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Lucca – Photolux Festival: quando le foto diventano storie.

Creato il 28 novembre 2014 da Smilingischic
Paolo Marchetti - Saudade Moon

Paolo Marchetti – Saudade Moon

Photolux Festival: quando le foto diventano storie.

“Cecità è vivere in un mondo dove non vi sia più speranza” Jose Saramago, Cecità

8 euro. Lo dico subito per le persone che vogliono sapere il prezzo (chissà perché molti paragonano i lucchesi ai genovesi…). Per le grandi famiglie, per le comitive di amici e per i tirchi. Ecco per quelli a cui 8 euro gli sembrano tanti, vi dico no. Ci prendete due birrette che poi evaporate via in pochi minuti. Qui vedete tantissime foto e alcune vi rimarranno dentro. Forse per tanto tempo.

Palazzo Ducale: Saudade Moon di Paolo Marchetti, vincitore del Leica Photographers Award 2013.

Chiesa di San Cristoforo (Via Fillungo): mostra del World Press Photo

Bene. Adesso vi racconto due storie.

Prima storia.
Brasile. Fa caldo. I paesaggi sono troppo grandi per riuscire a orientarsi. Troppo grandi i fiumi, il mare, le spiagge. Anche il cielo è troppo, quasi ci si affoga dentro.

Decido di entrare in una favela. E’ Natale. Non ci sono addobbi in giro. Non c’è nessuno sfarzo natalizio. Non ci sono lucine intermittenti, ma dei tubi ammassati da una parte.

C’è un bambino, però, che da solo regge tutto il significato del Natale. Guardi lui e sei dentro a un Natale che non hai mai vissuto.

E’ di schiena, davanti a un muro. Ha il cappuccio di Babbo Natale addosso e dietro di lui un piccolo elicottero: deve essersi schiantato a terra per il troppo vagare in quel cielo tanto grande. Non riporta nessun ferito. E’ tutto a posto, tutto malinconicamente sereno.
E viene voglia di appoggiare più volte l’indice sulla spalla del bambino, per chiamarlo, per farlo girare e sperare che lui ci riporti alla realtà

 

Seconda storia.

Ci sono tante storie, tante vite dentro la Chiesa di San Cristoforo. Prendetevela comoda.
E non cercate di entrare nella vita di tutti: rischierete di fare l’ingresso integri e di uscirne frammentati (e non è detto che sia un male).

Io sono entrata a casa di Bobby Henline. Non volevo, credetemi. Ma ha insistito.
Bobby è “il davanti” del bimbo brasiliano. Ti fa vedere anche lui la realtà; quella della guerra senza fronzoli e senza lacrime. Come la guerra ti trasforma, se ti scoppia una bomba in faccia. Eppure Bobby è lì in piscina, con un sorriso che mille denti bianchi, a confronto, sono macerie. Adesso gira gli Stati Uniti con un tour di spettacoli comici, ironizzando su se stesso.

Adesso vi giro le foto e…

Un bambino con un cappello da Babbo Natale è appoggiato a un muro. Ha un piccolo gioco ai suoi piedi. Un modellino di un elicottero. E’ un bimbo bellissimo, con quegli occhi neri, profondi e intensi. E’ un piacere soffermarsi a guardarlo.

Bobby Henline è un superstite. L’unico sopravvissuto quando il mezzo militare su cui stava viaggiando in Iraq con quattro compagni fu colpito da un ordigno. Ha però le ossa del volto fratturate, bruciature per quasi il 40 per cento del suo corpo e la mano sinistra amputata.
Meno male l’hanno fotografato di schiena.

“È meglio essere feriti dalla verità che consolati dalla menzogna
Khaled Hosseini, Il cacciatore di acquiloni

LA BERNA

flyer photolux

 

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