittadino

Altrimenti, ed è facile previsione, i cittadini si riprenderanno gli spazi anche con azioni non necessariamente ortodosse…

Poi, come ho già scritto, la cultura non può essere concepita esclusivamente quale prerogativa delle istituzioni pubbliche (e, mi si permetterà la digressione, è un balletto patetico e triste quello a cui stiamo assistendo anche su queste pagine…).
A Cremona, piaccia o no, esiste una rete di soggetti ‘underground’ (proprio come scrive Scolari) – che in quanto ‘alternativi’ o sono ignorati o addirittura contrastati dall’establishment – che agiscono nell’ombra organizzati nelle forme più varie: associazionismo culturale (tipo ARCI), associazionismo politico (tipo Centri sociali), volontariato sociale, gruppi di pressione su temi civici (tipo LUCI), gruppi informali, singoli cittadini, scrittori, poeti, artisti musicisti…

Molteplici esperienze che spesso agiscono isolate o inserite in rigidi contesti istituzionalizzati (tipo Festa del Volontariato), ostaggio delle logiche perverse del mercato che sempre più, anziché un mero strumento, diventa il fine ultimo dell’attività (perché per sopravvivere bisogna comunque ‘produrre’ e ‘vendere’…).
L’artista che allestisce la sua mostra, il musicista che suona il suo concerto, lo scrittore che presenta il suo libro, l’associazione che vende i suoi prodotti… Tutti che, apparentemente, concorrono a produrre cultura… ma di cosa si tratta, nei fatti, se non della riproduzione delle logiche commerciali di sempre, cui la cultura istituzionalizzata dai partiti è la versione più detestabile?

In realtà credo sia necessario inaugurare un vero e proprio ‘laboratorio culturale cittadino’ cui tutti i soggetti che lo vogliono possano partecipare con l’obiettivo di concorrere ad elaborare un’idea di cultura della comunità (che non è detto debba corrispondere a torchi, violini, torroni e salame…).
Occorre un dibattito ampio, a 360°, trasversale, multidisciplinare, promosso dall’ente locale senza l’intento di eterodirigere il processo, ma fungendo da mediatore fra le parti.
Se la cultura è un work in progress, allora deve potersi costruire senza preconcetti, obiettivi astratti, ‘idee pedagogiche’ o ‘etiche’ come sfondo…
E’ una sfida, un rischio, che può comportare fallimenti. Ma è ricerca, scoperta, mistero… come la creazione.

Solo un’utopia? Un’idea strampalata? Un’ingenua visione delle realtà possibili?
Per sconfiggere la rassegnazione e il disamore credo ci vogliano grandi sfide. Perché, al di là degli slogan di rito, penso seriamente che un altro mondo è possibile (perché necessario).

Luca Ferrari

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