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“Luce nera” – Gianpasquale Greco

Creato il 03 settembre 2015 da Temperamente

“Luce nera” – Gianpasquale Greco

Se dovessi riassumere in una sola parola il mio stato d'animo al termine della lettura di Luce nera (Homo Scrivens, 141 pp., 13 euro), ebbene la mia scelta ricadrebbe sulla parola "stupore". Sì, perché il secondo libro di Gianpasquale Greco, poeta e aforista napoletano, è stupendo nel suo senso più proprio: ovvero stupisce bellezza. Nelle pagine di questo volume non ci sono mere poesie, ma indagini, introspezioni, confessioni, impressioni ed espressioni, introiezioni e proiezioni. Ed è, forse, proprio grazie a questo gioco, dicotomico e mimetico, dialettico e sintetico, che si accende quella luce nera che dà il titolo alla raccolta.

In un articolo del 1908, dal titolo Il poeta e la fantasia, Sigmund Freud parlava della distinzione che occorre fare tra il poeta e il sognatore a occhi aperti, come pure di quella che intercorre tra il poeta e lo scrittore di prosa. Semplificando, possiamo dire che mentre lo scrittore di narrativa elabora in forma mascherata delle fantasie più o meno inconfessabili (erotiche, ambiziose, imperiose), il poeta ci presenta i suoi drammi attraverso una forma scrittoria più misteriosa e composita ma più profonda. Ciò in quanto l 'ars poetica consiste essenzialmente nella tecnica per superare (e non semplicemente trasporlo in forma romanzata) il senso di ripugnanza che risiede nell'Io e che è connesso alle barriere che sorgono tra ogni singolo Io e gli altri.

In quest'ottica, anche gli aforismi presenti nell'opera, e che a un primo sguardo possono sembrare trascurabili e banali, celano in realtà un processo di questo tipo. Penso ad esempio all'elogio del libertinaggio, o all'elogio dell'egoismo: "L'egoismo è la forma più nobile della filantropia, giacché assicura che tutti gli sforzi che si compiono nella vita siano veramente gratificati e riconosciuti dall'unica persona per cui vale la pena averli fatti: se stessi" (p. 57).

Ma veniamo alle poesie: dopo Trasfusioni di sangue (Guida 2010), che pur mi piacque ma che era pervaso per intero da una sorta di sentimento di Sturm und Drang giovanile, Gianpasquale Greco compie in Luce nera un grande passo in avanti, una maturazione, comprendendo che la poesia può essere tante cose diverse: può essere d'amore, può essere simile a un dipinto, a una carezza, ma può assumere anche la forma di un grido, di un'invocazione, di una dichiarazione di guerra, di un patto d'amicizia, fino all'aspetto di... uno specchio. Così in Alla poesia:

"[...] Tu sei la fontana / in cui pulire le / vergogne e le / menzogne che / i caporali inchiodano / sugli uomini onesti, / fino a togliergli il volto. / Gli danno terrore / per nome, / e obbedienza / per voto. / Coi sensi turati / e il sangue a una melma, / dove ripongo / la mente e la speranza? / Solo tu, Poesia, / vela marina cucita / d'un pezzo / e d'un colore, / sei lo specchio / leale del carisma / d'un uomo, / ed in te s'incoronano / i lupi e si / schiacciano i serpi " (pp. 48-49).

E così, anche, in Natura morta di poeta: "[...] Un poeta non è altro / che quel che ha letto e scritto: / il resto è una scena di compromessi / per vivere i giorni. / Ciò sa, quella confidenza tra poeta e lettore, / che, se si conosceranno, / sarà solo forma corporea di anime già amiche " (pp. 40-41).

Per concludere, posso dire che, a differenza dei saggi che recensisco di solito, la poesia riguarda un genere decisamente più personale; ma proprio per questo mi sono venute in mente le parole con cui si apre il succitato articolo di Freud: "Noi profani siamo sempre stati intensamente curiosi di sapere - come il Cardinale che pose ad Ariosto una domanda simile - a quali fonti attinga il suo materiale quello strano essere che è il poeta, e come riesca a fare su di noi una tale impressione e a destare in noi emozioni di cui forse non ci ritenevamo neppure capaci".

Gianpasquale Greco, Luce nera, Homo Scrivens, Arti, Napoli 2015, 141 pp., 13 euro


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