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Luca Kocci e le solite bugie sull’8×000

Creato il 04 maggio 2014 da Uccronline

8x1000L’”esperto” di religione del quotidiano “Il Manifesto” si chiama Luca Kocci, vatikanista (rigorosamente con la “k”) molto attivo nell’educare all’antiklericalismo i suoi 9mila lettori. Questi sono rimasti, infatti, gli italiani che ancora acquistano il quotidiano della sinistra estrema e che, ancora, non si vergognano di farsi chiamare, nel 2014, komunisti.

Il 22 aprile scorso, Kocci ha okkupato le pagine del suo quotidiano con due articoli sull’8×1000. Il primo è una significativa marchetta all’associazione di atei fondamentalisti UAAR. Ovviamente Kocci non ha accennato al fatto che l’UAAR stia tentando da anni di poter accedere come destinataria dell’8×1000, arrivando ad autodefinirsi “confessione religiosa”, spiegando che «l’ateismo non potrebbe nemmeno essere distinto dalla religione».

Il secondo articolo è la rituale disinformazione sull’utilizzo dell’8×1000 da parte della Chiesa cattolica. Qual è la menzogna? Che la Chiesa utilizzi solo il 23% del ricavato dell’8×1000 agli “interventi caritativi”, mentre il resto venga impiegato per “l’edilizia di culto”, “la pastorale e la catechesi” e “per gli stipendi dei preti”. L’akkusa di Kocci è comunque anche verso le altre Chiese, come quella luterana e le comunità ebraiche, che “destinano una piccola parte alle attività missionarie”. Battisti, avventisti e Chiesa apostolica, invece, «inciampano sulla trasparenza».

Si passa poi, prevedibilmente, ad akkusare il sistema stesso dell’8×1000: per chi non sceglie nessuno dei destinatari disponibili (cattolici, valdesi, metodisti, luterani, battisti, avventisti del settimo giorno, ortodossi, ebrei, pentecostali, buddhisti, induisti e lo Stato), la sua quota viene attribuita in proporzione alle scelte espresse dagli altri. Dato che la maggioranza dei firmatari (45% degli italiani) sceglie la Chiesa cattolica, la maggior ripartizione andrà a quest’ultima. I Radicali hanno cercato di cambiare il sistema non riuscendo però a raccogliere firme sufficienti per far approvare un referendum, agli italiani dunque va bene così. Ricordiamo, inoltre, che non c’è nessuna garanzia che i firmatari scelgano la Chiesa cattolica, la quale aveva più garanzie prima del Concordato del 1984, quando i sacerdoti privi di altri redditi ricevevano dallo Stato il cosiddetto “assegno di congrua”. Garanzie a cui la CEI ha rinunciato, in accordo con lo Stato, rimettendosi alla volontà degli italiani.

Entrando nel merito delle solite accuse, il vatikanista dovrebbe innanzitutto spiegare come il “Il Manifesto” usa i 3 milioni di contributi pubblici che riceve dallo Stato, dato che è improbabile che vengano investiti tutti (senza successo, oltretutto) in un quotidiano moribondo, già vittima di liquidazione coatta da parte del governo. E, se non fosse così, dovrebbe spiegare come mai l’organo di informazione del comunismo italiano -sempre in prima linea per i diritti dei più poveri, quando ci sono le telecamere- non abbia mai pensato di aiutare concretamente ed economicamente i più sfortunati. Ad esempio attraverso una fondazione legata al quotidiano. Infine dovrebbe spiegare se ritiene giusto che tutti i cittadini, interessati o no al “Manifesto”, debbano essere obbligati a finanziare l’estremismo comunista attraverso le loro tasse.

In secondo luogo, Kocci sa benissimo di dire il falso. Non a caso lui stesso riporta le parole del vicepresidente degli induisti italiani, il quale ha spiegato giustamente che «destinare fondi alla costruzione di un tempio significa mettere in moto le attività che vi si svolgono, di culto ma anche sociali e assistenziali». Lo stesso vale per la Chiesa cattolica e le altre realtà religiose, come abbiamo già spiegato. Infatti, lo stipendio al missionario che ispira e anima un progetto di carità, nella rendicontazione dell’8×100, finisce sotto la voce “sostentamento del clero”. Allo stesso modo, le mense, i centri di ascolto, le case d’accoglienza, gli immobili a servizio della carità ecc., finiscono sotto la voce “edilizia di culto e pastorale”. Dunque, l’investimento negli “interventi caritativi”, non è tutto quello che appare sotto la diretta voce della rendicontazione.

Anche quest’anno destiniamo l’8×1000 alla Chiesa cattolica e invitiamo tutti a fare altrettanto, credenti e non. E’ l’unico destinatario sufficientemente attrezzato e radicato sul territorio per permettere davvero che questi soldi siano utilizzati nel modo più efficace possibile. Ognuno è osservatore di quanto faccia la Chiesa, attraverso la Caritas e la parrocchia, nel quartiere dove abita. Se non ci credete, chiedetelo a loro

La redazione

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