Col passar degli anni le città cambiano, come le donne, e non si riconoscono più.
“Lucca è cambiata.
Dai ammettiamolo. Facciamolo serenamente, perché così ci libera tutti.
Ci libera e libera Lucca da quella patina borghese e nebbiosa da cui da sempre è avvolta.
Lucca mette in soggezione.
Un po’ come quando vai a un primo appuntamento e non sai mai che metterti. Troppo elegante, no. Troppo sportiva, sembra che non te ne freghi abbastanza. Un po’ “trasanda per finta”, poi si capisce che lo strappo al jeans ci hai messo 7 ore per farlo così.
Cosa indossare a un primo appuntamento è una tra le cose che in genere mette più in ansia. Lucca ti chiede sempre di metterti un po’ speciale.
Da sempre considerata una città museo. Guardare ma non toccare. Divertirsi, ma con gusto e non troppo se possibile.
Vietato urlare (Summer Festival a parte).
Un meraviglioso museo all’aria aperta che chiude alle 22. Sì, perché fino a poco tempo fa alle 22:15 potevi fare il Fillungo senza incontrare nessuno. Anche nel week end.
Adesso non è così. Se Dio vuole. E con tutte le Chiese che ci sono, vediamo se il messaggio si viralizza bene!
E’ sempre bellissima, ma più a portata di mano. Finalmente ci si sta anche senza pelliccia o smoking.
Ci si sta perché ci sono cose da vedere, da fare e di varia natura e tipologia.
Lucca è pronta per cambiare, ma i lucchesi lo sono?
Perché sono i cittadini alla fine che fanno una città.
E allora è necessario abbandonare quel provincialismo che spesso ingloba una città di piccole dimensioni come Lucca.
“Si stava meglio, quando si stava peggio”
“Non c’è mai nulla a Lucca”. Poi quando c’è qualcosa di nuovo: “C’è troppo casino chiamo i vigili”.
“Pisa è brutta, meglio Lucca. Non si capisce come mai là ci vanno tanti turisti”. Poi se ne vengono a flotte a Lucca (come negli ultimi tre anni): “Che stress, ma perché non tornano a casa loro”.
“Un altro venditore di kebab in città?? No eh!!!”. Apriamo piuttosto 80 trattorie finte casalinghe. Ma almeno possiamo scrivere che c’è il tortello lucchese. Salvo poi che sa di fajitas messicana venuta male. Perché la fajitas vera in realtà è uno sballo, sia chiaro.
La critica distruttiva agli eventi mondani o commerciali nelle piazze, è comune. Poi ne trovi alcuni a ballare di nascosto o a fingere di esserci per caso. E balla sereno che non succede nulla!
Per fortuna si tratta di una nicchia ormai. Di un numero minore rispetto a quelli che accolgono i cambiamenti come motore di vita, (almeno spero).
Lucca è molto più avanti di tutto questo provincialismo. E’ pronta a rendere le mura un bene prezioso ma su cui si possa ballare anche la macarena e non solo il valzer.
E’ pronta ad essere raccontata molto di più sui social, ad accogliere una cultura digitale che la farebbe conoscere nelle sue mille sfaccettature.
E’ pronta ad accogliere eventi di innovazione, di tecnologia, per contribuire a confermare la Toscana come una Regione “capitale del WEB”.
Non c’è nulla di più innovativo di parlare di epoca digitale sui baluardi delle mura. O all’ex manifattura tabacchi.
La memoria e il futuro.
Lucca è cambiata, oggi è una bella 50 enne con i bluejeans strappati e una giacca di pelle nera.
La Berna
Grazie Francesca per questo pezzo; sempre bellissimo leggerti.
Somo molto d’accordo con te sul fatto che a Lucca ci sia molto da fare, da vedere, da vivere.
Rimane a mio avviso ancora una città poco incline al cambiamento A mezza strada tra quello che è sempre stata e quello che potrebbe davvero essere. Spero di sbagliarmi.
A presto. Sa
♥♥♥
Articolo di Francesca Bernabei
Photo credits: immagine dell’Ex Manifattura Tabacchi di Filippo Brancoli Pantera per Think Visual