Neanche Franesco Storace, che per primo si era guadagnato il titolo di "Epurator" per la maniera ereditariamente fascistoide che aveva uispirato la sua gestione della Commissione Vigilanza RAI, era riuscito a raggiungere i livelli renziani di demenza politica. Nessuno è riuscito a fargli capire che nel segreto dell'urna, in parlamento lo fottono quando vogliono, se esagera. Oggi è stato fottuto otto volte, e non solo da biechi "franchi tiratori", ma anche, apertisi verbis, dal suo fedelissimo Giachetti. Quello che per la "urgentissima riforma elettorale", memore dei tempi in cui era pannelliano, ha fatto anche finti scioperi della fame. Ma poi, nonostante fosse "affamatissimo" (ma non "emaciatissimo"), non si perdeva un talk show in TV neanche nei giorni in cui c'era lo sciopero delle auto blu.
In questi giorni, Renzi, l'Epurator di Frignano, ha pensato di poter ritrovare in Commissione Affari Costituzionali la maggioranza (che non ha) cacciando i dissidenti. Prima Mauro, poi Corradino Mineo (informato a mezzo agenzie di stampa). Stalin non avrebbe saputo far peggio.
#tafanus#staisereno. Quando un topino da oratorio non capisce che tagliando il ramo su cui è appollaiato è destinato a cadere col culo per terra, #noisiamosereni. Renzi, percorrendo senza freni questa strada in discesa, si schianterà alle prime curve prese con la panza, anzichè col cervello.
Il risultato probabile della epurazione di Mauro e di Mineo probabilmente non sarà la riconquista della striminzita maggioranza di un voto in Commissione, ma la perdira della maggioranza il Parlamento. Oggi dal gruppo PD alla Camera, per solidarietà verso Mauro e Mineo, si sono "autosospesi" altri tredici parlamentari. E non anonimi peones, ma anche gente di peso come Felice Casson, Massimo Mucchetti, Paolo Corsini, Walter Tocci, Vannino Chiti...
No, non si tratta di Carneade in cerca di "Momenti di Boria". Si tratta di gente che ha fatto la sinistra, quando ancora il Bischero faceva il boy-scout, cantava "Oh Biancofiore simbolo d'amore", giocava a calcio balilla all'oratorio, e faceva i giochini a premio da Mike Bongiorno. L'autosospensione non significa tradimento, ma consapevolezza dell'assenza del vincolo di mandato, e il preludio alla formazione di un gruppo autonomo, con o senza il passaggio preliminare dal gruppo misto, e con o senza l'assenso del Bischero. Evidentemente la Cina gli ha dato alla testa, e non escludo che al ritorno dalla full immersion nella democrazia cinese, possa provare a fare la traversata dell'Arno a nuoto. Attento alla leptospirosi, Renzi.
Oggi Lucia Annunziata, che anche in tempi recenti non ha mancato di rendere pubblica la sua approvazione al renzismo, si dissocia apertamente. Il postulato di Ennio Flaiano funziona sia in andata che in ritorno, a quanto pare. Questo il suo editoriale odierno, in difesa di Corradino Mineo, e non solo:
Epuratori, epurati e passacarte Tacco 12
Contro l'estromissione di un senatore (di Lucia Annunziata - The Huffington Post)
Dice il sottosegretario Lotti che "dodici senatori non possono permettersi di mettere in discussione il volere di 12 milioni di elettori". Ha spiegato così perché il senatore Mineo (i dodici, poi diventati 13, si sono autosospesi in solidarietà con lui) è stato rimosso per poter far guadagnare al Pd la maggioranza sulla riforma del Senato nella ormai fatale Commissione Affari Costituzionali.
Potrei chiedere come fa il governo a sapere che quei dodici milioni di italiani hanno votato specificamente per la riforma Renzi sul Senato. Potrei chiedere di quali elettori si parla. Perché se si parla di quelli che hanno eletto l'attuale Parlamento, allora il Premier attuale non è stato votato e Mineo sì. Se invece parla del voto per le Europee andrebbe ricordato che il pur immenso consenso non è comunque consenso politico diretto.
In ogni caso gli eletti, come abbiamo ricordato di recente in merito alla ondate di espulsioni dal M5S, hanno diritto alla libertà di opinione. Come del resto i militanti di partito - in questo caso, se parliamo al segretario del Pd, mi pare che andrebbe ricordato che in quel partito si è lavorato una vita (del Pd stesso e di varie generazioni di militanti) per affermare il diritto al dissenso interno, con conseguente richiesta di affrontare questo dissenso con pratiche il più possibile lontane dallo stalinismo.
Questi sono naturalmente dettagli. Si sa che i renziani credono che il potere che hanno in mano vada gestito in maniera decisionista. Chi dissente è palude, lo sappiamo.
Tuttavia, visto che la convivenza civile è fondata sulla salvaguardia - che nel suo piccolo riguarda la salvaguardia delle regole - non posso che segnalare che brandire l'investitura popolare come legittimazione ad agire forzando le regole costituisce una tentazione autoritaria. Non farò a Renzi il torto di accostarlo a Berlusconi, perché sappiamo che ha ambizioni e riferimenti storici molto più alti.
Nelle sue idee il paragone è Blair, o Obama. Peccato che anche la traiettoria di questi leader dimostri che il vasto consenso popolare non fornisce un passaporto con il destino. Blair è alla fine caduto nella trappola delle sue forzature (ricordate l'Iraq? In queste ore qualcosa di molto drammatico ce lo ricorda) e Obama in quelle della sua inefficacia.
Ma forse sbaglio geografia. Forse è la visita in Cina ad aver fatto velo al giudizio del nostro premier. Lì certamente c'è un bellissimo modello su come governare insieme un partito, un paese, le riforme, un mercato, e, se possibile, il mondo.
Lucia Annunziata
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