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Luca, professione: giocatore di poker

Creato il 15 giugno 2011 da Lapulceonline

luca ranghino pokerSe il poker deve a qualcuno l’enorme successo che ha ottenuto in questi anni, gran parte dei meriti spettano all’americano Chris Moneymaker. Questi, nel lontano 2003, riuscì a vincere l’evento principale delle World Series of Poker, qualifi candosi attraverso un torneo satellite online  di 39 dollari d’iscrizione. Perfetto sconosciuto (all’epoca era un contabile), Moneymaker si lasciò alle spalle 838 giocatori, molti dei quali  erano esperti ed affermati, e riuscì a diventare campione del mondo,  oltre ad incassare un assegno di 2,5 milioni di dollari. Da allora, il poker iniziò a spopolare in ogni angolo del globo e, da gioco esclusivo riservato  ai milionari, iniziò ad essere concepito come un vero e proprio “sport”,   in cui tutti possono competere e togliersi grandi soddisfazioni. Non più   un pericoloso gioco d’azzardo, ma un gioco d’abilità e di strategia, basato   sulla matematica, sulla statistica e sulla bravura del singolo nel “leggere”   l’avversario, nello studiare strategie e azioni, nel correggere i propri   errori e a massimizzare i profitti. L’avvento delle sale da gioco on line   non ha fatto altro che intensifi care questa diffusione: grazie ad internet,   è possibile giocare direttamente davanti al proprio pc. In Italia, l’avvento   del poker sportivo ha colto lo Stato Spopola il poker on line. Molti   giovani ci giocano. Alcuni ne hanno fatta una vera e propria professione impreparato, soprattutto per il sistema di tassazione e per le regolamentazioni.
Manuel, giovane di Alessandria, ci ha spiegato che “al momento, in Italia, è solo il poker online ad essere soggetto a regole precise. Quello praticato nei circoli, invece, viene considerato ancora come un gioco  d’azzardo: chi lo pratica, agli occhi  dello Stato, è un fuorilegge”. Nonostante il vuoto legislativo, ci sono numerosi circoli pokeristici, alcuni anche in Provincia.

Manuel è un frequentatore abituale di questi locali (a Casale e ad Acqui): “Siamo di solito 30/40 persone e organizziamo dei tornei che hanno un   buy in (costo d ’ i s c r i z i o n e ) di 30/50 euro. Non si rischia di andare in rovina”. Fino a qualche anno fa, i giocatori arrivavano ad essere anche un centinaio. Tuttavia, l’assenza di una regolamentazione chiara e la paura di essere perseguiti per gioco d’azzardo ha funzionato da freno per molti. “Lo Stato non riesce a tassare in maniera adeguata il   gioco nei circoli. Questo ha generato una competizione tra circoli e Stato   sulla quota da tassare e, inoltre, si sono inserite le pressioni e le paure   dei casinò, che temono così di perdere una fetta consistente della loro clientela”.

Nonostante la loro attività  non sia propriamente legale, Manuel e gli altri non hanno mai avuto problemi con le forze dell’ordine: “il posto è tranquillo e le liti sono molto rare. Probabilmente la polizia è al corrente di ciò che facciamo, ma per ora non è intervenuto nessuno”. Con i soldi guadagnati in questi piccoli   tornei, Manuel si paga le uscite al sabato sera oppure i biglietti per andare a vedere l’Inter a San Siro: “Il poker per me è un hobby. Ho iniziato   anni fa per caso su internet, con i tornei gratuiti. Mi sono costruito pian piano un bankroll (fondo cassa) e sono passato   poi ai tornei dal vivo. Leggo libri di strategia, mi documento, consulto i forum e  mi confronto con gli altri giocatori”. Negli ultimi anni, la diffusione del poker è stata così capillare ed effi cace grazie soprattutto alla componente televisiva: “In tv sembra che sia tutto semplice. Si pensa di fare soldi facili. La realtà è ben diversa”. Tuttavia, anche se è diffi cile scalare i vari livelli, Manuel resta convinto che “rispetto a tutti gli altri giochi di carte, quello del poker è uno dei pochissimi in cui chi ha buone conoscenze di strategia, matematica ed economia, nel lungo periodo ha profitto. Lo Stato lo considera come gioco d’azzardo: in realtà la componente d’abilità è di gran lunga quella principale”.
Grazie ad Internet e alle Poker Rooms (sale da gioco) online, è possibile trasformare il gioco da semplice passatempo, in un lavoro vero e proprio. C’è Luca Ranghino, 25 anni di Villanova Monferrato che da 8 mesi ha deciso di diventare un giocatore  di poker professionista e ha già ottenuto discreti successi, comparendo anche in televisione. Con la massima serietà, dedica gran parte del proprio tempo alle carte, che per lui sono molto di più di un hobby: si guadagna   da vivere. Le sue giornate sono strutturate secondo orari e ritmi precisi: “Di solito mi alzo verso mezzogiorno e alle 14 inizio la mia sessione di tornei. Facendo alcune pause arrivo fino alle 8 di sera e, se dopo cena non ho altri impegni, continuo fino all’una di notte, a volte anche le due”.

Diventare un PPP (Professional Poker Player) non è da tutti: è un’attività molto impegnativa e richiede un grande controllo mentale, indispensabile per evitare i tilt e contenere   le perdite. Luca è in grado di aprire contemporaneamente 10 tavoli di
heads up (tornei di “testa a testa” tra 2 avversari), mentre se partecipa ai sit’n’go (tornei di un unico tavolo con 9/10 giocatori) riesce a giocarne addirittura 18 allo stesso tempo. In questo modo, Luca arriva ad aprire circa 250 tavoli al giorno e 3 mila in un mese. Giocare così tanti tornei è per lui indispensabile: i suoi veri guadagni, infatti, non derivano tanto dalle vincite che ottiene, ma piuttosto dai bonus e dalle promozioni che la poker room concede ai giocatori così assidui. Di fondamentale importanza è la “rakeback”: quando ci si iscrive ad un torneo, non tutta la quota d’iscrizione fi nisce nel montepremi fi nale. Una piccola parte viene trattenuta dalla sala da gioco e costituisce la “rake”, una sorta di  tassa che confl uisce in parte anche nelle casse dello Stato. La rakeback  costituisce proprio un ritorno parziale delle tasse pagate alla poker   room: più tornei si fanno, maggiore sarà la rake prodotta e, quindi, maggiore sarà questo ritorno. Luca ci ha spiegato che grazie alla sua mole di gioco, riesce ad avere una rakeback
di circa 3 mila euro al mese. Dunque, per lui, basta mantenersi in pareggio con i risultati dei tornei per risultare comunque ampiamente in attivo.

Per un professionista dell’online, quindi, non è indispensabile vincere sempre: il segreto è bilanciare vittorie e sconfi tte su un numero altissimo di tornei. Più questo numero è alto, maggiore sono i bonus e la rakeback. Giocando su così tanti tavoli alla volta, Luca muove circa 3 mila euro al giorno, che diventano 10 mila al mese. Il suo bilancio, in 8 mesi di lavoro, è in positivo, e anche di molto: “Finora ho avuto più o meno 30 mila euro di profi tti. Il mio sogno è quello di arrivare presto ad una sponsorizzazione”. Convincere i genitori, all’inizio, è stata dura: “Poi però quando hanno visto i guadagni, hanno cambiato idea in fretta!”. Per i prossimi 5 anni Luca continuerà la sua vita da giocatore professionista: “Nel caso non dovesse arrivare uno sponsor, con i soldi che avrò messo da parte mi aprirò un’attività, magari un bar”.

Il gioco non controllato può portare alla dipendenza, che, se non curata,  può degenerare. Diffi cilmente però ci si ammala on line, giocando sit’n’go,  tornei multitavolo, cash game o altro ancora. Per coloro che hanno un debole per il gioco, i nemici numeri uno si chiamano lotto, superenalotto   e video poker. Il Ser.T. dell’Asl (Dipartimento di Patologia delle Dipendenze)   si occupa anche del GAP (Gioco d’Azzardo Patologico). Luigi   Bartoletti, direttore del centro, ha evidenziato che “nel 2010 circa 200  persone hanno chiesto una presa in carico dal punto di vista clinico”. Bartoletti ha spiegato che “ci sono sia accessi diretti dei malati, che si rendono conto del loro problema e vogliono risolverlo, ma a volte sono i familiari preoccupati a presentarsi in dipartimento per chiedere un aiuto”.
In alcuni casi i pazienti hanno contratto dei debiti e i video poker rappresentano la causa principale di rovina: “queste macchine generano gesti ripetitivi e poca consapevolezza di quanto si perde”. Per fortuna “Circa il 60% dei pazienti risolve il suo problema: sono però percorsi di recupero assai lunghi: ci vanno due   anni per guarire quasi del tutto”.
Per aiutare chi è dipendente dal gioco, nell’aprile del 2009 è nata in Alessandria un’associazione di Giocatori Anonimi, che si riunisce per due ore una volta alla settimana in Corso Acqui. Circa 15 persone, di   tutte le età e di ogni ceto sociale,che condividono i loro problemi e   cercano di seguire tutti insieme un percorso per tentare di uscire dal  tunnel del gioco d’azzardo. Un ex giocatore: “A volte basta un dispiacere   oppure anche un momento di felicità. Io sapevo di non diventare  ricco, ma ero attratto dai video poker e arrivavo al punto da rubare i   soldi a mia mamma o a mio fratello pur di giocare a quelle macchinette.

Dobbiamo capire che siamo malati e siamo impotenti di fronte al gioco   d’azzardo. Non possiamo guarire completamente ma solo migliorare”. Questa persona è da quasi 4 anni che è riuscita a smettere, dopo aver perso   circa 100 mila euro e dopo aver contratto innumerevoli debiti. “I   soldi si perdono, vanno e vengono. Tuttavia è molto più grave perdere l’affetto delle persone care. Quando in famiglia non ci si parla più, forse   è il momento di fermarsi e fare una presa di coscienza”.


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