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Luciano D’Abbruzzo e MIG: Come un’arancia in Norvegia

Creato il 19 giugno 2013 da Ilbicchierediverso

Luciano d'Abbruzzo e Mig come un'arancia in norvegia

Come un’arancia in Norvegia è il nuovo disco di Luciano D’Abbruzzo e MIG, un album che forse vuole essere una prova di “maturità” artistica per una band oramai veterana di live e sale d’incisione.

La formazione laziale, di cui D’Abbruzzo è frontman e deus ex machina, è infatti da anni sulla scena con un passato di tutto rispetto che li ha visti esibirsi durante il concerto per il Papa (lo stesso di Bob Dylan) o al Primo Maggio o come opener per i Sonic Youth (tanto per citarne un paio).

Questo album è il frutto di una costante evoluzione che si è protratta dal 1997, una crescita verticale ricca di cambiamenti (anche di line-up) per giungere all’oggi con una produzione interessante, un titolo molto evocativo (volendo anche ermetico nella sua ambiguità concettuale: un frutto solare tra il grande freddo o il colore sul bianco? Perla tra il riso?) e 9 canzoni che si librano tra rock italiano, contaminazioni di ogni genere e tecnica superlativa.

Le lyrics composte, nella maggior parte da D’Abbruzzo, convergono verso una denuncia di malessere umano, di problematiche sociali e individuali, lasciandosi andare a un certo mal de vivre o spleen moderno, in cui la famiglia, i rapporti, la solitudine, la reminiscenza, le aspettative e la rabbia repressa che vuole esplodere sono i cardini principali di una scrittura che vuole essere evocativa, forse un po’ penalizzata dallo schema metrico che viene utilizzato.

L’architettura delle canzoni è affascinante: incalzante grazie alla sessione ritmica (Jacopo Coretti si dimostra un batterista in grado di affrontare qualsiasi territorio del Tempo)  capace di spezzare ogni prevedibilità nell’ascolto; il basso (affidato nella fase della registrazione a Andrea Stanisci e live invece a Massimo Franceschina) rende pulsante ogni attimo, fa da vero cuore e polmone degli arrangiamenti e del groove di questo disco.

Le chitarre di Giancarlo Boccitto e Alessandro De Berti sono dei momenti di grazia e melting pot, dedicati alla visceralità delle tracce. Tra giochi, arpeggi, fughe e dinamicità che evocano in alcuni momenti anche gruppi come King Crimson, Gentle Giant o Soundgarden, le 12 corde sono un assoluto spettacolo, anche nei momenti più intimisti e “naturali”.

Nel complesso il disco convince con una struttura ancora aperta a miglioramenti e a una ricerca che saprà ripagare tra poco tempo, il sound in generale –essendo stato registrato completamente live – è molto “rotondo”, molto caldo e trasmette effettivamente gli sguardi che si sono scambiati i membri della band in sala.

Li aspettiamo live.

Buona scelta
IBD
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