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Oggi siamo in compagnia di Luca Geremia, classe '78 originario di Pordenone e, dal 2005, espatriato in Messico nello stato della Sonora. Luca è marito di una splendida donna messicana, papà di due bambini, insegnante della lingua italiana presso l'università della Sonora, studente di psicologia, autore del libro "Paese che vai, usanze che trovi" e del blog
Ryuu No Kokoro News.
Nel tuo blog si legge che hai deciso di vivere in Messico con la tua famiglia nonostante le condizioni economiche peggiori perché la qualità della vita era migliore.
Allora, qui bisogna fare una premessa, tra pochi giorni sarà il mio decimo anniversario di matrimonio (con la splendida donna messicana che hai menzionato prima), appena sposati abbiamo deciso di vivere in Italia per i vantaggi che all’epoca consideravamo importanti, come la qualità del servizio medico, gli stipendi, ecc.
Siamo rimasti nella provincia di Pordenone per quasi due anni, fino a quando hanno offerto una borsa di studio a mia moglie per fare un master in Innovazione Educativa, dopo averne parlato molto abbiamo deciso di trasferirci qui in Messico; mia moglie è arrivata a fine Agosto o ai primi di Settembre, mentre io sono rimasto in Italia per poter sbrigare le ultime carte, vendere la macchina e, soprattutto per il TFR. L’ho raggiunta a Dicembre.
Appena trasferito per me era tutto nuovo ed avevo molti pregiudizi, come molti all’inizio vedevo solo ciò che era buono dell’Italia che avevo lasciato e vedevo solo le cose che si sarebbero potute cambiare in questo Paese, però dopo un po’ che vivevo qui, e soprattutto grazie anche all’appoggio di familiari, colleghi e la facoltà di psicologia, ho iniziato a cambiare pensiero e vederla da un altro punto di vista.
Bene, arriviamo al dunque. Ogni esperienza di vita è diversa l’una dall’altra, quand’ero piccolino, avendo i genitori che lavoravano entrambi, non uscivo praticamente mai, ero in una scuola privata, tornavo a casa poco prima delle cinque di pomeriggio, compiti per casa, cena e a nanna, questo fino alla fine delle elementari.
All’epoca era la mia unica realtà però, a distanza di anni, vedendo com’è la vita qui e come sto crescendo i miei figli, sono contentissimo che possano crescere in un ambiente con più divertimento, tra feste di compleanno, uscite con amici, ecc, i bambini si divertono molto di più, ci sono meno preoccupazioni, diciamo che da un certo punto di vista la vita è semplice come era la vita negli anni '60-'70 in Italia o, a quanto mi dicono alcuni amici del Mezzogiorno, la vita qui in Messico (perlomeno qui in Sonora) è simile al Sud, però completamente differente dalla “mia” realtà, da dove provengo.
Un altro punto è che in Italia, anche se è brutto dirlo, negli ultimi anni si vive per lavorare e non più lavorare per vivere, qui in Messico si guadagna meno, il tenore di vita è inferiore però si ha più tempo per poter dedicare ai figli.
Personalmente non sono materialista, ho questa concezione del denaro che va e viene ma il tempo dedicato alla famiglia non torna, pertanto bisogna approfittare di qualsiasi momento. Quand’ero piccino i miei genitori hanno fatto tanti sacrifici per non farci mai mancare niente, però ho vaghi ricordi di giocare con loro, invece ora, nonostante sia sempre occupato (tra studio e lavoro passo più di 12 ore all’università) gioco tutti i giorni con i miei figli, a volte riesco a farlo solo per 10-15 minuti altre volte posso passare tutta la domenica a giocare con loro, adoro passare il tempo in famiglia.
L'integrazione è un periodo critico per ogni migrante. Come è andato il tuo processo di inserimento in Messico?
Sono stato molto fortunato, perché sono arrivato a metà Dicembre e dopo un mese mi hanno offerto il lavoro che tuttora ho. Tra i miei colleghi ci sono tantissimi stranieri, poi la famiglia di mia moglie è eccezionale, mi hanno sempre trattato in maniera impeccabile.
Ovviamente la distanza dal mio Paese si è fatta sentire fin dall’inizio ma è stata soppressa dalla nascita di mio figlio, le mie giornate erano sempre piene e non ho sofferto molto per ciò che avevo lasciato perché pensavo a ciò che mi riservava il futuro
Molti in Italia hanno l'idea che il Messico sia un paese pericoloso e violento.
Se uno non s’immischia in traffici strani non si deve preoccupare, ovviamente, vivo in uno stato di confine ed ogni tanto si sente di qualche strage, di qualche sparatoria, però anche in Italia non è molto diverso.
Bisogna considerare che qui in Messico il 35% della popolazione vive in uno stato di povertà e la metà di queste persone in povertà assoluta che sono disposte a fare qualsiasi cosa per poter avere un’entrata extra, non hanno nulla da perdere e bisogna stare attenti, però qui in Sonora il tasso di povertà è molto inferiore rispetto ad altri stati messicani.
Come vedi gli italiani dopo otto anni trascorsi in terra latina?
A volte li ammiro per poter continuare a star lì a farsi bastonare (metaforicamente) sulle gengive dai politici di turno (che poi son sempre gli stessi).
Quest’estate sono tornato in Italia dopo cinque anni d’assenza e ho trovato i prezzi molto gonfiati rispetto l’ultima volta che ho messo piede nello stivale, a parte i politici, penso che ciò che ha rovinato parte dell’Europa è stato l’Euro, ormai sono passati 13 anni, e magari abbiamo bisogno di qualche altro lustro per poter vedere un cambio positivo.
Ricordo ancora le prime uscite dopo la scuola, la banconota da 50.000 lire durava tutto il fine settimana mentre ora per una pizza, un paio di birre e caffè, è quello che ti chiedono, sui 25 euro, una cosa davvero inconcepibile.
Un’altra cosa che mi ha sorpreso è il costo della benzina... (ricordo quando facevo il pieno alla mia prima UNO, costava meno di 1700 lire il litro... bei tempi quelli.
Continua...
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