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Lucien Freud: Quando la pittura è Carne

Creato il 23 maggio 2013 da Alessandro Manzetti @amanzetti

Lucien Freud: Quando la pittura è Carne     Oggi il Posto Nero apre una piccola porta sul mondo di Lucien Freud (Berlino, 8 dicembre 1922 – Londra, 21 luglio 2011), grande pittore inglese di origini tedesche, che durante tutto il suo percorso artistico ha cercato di dipingere l'anima e trasformare in carne la sua pittura. Il cognome dell'artista vi avrà ricordato subito il più celebre Sigmund Freud, ma non si tratta di semplice omonimia: Lucien Freud è il nipote del padre della psicanalisi e dei sogni. Difficile in poco spazio approfondire l'opera di un autore, senza essere superficiali o incompleti, cercherò in questo articolo di focalizzare la "carnalità" della pittura di Lucien Freud,  penetrare, anche solo per qualche centimetro, nella sua percezione di pittura, di rappresentazione dell'anima e della sua effettiva possibilità di essere catturata con talento e colori.
Lucien Freud: Quando la pittura è Carne     La carnalità della pittura di Lucien Freud si percepisce facilmente osservando le sue opere, i tanti ritratti di nudo che ci ha lasciato. Carne spesso tormentata, livida, angosciata, spesso trabordante. Carne che riflette l'anima del possessore, svelata dall'artista. Ma ci vogliono occhi speciali... Basta davvero il grande talento per fotografare l'anima di una persona? Credo di no, e così la pensava anche Lucien Freud, che per i suoi ritratti e nudi ha scelto di usato come modelle e modelli persone che conosceva bene: famigliari, amici, amiche, i suoi innumerevoli figli (legittimi e non). Evidentemente le barriere dell'apparenza, dietro le quali è facile nascondersi per uno sconosciuto, erano troppo alte da scalare anche per il talento di Lucien Freud. L'anima si cela sotto i tessuti più profondi e sconosciuti, per catturarla con i colori è necessaria una conoscenza delle più intime pulsazioni di quella carne, di quel cuore che la irrora.    

Osservando le opere di Lucien Freud, dai suoi corpi abbandonati al destino e alla solitudine, dalla latente tragicità di ogni momento che pervade particelle e pensieri,  si percepisce l'influenza di grandi autori come tra Egon Schiele e Francis Bacon, con i quali l'autore è stato in contatto. I ritratti di nudo, la filosofia della carne di Freud, segnano il ponte tra realismo e espressionismo, il soggetto è davvero "vivente" e le sue inquietudini variano il colore della pelle, la quantià di carne appesa all'anima, a volte eccessiva, a volte in pieno disfacimento. I grigi, i marroni, i gialli che emergono dai tubetti schiacciati dalle scarpe del suo disordinatissimo altelier danzano a seconda della visione dell'artista, di quell'umanità in posa, su letti e divani, lasciando aperte le vie più sotterranee del proprio vissuto.   Prima di proseguire, come introduzione all'opera dell'artista devo suggerire un bellissimo, imperdibile documentario della BBC dedicato a Lucien Freud: "A Painted Life"  disponibile su YouTube in versione integrale: lo trovate qui sotto; se avete poco tempo promettetemi di guardarlo più tardi, in un momento di calma (il video dura circa 1 ora e mezzo). Ora, dopo, o domani, non perdetelo.           I nudi di Lucien Freud sono lontani dall'erotismo, sono ben altre le emozioni che tentano di suscitare. L'artista apre continuamente domande, cerca di superare la grande frustrazione dell'arte, e della pittura in particolare: La realtà è davvero rappresentabile? Dipende da cosa si intende per realtà; nel mondo di Lucien Freud il realismo è da intendersi con le molle: il corpo, la carne, ma anche lo spazio intorno, dove fluttuano insieme artista e soggetto, sono fotografie di emozioni, spazi e atomi senza terra e senza cielo, senza materia e senza mediazione, non esistono fisicamente. I nudi di Lucien Freud non rappresentano nemmeno un elogio della carne, della libertà e dell'indipendenza, ma evocano le origini, l'animalità che ci appartiene. Andando indietro nel tempo, verso quei territori, probabilmente stanare l'anima è più facile. Percorso diverso rispetto a quello seguito da Edvard Munch, che più che cercare l'anima originaria, nelle sue opere esplorava la psicologia, le emozioni legate al vissuto, a una realtà d'ordine diverso. Due binari paralleli che però non si toccano mai.    

Lucien Freud: Quando la pittura è Carne
    Non sono solo i volumi dei ritratti a "farla da padrone": sono in realtà i particolari a offrirsi come veicolo per il viaggio indietro nel tempo, a partire però da un punto fermo del presente: l'esistenza del soggetto, reale, con sogni e illusioni dei quali si è spogliata di fronte all'artista. Opere che inquietano, quelle di Freud: fredde, crude, senza compromessi. Ma poi, quali compromessi dovrebbe usare l'artista che decide di affondare le sue sonde nell'animo umano? Dovrebbe torse temere di raccontare la storia di un corpo, di un'anima chiusa tra le gambe? Sono storie crude, e così vanno ritratte, con colori e luci che ci donano la visione di una carnalità patetica, che spesso è dietro l'angolo della nostra consapevolezza.    
Lucien Freud: Quando la pittura è Carne
Pluto and the Bateman Sisters (1996)     Ma perchè i nudi? Perchè lo stesso artista afferma di voler trasformare la pittura in carne? La risposta è nel tempo, che segna sulla pelle, sul nostro corpo, i suoi passaggi, a braccetto con le dinamiche della singola vita, dell'individualità a cospetto della grande solitudine di una piccola anima e una esistenza che si mostra, giorno dopo giorno, parte di qualcosa di troppo grande. Segni sempre diversi, unici. Scolpiti nella nostra materia vivente. I segni dell'esistenza sono spesso brutali, e sono proprio questi ad angosciarci; quando li notiamo nelle opere di Freud, siamo costretti a scoprirli in un'altro, e farli nostri alla fine, dopo aver viaggiato con gli occhi e con i ricordi personali in tante opere, in tante anime dipinte. Non hanno pietà di noi, quei "maledetti" segni ecco perchè è inutile cercare compromessi, un qualche dialogo. Come è inutile catalogare troppo Lucien Freud: Post-realismo? Neo impressionismo? Ma cosa importa alla fine?      
Lucien Freud: Quando la pittura è Carne
Naked Portrait with reflections (1980)     "Stupire, disturbare, sedurre, convincere». Non certo allietare lo spettatore" .Questo è il "mestiere" delle opere, secondo Lucien Freud, Qualoca del genere lo avevo letto anche in alcune riflessioni di Francis Bacon, ma la storia, l'approccio e la soluzione adottata da Lucien Freud è diversa. Probabilmente è questa la magia dell'arte, la sua ricchezza, le sue molteplici visioni della esistenza umana così sfuggente alle esplorazioni razionali dell'uomo. Meglio affidarci all'arte. Anche a questo artista che sa rendere trasparente la pelle, pur protagonista di tante sue opere, per farci guardare sotto, dietro. Oltre quelle vene azzurrine che vestono e manipolano muscoli e masse.    
Lucien Freud: Quando la pittura è Carne
Naked Man - Back View (1991)    


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